La coltura degli alberi di Natale
Vi sono molti atteggiamenti riguardo al Natale,
E alcuni li possiamo trascurare:
Il torpido, il sociale, quello sfacciatamente commerciale,
Il rumoroso (essendo i bar aperti fino a mezzanotte),
E l’infantile – che non è quello del bimbo
Che crede ogni candela una stella, e l’angelo dorato
Spiegante l’ali alla cima dell’albero
Non solo una decorazione, ma anche un angelo.
Il fanciullo stupisce di fronte all’albero di Natale:
Lasciatelo dunque in spirito di meraviglia
Di fronte alla Festa, a un evento accettato non come pretesto;
Così che il rapimento splendido, e lo stupore
Del primo albero di Natale ricordato, e le sorprese, l’incanto
Dei primi doni ricevuti (ognuno
Con un profumo inconfondibile e eccitante),
E l’attesa dell’oca o del tacchino, l’evento
Atteso e che stupisce al suo apparire,
E reverenza e gioia non debbano
Essere mai dimenticate nella più tarda esperienza,
Nella stanca abitudine, nella fatica, nel tedio,
Nella consapevolezza della morte, nella coscienza del fallimento,
Nella pietà del convertito
Che si potrebbe contaminare di vanagloria
Spiacente a Dio e irrispettosa verso i fanciulli
(E qui ricordo con gratitudine anche
Santa Lucia, con la sua canzoncina e la sua corona di fuoco):
Così che prima della fine, l’ottantesimo Natale
(Significando qui per «ottantesimo» l’ultimo, qualunque esso sia)
Le accumulate memorie dell’emozione annuale
Possano concentrarsi in una grande gioia
Simile sempre a un grande timore, come nell’occasione
In cui il timore giunse ad ogni anima:
Perché l’inizio ci ricorderà la fine
E la prima venuta la seconda venuta.
Thomas Stearns Eliot
da Poesie a cura di Roberto Sanesi, Arnoldo Mondadori Editore, 1972
Dopo la festa
L’abete si rannuvola. Fa buio.
Le fiammelle scoppiettano spegnendosi,
e un altro abete attraverso la brina
guarda nella finestra il giardino nevoso.
Io vedo che la luna accende
i suoi aghi vestiti di neve
e, tutto infiammandosi, annuisce
al mio abete che si sta spegnendo.
Mi spiace che sugli aghi del mio abete,
la bufera non abbia sparso polvere,
che il vento non culli i suoi rami
distesi come ali nere.
Samuil Jakovlevič Maršak
da Poesia russa del Novecento, traduzione di Angelo Maria Ripellino, Feltrinelli
Natale
Né qui, né ora. Inutile promessa
d’altro calore e di nuova scoperta
sotto l’ora che annotta viene meno.
Brillan le luci in cielo? Brillan da sempre.
Questa vecchia illusione
abbandoniamo.
Oggi è Natale. E proprio niente avviene.
José Saramago
da Poesie, a cura e traduzione di Fernanda Toriello, Einaudi, Torino 2002
La neve mulinava alla finestra
La neve mulinava alla finestra;
e fonda, fresca, uniforme,
copriva i prati
dove una coppia di volpi s’acciambellava nella tana
mentre la Luna s’incupiva
al cipiglio fiero, d’oro e altero di un Gufo. Pure là,
dove il ruscello gelato
inchiodato alla terra,
c’era una preghiera
che aleggiava come alito umano,
come lo spettro delle parole,
in un bosco scuro,
ansiosa di essere qualcosa di inteso.
Ma il Cielo non era che vecchia luce
e la brina era crudele
dove un uomo povero e curvo
andava a raccogliere legna.
Carol Ann Duffy
da Un Natale inglese. Poesie scelte, a cura di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti, illustrazioni di Simone Pagliai, Le Lettere, Firenze 2018
Buone feste…
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