Nell’ambito della rubrica “Canto presente” oggi presentiamo la poesia di
IVANO MUGNAINI
Quale amnistia?
Quale amnistia? Per quali peccati mortali?
È cosa da poco, in fondo, la morte, banale,
veniale o giù di lì, di sicuro scontata,
garantita come una sentenza, o un elettrodomestico
Philips con controllo illimitato di qualità.
Perché tarda allora l’indulto al vizio comico
del vivere? Qualcuno lo disse “assurdo”,
questo abuso, tale misera esuberanza, ma
fu solo mirabile tautologia.
Almeno allora uno sconto di pena alla pena
dell’essere, una via di fuga, d’ingresso, d’uscita,
il lusso di un carcere aperto alla speranza
della redenzione, il crimine antico di ritrovarsi
colti clamorosamente sul fatto, nel sacco entrambe
le mani, in piena flagranza di reato, nell’atto doloso,
e recidivo, di essere ancora vivi, ancora umani.
* * *
Il mondo non ha angoli
Ci ritroveremo, mi hai detto,
in qualche angolo del mondo.
Ma il mondo non ha angoli,
ogni punto equivale a tutti
e a nessuno, la curva del tempo,
ferro, graffio, veleno,
traccia di sogno, linea di una mano.
Ci ritroveremo, certo, e ci accorgeremo
che è gravido di altre carni, di altri
semi, il ventre del destino.
Ma ancora, tenace, avido,
partirà lo sguardo verso un lembo
di pelle, l’occhio, il collo, il braccio,
il seno, e di nuovo sarà immagine
del mondo, spazio di luce agibile,
abitabile, l’attimo in cui, ridendo,
ci diremo che non è possibile.
* * *
( poesie da La creta indocile, Oèdipus edizioni, 2018)
Nei tropici si deve anzitutto mantenere la calma.
Levò un indice ammonitore. Du calme, du calme. Adieu
J.Conrad, Cuore di tenebra
Conradiana
Voi che vedete solo la misura,
dello scheletro, il calibro
delle ossa, i numeri dell’Iban
e delle estrazioni del lotto,
i grattaevinci e la polvere grigia
sul bancone dell’immensa tabaccheria,
sappiate che anche qui,
nei tropici franosi del Bel Paese
traforato come un Emmentaler
di tragiche farse
reiterate ad libitum,
perfino qui
conta e necessita
anzitutto mantenere la calma,
du calme, du calme,
e qualche attimo vitale
di tenerezza strappata all’acciaio
e al cemento
dei nostri cuori di tenebra
prima del giorno d’aprile
da sempre agognato.
* * *
Lui soltanto
Siate gentili! Tanto, alla fine,
adesso e domani,
in ogni frammento di tempo,
altro non siamo che aliti impuri
nella trama perfetta di un cielo
cieco a cui non apparteniamo,
ragni impettiti inghiottiti
da uno sbadiglio.
Siate gentili, non vi agitate,
fate conto di essere ramarri
tramortiti lungo un ripido
pendio con cui gioca un gatto
tignoso in un afoso giorno
d’estate.
Solo l’amore,
quello che non siamo e non abbiamo,
si può permettere di essere
frenetico e crudele, perché lui,
lui soltanto,
è essenziale.
* * *
Ipotesi
Che poi in fondo,
niente è cambiato;
già prima ci scrutavamo
l’un l’altro di soppiatto
la forma degli occhi, la bocca,
le mani, il colore della faccia
e delle parole e ci lavavamo
con cura le mani scordandoci
di disinfettare
il cuore.
Ci osservavamo a tradimento,
eterni stranieri in una sala
d’aspetto o sui divani
di un locale, passeggeri
sulla panchina di un tram
ognuno verso il suo deserto
o la zona rossa della sua sera.
Forse la vera sfida, a ben vedere,
non è non ammalarsi
è guarire.
( inediti da libro )