In questa nuova opera bilingue (italiano e inglese) dalla struttura del libro a fisarmonica sono presenti 39 dipinti di conchiglie con rilievi di caratteri tipografici nello stile dei logogrifi iconici di Ezio Gribaudo. Con l’espressione “universo di temi, immagini e concetti” riferiti allo “scibile del mondo umano e animale”, Victoria Surliuga indica il modo in cui l’artista articola il proprio lavoro. Il termine “scibile” derivato dal tardo latino schīre – sapere – riferito alle opere di Ezio Gribaudo, prende, tuttavia, una direzione cui si addice il titolo Carnevale marino offerto alla serie pittorica dei suoi animali pelagici (esposti nel 1994 alla Galleria del Leone di Venezia e nel 1995 alla Galleria il Leudo di Genova, non a caso città marinare) nati dai viaggi dell’artista in India, Australia e Nuova Zelanda.
Il mondo inorganico, vegetale e animale si presenta già come il grandioso carnevale della creazione esplorato da geologi, botanici e zoologi nel loro tentativo di dominarlo e classificarlo tramite la tassonomia. Ciò che qui interessa, riguarda l’elaborazione delle figure malacologiche da parte di Gribaudo. Essa avviene imprimendo loro un effetto di atavica lontananza per mezzo delle varianti trasformate in parvenze dell’oggetto iniziale cui la studiosa rivolge i suoi dotti riferimenti, citando ad esempio la celebre conchiglia bivalve o “a pettine” appartenente alle veneridae sulla quale Botticelli ci mostra, appunto, la dea Venere. Surliuga spiega che questo tipo di conchiglia, profusa in molte decorazioni architettoniche, è la stessa portata dai fedeli al ritorno da Santiago di Compostela visibile sui “sanrocchini” (il corto mantello indossato da San Rocco, dal Papa in visita pastorale e dal Griso manzoniano durante la sua spedizione nel tentativo di rapire Lucia, come si vede nell’incisione del Gonin). In una raffinata e poetica tavola del libro in questione appaiono altre specie, ma come un’eco visiva di lontanissime ere: “emblemi di un tempo lontano, icone di storie del mare che diventano archetipi come nel simbolismo acquatico e femminile descritto da Mircea Eliade” precisa la studiosa.
Gribaudo, nel cui lavoro “è presente la continuità storica” sceglie di volta in volta “temi, immagini e concetti” (può, infatti, trattarsi di paesaggi, gabbie, pinocchi ma per trasformare l’immagine oggettuale, qui associata ai caratteri mobili di Gutenberg, nell’iter giocoso di una variazione continua. Si tratta di riprese presenti in alcuni musicisti laddove compongono variazioni sul tema tratto da altri compositori per il suo charme, il je ne sais quoi, direbbe Vladimir Jankélévitch: un caso noto è Spiegel im Spiegel di Arvo Pärt tratto dal primo libro del Wohltemperierte Klavier di Bach, mentre nel Bolero di Ravel abbiamo la ripetizione del motivo storico con il suo crescendo dinamico e orchestrale.
La differenza introdotta da Gribaudo concerne sì la ripresa della figura tematica, ma senza perdere di vista la diversità tassonomica delle conchiglie, appunto seguendo l’idea dello scibile ricordato dalla Surliuga. Egli le modifica, inoltre, in base al suo “zoom visivo” e non solo tramite il gioco a due piani causato dall’interferenza dei caratteri Gutenberg. Questo per dire che della conchiglia si può cogliere l’insieme trasfigurato (il suo vagante fantasma iconico) o, per via metonimica, le proprie tessiture come succede una volta smarrita la forma di riferimento, cioè le tracce filamentose e quegli arcipelaghi maculari che della natura ci mostrano micro-visioni informali. Ma non solo, perché il movimento associativo porta Gribaudo a spostare l’attenzione su altri elementi pelagici come pesci, alghe e incrostazioni calciche in una sorta di empatia creativa fra arte, scrittura e natura. Certo, qua si tratta di un orientamento catalogatore del mondo visivo (Surliuga) in versione artistica, sennonché la conchiglia, oltre all’aspetto simbolico legato a Venere e all’universo pelagico, possiede l’auditivo (è noto il gesto di appoggiarla all’orecchio per ascoltare il riflesso sonoro del mare) e il recondito, se pensiamo che la sua conca – da cui deriva il nome conchiglia – può contenere l’Àgalma (mi riferisco al Seminario di Jaques Lacan dedicato al transfert) cioè l’oggetto a piccolo causa del desiderio: nel nostro caso la perla nascosta.
Gribaudo con la sua serie malacologica indica la riproduzione del tipo da parte della natura, ma la cui piega è ogni volta differente, come si nota benissimo dai suoi dipinti con la continua variazione delle linee ondose, alludendo così anche al passaggio dalla sincronia del soggetto (com’è rappresentato dai pittori di nature morte) al suo flusso diacronico suggerito dai caratteri tipografici: qualcosa che, sia pure sul piano visivo, potrebbe inoltre richiamare per via sinestetica il movimento sonoro dell’onda marina.
Per gentile concessione della Rivista di Studi Italiani (n. 2, 2020)
Biobibliografia
Ezio Gribaudo (Torino, 1929), artista e editore d’arte formatosi nel rigore di intensi studi di arte grafica, all’Accademia di Brera e successivamente presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, aprendo il suo percorso artistico e professionale al lavoro di editore d’arte per le maggiori personalità dell’arte moderna e contemporanea, ha avuto modo di collaborare con Chagall, de Chirico, Fontana, Guggenheim, Miró, Moore. Ha realizzato volumi per le Edizioni d’Arte Fratelli Pozzo, Fabbri Editori, Garzanti, Einaudi, UTET e molti altri. Il suo catalogo di libri, i trentaquattro artisti pubblicati sotto la sua direzione nelle Grandi Monografie Fabbri Editori (1966-1990), include varie voci di maestri dell’arte moderna tra cui Bacon, Botero, Burri, Duchamp, Guttuso, Manzù e Savinio. L’attività di Gribaudo, che ora è unicamente concentrata sulla sua produzione artistica, nel corso degli anni ha incluso quella di promotore di notevoli eventi culturali, soprattutto nel settore espositivo. A Torino, ha organizzato una mostra della Peggy Guggenheim Collection nel 1976 alla Galleria Civica d’Arte Moderna e la mostra-spettacolo Coucou Bazar nel 1978 per Jean Dubuffet alla Promotrice delle Belle Arti, organizzata per la FIAT. Inoltre, Gribaudo è un collezionista di classici di arte moderna e le opere da lui acquisite includono opere di Calder, Carrà, Chemiakin, de Chirico, Dubuffet, Ernst, Fontana, Matta, Moore e Tàpies.
Victoria Surliuga è professore associato di studi italiani, coordinatrice del programma italiano e coordinatrice mondiale del cinema presso il dipartimento di lingue e letterature classiche e moderne della Texas Tech University. Ha studiato Letteratura comparata al Mount Holyoke College e ha conseguito un Master presso la Brown University e un Ph. D. dalla Rutgers University in Italian Studies. È una studiosa di arte, cinema e letteratura italiana moderna e contemporanea, nonché poetessa e traduttrice. Pubblicazioni: Seashells di Ezio Gribaudo (Pistoia: Edizioni Gli Ori, 2019; in italiano e inglese); Ezio Gribaudo: Enchanted Archaeology (Pistoia: Edizioni Gli Ori, 2018; in italiano e inglese); Ezio Gribaudo’s Landscapes (Torino: Archivio Gribaudo, 2018, in italiano e inglese); Ezio Gribaudo: My Pinocchio (Pistoia: Edizioni Gli Ori, 2017, in italiano: Ezio Gribaudo: Il mio Pinocchio ); Ezio Gribaudo: The Man in the Middle of Modernism (New York-London: Glitterati, 2016; Texas Tech University First Place President’s Faculty Book Award for 2017-2018); il volume di traduzioni delle poesie di Giampiero Neri Natural Theatre: Selected Poems (1976-2009), Edition and Introduction; New York: Chelsea Editions, 2010; Nell’epoca del gremito: Conversazioni con Giancarlo Majorino (Milano: Edizioni Archivi del ‘900, 2008); Uno sguardo sulla realtà: L’opera poetica di Giampiero Neri (Novi Ligure: Joker Edizioni, 2005). È autrice di sei libri di poesie, di cui il più recente è Shadow (Las Cruces: Xenos Books, with Chelsea Editions and the Raiziss-Giop Foundation, 2018).
Silvio Aman, poeta, scrittore, saggista, critico letterario ha curato il volume di saggi Memoria, mimetismo e informazione in teatro naturale di Giampiero Neri, Milano, Edizioni Otto/Novecento, 1999 (prima raccolta di saggi in Italia sull’opera di Neri); l’antologia di poeti svizzeri Brigjet/Sponde, Gjakovë, 2015; l’edizione di un’ampia antologia di poeti e scrittori svizzeri di lingua tedesca, francese, reto-romancia e italiana (con inediti di Giorgio Orelli) in “Hesperos” (annuario fondato da Silvio Aman), Milano, La Vita Felice, 2001. Ha pubblicato la monografia Robert Walser, il culto dell’eterna giovinezza, Milano/Lugano, Giampiero Casagrande, 2009, inserita nei programmi di lettura del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell’Università Statale di Milano e del Piemonte. Un suo saggio è inserito nel volume La poesia della Svizzera italiana (a cura di Martin Maeder, Università di Lovanio, e Gian Paolo Giudicetti, Università di St. Gallen), Poschiavo, CH, L’ora d’oro, 2015. Ha curato libri di autori svizzeri per la casa editrice LietoColle. Libri editi di poesia: Sinfonia alpina (pref. di Gilberto Isella) Balerna, CH, Edizioni Ulivo, 2004; Nel cuore del drago (pref. di Guido Oldani) Novara, Interlinea Edizioni, 2005; Ariele (a cura di Giancarlo Pontiggia con postf. di Paola Loreto), Moretti & Vitali, Bergamo 2010 – di cui dieci poesie sono apparse nel numero di novembre 2009 della rivista Poesia dell’Editore Crocetti. L’orifiamma (pref. di Vincenzo Guarracino) Busto Arsizio, Nomos Edizioni, 2013. Ha tradotto Hermann Hesse, Robert Walser e alcune poesie di Christine Koschel nel volume Nel sogno in bilico, Milano, Mursia, 2011.
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