The snow man

One must have a mind of winter
To regard the frost and the boughs
Of the pine-trees crusted with snow;

And have been cold a long time
To behold the junipers shagged with ice,
The spruces rough in the distant glitter

Of the January sun; and not to think
Of any misery in the sound of the wind,
In the sound of a few leaves,

Which is the sound of the land
Full of the same wind
That is blowing in the same bare place

For the listener, who listens in the snow,
And, nothing himself, beholds
Nothing that is not there and the nothing that is.

Wallace Stevens

Si deve avere un animo d’inverno
Per contemplare questo gelo e i pini
Con le rame incrostate dalla neve;

E avere avuto freddo lungo tempo
Per guardare i ginepri irti di ghiaccio
I rudi abeti nel brillìo remoto

Del sole di gennaio; e non pensare
D’alcun duolo nel gemito del vento,
O nel suono di queste poche foglie,

Voci di una regione visitata
Da quel vento che sempre
Sibila sullo stesso nudo luogo

Per chi ascolta, chi ascolta nel nevaio,
E nulla in sé medesimo, contempla
Là quel nulla che è e che non è.

(traduzione Renato Poggioli, 1954)

Bisogna avere una mente d’inverno
per osservare il gelo e i rami
dei pini incrostati di neve;

e avere patito tanto freddo
per guardare i ginepri ricoperti di ghiaccio,
gli abeti ruvidi nel distante riflesso

del sole di gennaio; e non pensare
alla miseria che risuona nel vento,
tra le rade foglie,

il medesimo suono della terra
attraversata dal medesimo vento
che soffia nello stesso spazio spoglio

per chi in ascolto, ascolta nella neve,
e lui stesso un nulla, guarda
il Nulla che non c’è e il nulla che c’è.

(Nadia Fusini, 1985)

Si deve avere una mente d’inverno
per guardare il gelo e i rami
dei pini incrostati di neve,

e avere avuto freddo a lungo
per vedere i ginepri irti di ghiaccio,
gli abeti ruvidi nel chiarore lontano

del sole di gennaio, e non pensare
a un dolore nel suono del vento,
nel suono di poche foglie,

che è il suono della terra
percorsa dallo stesso vento
che soffia nello stesso nudo luogo

per l’ascoltatore, che ascolta nella neve
e, nulla in sé, vede
nulla che non sia lì, e il nulla che è.

(Massimo Bacigalupo, 1994)

Si deve avere una mente invernale
per considerare il gelo ed i rami
dei pini incrostati di neve,

e aver sentito freddo tanto tempo
per scorgere i ginepri irti di ghiaccio,
gli scabri abeti nel brillio distante

del sole di gennaio; e non pensare
a un tormento nel suono dell’aria,
nel suono di poche foglie,

che è il suono del suolo
intriso dello stesso soffio
che spira nello stesso spoglio luogo

per l’uditore che ode nella neve,
e, niente in sé, osserva
niente che non sia lì e il niente che è.

(traduzione Gianluca D’Andrea, 2007)

Si deve avere una mente fredda
per apprezzare il gelo e i rami
dei pini incrostati di neve,

e aver avuto freddo a lungo,
per scorgere i ginepri puntuti di ghiaccio,
gli abeti irruvidirsi nel lontano luccichio

del sole di Gennaio; e non pensare
ad alcuna pena nel suono del vento,
nel suono di poche foglie,

che sono il suono della terra
colmo dello stesso vento
che sta soffiando nello stesso vuoto

per chi ascolta, per chi ascolta nella neve,
e, lui stesso niente, guarda
niente che non c’è e il niente che è.

(Lisa Sammarco, 2008)

Bisogna avere una mente d’inverno
per stare a guardare il gelo e i rami
dei pini incrostati di neve;

E aver avuto freddo per tanto tempo
per vedere i ginepri intricati di ghiaccio,
gli abeti rugosi nel luccicare lontano

del sole di gennaio; e non pensare
al gemito  ch’è nel suono del vento
nel  suono di poche foglie

che è il suono della terra
piena dello stesso vento
che soffia nello stesso luogo vuoto

per chi ascolta e nella neve sente,
d’essere egli stesso niente, vedendo
il nulla che c’è e il nulla che non c’è.

(traduzione  Loredana Semantica, 2012)