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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi tag: Thomas Stearns Eliot

LA POESIA PRENDE VOCE: THOMAS STEARNS ELIOT – ELIO PAGLIARANI

20 martedì Dic 2022

Posted by maria allo in La poesia prende voce, Podcast

≈ 1 Commento

Tag

Elio Pagliarani, Francesco Palmieri, Maria Allo, Podcast, Thomas Stearns Eliot

La poesia prende voce

Fra Modernismo e Sperimentazione.

Thomas Stearns Eliot

da La Terra desolata di Thomas Stearns Eliot

Legge Francesco Palmieri

Elio Pagliarani

“Ho sognato un naufragio” da “La ballata di Rudi” di Elio Pagliarani

Legge Francesco Palmieri

Fra Avanguardia e Sperimentalismo.

Poesia didascalica e narrativa La Ballata di Rudi di Elio Pagliarani e la Terra desolata di Eliot hanno dato l’occasione ai critici per interrogarsi sul ruolo dell’epica nella poesia contemporanea (1).

La Ballata di Rudi, è un testo complesso che attesta, come l’autore stesso asserisce in un’intervista a Romano Luperini, tutti gli aspetti della sua ricerca, delineata nel saggio del 1957. Mira a rappresentare, coi suoi peculiari strumenti linguistici (struttura che alterna e sovrappone i ritmi della poesia e quelli della narrazione), la complessità della vita stessa e la disillusione per un’Italia in rovina, una vera e propria storia dell’Italia dal Secondo Dopoguerra in poi. Ma il messaggio finale della ventisettesima sezione contiene un refrain, elemento unificante di tutta l’opera, evidenziata da una sorta di ottimismo che implica la resistenza di una volontà comunicativa: “Ma dobbiamo continuare come se non avesse senso pensare che s’appassisca il mare”.

Ricorre quest’anno il centenario del poema La terra desolata (The Waste Land) di Thomas Stearns Eliot (1888-1965), composto nel 1921. Poema complesso, rivisto da Pound su esplicita richiesta dell’autore, con un linguaggio ispirato esplicitamente a Dante (famosa è la descrizione di Londra che echeggia il clima dei gironi e delle bolge) scritto dopo i disastri della Prima guerra mondiale, una delle opere più alte della letteratura del Novecento. Descrive la desolazione dell’uomo, della natura, del mondo abbandonati da Dio “Riuscirò alla fine a mettere in sesto le mie terre? …Con questi frammenti io ho puntellato le mie rovine” e con questi versi sospesi tra pessimismo e speranza si chiude definitivamente il poema. Lo sperimentalismo di Pagliarani ha avuto come punti di riferimento la linea lombarda e le tradizioni europee, soprattutto quella anglosassone ma tutta la sua opera (3), come sostiene il comparatista Dionýz Ďurišin andrebbe inserita nella letteratura mondiale. Infatti si evidenziano affinità e legami stilistici e ideologici con artisti appartenenti a un’aerea geopoetica storicamente e letterariamente affine come Thomas Stearns Eliot.

L’accostamento fra la Ballata di Rudi di Elio Pagliarani e la Terra desolata di Eliot offre a Giuseppe Carrara l’occasione per interrogarsi sul ruolo dell’epica nella poesia contemporanea (2). Uno dei leitmotiv della Waste Land di T.S. Eliot è quello dell’acqua, connesso a una galassia semantica e tematica di degradazione, aridità e morte, atmosfera crepuscolare, a tratti funebre, caratterizzata dalla capacità di contaminare la tradizione letteraria con l’uso della lingua parlata e dei dialetti, in un gioco combinatorio di eccezionale livello. Anche Pagliarani contamina termini tecnici stranieri, espressioni del parlato con prestiti letterari e soluzioni auliche con una singolare capacità di riproduzione e di imitazione o mimesi di alcuni livelli della comunicazione linguistica odierna e riporta a nuova vita il concetto di letteratura, che diventa così arma di opposizione al sistema e
strumento di coscienza critica. “Ho già detto altre volte di credere ad una funzione sociale della letteratura, funzione che non esaurisce, beninteso la letteratura, ma che è verificabile oggettivamente a prescindere da ogni intenzionalità. (Da un intervento di Pagliarani al convegno di Palermo del 1965 organizzato dal Gruppo 63).

Note

1) https://www.academia.edu/44750325/Unepica_del_mare_fra_Eliot_e_Pagliarani

2) La monografia “Il mare appassito: La Ballata di Rudi di Elio Pagliarani “di Christian Eccher
https://docslib.org/doc/12061406/il-mare-appassito-la-ballata-di-rudi-di-elio-pagliarani

3) https://liminamundi.com/2016/05/05/sono-momenti-belli-ce-silenzio-elio-pagliarani/

HO SOGNATO UN NAUFRAGIO

Ho sognato un naufragio c’era un uomo con me che mi chiamava
nel mare senza barca. Senza barca? In motoscafo? No, con i piedi nell’acqua
come dice il Vangelo, chiamava per salvarmi, io naufragavo
naufragavo nell’erba, erano alghe flora marina che non riconosco? Nella faccia
sembrava mio marito ma le spalle aveva delle spalle che, Luigi, io naufragavo
non ricordo perché ma naufragavo in mare calmo in burrasca sì in tempesta e calmo
e cambiava onda ogni volta che sentivo battermi i polsi e mi sentivo il ventre
pesantissimo di pietra e andavo sotto e non avevo voce, solo dentro
di me sentivo l’urlo che facevo e l’uomo che chiamava. Io non credo nei sogni, tu ci credi?

DA LA TERRA DESOLATA DI T.S. ELIOT

Se vi fosse acqua
E niente roccia

Se vi fosse roccia
E anche acqua
E acqua
Una sorgente
Una pozza fra la roccia
Se soltanto vi fosse suono d’acqua
Non la cicala
E l’erba secca che canta
Ma suono d’acqua sopra una roccia
Dove il tordo eremita canta in mezzo ai pini
Drip drop drip drop drop drop drop
Ma non c’è acqua

Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto?
Se conto, siamo soltanto tu ed io insieme
Ma quando guardo innanzi a me lungo la strada bianca
C’è sempre un altro che ti cammina accanto
Che scivola ravvolto in un ammanto bruno, incappucciato
Io non so se sia un uomo o una donna

Ma chi è che ti sta sull’altro fianco?

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Quattro poeti per il Natale: Thomas Stearns Eliot, Samuil Jakovlevič Maršak, José Saramago, Carol Ann Duffy

25 venerdì Dic 2020

Posted by adrianagloriamarigo in MISCELÁNEAS

≈ 1 Commento

Tag

Carol Ann Duffy, José Saramago, Samuil Jakovlevič Maršak, Thomas Stearns Eliot

 

La coltura degli alberi di Natale

 

Vi sono molti atteggiamenti riguardo al Natale,

E alcuni li possiamo trascurare:

Il torpido, il sociale, quello sfacciatamente commerciale,

Il rumoroso (essendo i bar aperti fino a mezzanotte),

E l’infantile – che non è quello del bimbo

Che crede ogni candela una stella, e l’angelo dorato

Spiegante l’ali alla cima dell’albero

Non solo una decorazione, ma anche un angelo.

Il fanciullo stupisce di fronte all’albero di Natale:

Lasciatelo dunque in spirito di meraviglia

Di fronte alla Festa, a un evento accettato non come pretesto;

Così che il rapimento splendido, e lo stupore

Del primo albero di Natale ricordato, e le sorprese, l’incanto

Dei primi doni ricevuti (ognuno

Con un profumo inconfondibile e eccitante),

E l’attesa dell’oca o del tacchino, l’evento

Atteso e che stupisce al suo apparire,

E reverenza e gioia non debbano

Essere mai dimenticate nella più tarda esperienza,

Nella stanca abitudine, nella fatica, nel tedio,

Nella consapevolezza della morte, nella coscienza del fallimento,

Nella pietà del convertito

Che si potrebbe contaminare di vanagloria

Spiacente a Dio e irrispettosa verso i fanciulli

(E qui ricordo con gratitudine anche

Santa Lucia, con la sua canzoncina e la sua corona di fuoco):

Così che prima della fine, l’ottantesimo Natale

(Significando qui per «ottantesimo» l’ultimo, qualunque esso sia)

Le accumulate memorie dell’emozione annuale

Possano concentrarsi in una grande gioia

Simile sempre a un grande timore, come nell’occasione

In cui il timore giunse ad ogni anima:

Perché l’inizio ci ricorderà la fine

E la prima venuta la seconda venuta.

 

Thomas Stearns Eliot

da Poesie a cura di Roberto Sanesi, Arnoldo Mondadori Editore, 1972

 

 

Dopo la festa

 

L’abete si rannuvola. Fa buio.

Le fiammelle scoppiettano spegnendosi,

e un altro abete attraverso la brina

guarda nella finestra il giardino nevoso.

 

Io vedo che la luna accende

i suoi aghi vestiti di neve

e, tutto infiammandosi, annuisce

al mio abete che si sta spegnendo.

Mi spiace che sugli aghi del mio abete,

la bufera non abbia sparso polvere,

che il vento non culli i suoi rami

distesi come ali nere.

 

Samuil Jakovlevič Maršak

da Poesia russa del Novecento, traduzione di Angelo Maria Ripellino, Feltrinelli

 

 

Natale

 

Né qui, né ora. Inutile promessa

d’altro calore e di nuova scoperta

sotto l’ora che annotta viene meno.

Brillan le luci in cielo? Brillan da sempre.

Questa vecchia illusione

abbandoniamo.

Oggi è Natale. E proprio niente avviene.

 

José Saramago

da Poesie, a cura e traduzione di Fernanda Toriello, Einaudi, Torino 2002

 

 

 

La neve mulinava alla finestra

 

La neve mulinava alla finestra;

e fonda, fresca, uniforme,

copriva i prati

dove una coppia di volpi s’acciambellava nella tana

mentre la Luna s’incupiva

al cipiglio fiero, d’oro e altero di un Gufo.  Pure là,

dove il ruscello gelato

inchiodato alla terra,

c’era una preghiera

che aleggiava come alito umano,

come lo spettro delle parole,

in un bosco scuro,

ansiosa di essere qualcosa di inteso.

Ma il Cielo non era che vecchia luce

e la brina era crudele

dove un uomo povero e curvo

andava a raccogliere legna.

 

Carol Ann Duffy

da Un Natale inglese. Poesie scelte, a cura di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti, illustrazioni di Simone Pagliai, Le Lettere, Firenze 2018

 

 

 

 

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1° maggio con Thomas Stearns Eliot

01 lunedì Mag 2017

Posted by Loredana Semantica in Eventi e segnalazioni, Rose di poesia e prosa

≈ Commenti disabilitati su 1° maggio con Thomas Stearns Eliot

Tag

1° maggio, poesia, Thomas Stearns Eliot

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Gustave-Caillebotte-Giovane-uomo-alla-finestra-1875

Nessuno ci ha offerto un lavoro
Con le mani in tasca
E il viso basso
Stiamo in piedi all’aperto
E tremiamo nelle stanze senza fuoco.
Solo il vento si muove
Sui campi vuoti, incolti
Dove l’aratro è inerte, messo di traverso
Al solco. In questa terra
Ci sarà una sigaretta per due uomini,
Per due donne soltanto mezza pinta
Di birra amara. In questa terra
Nessuno ci ha offerto un lavoro.
La nostra vita non è bene accetta, la nostra morte
Non è citata dal “Times”

Thomas Stearns Eliot

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