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Con questo libro, frutto di accurate ricerche e di paziente studio, l’autore compie un’operazione di carattere divulgativo in seno alla storia della scrittura dalle origini ai nostri giorni, un excursus narrativo e critico che riguarda il prodotto libro nella sua evoluzione, dai primi segni ai codici miniati fino alla stampa, per concludere con la problematica del loro rifiuto da parte delle istituzioni attraverso il rogo. Un “libro sui libri” a certificare il valore e l’importanza che essi hanno avuto e hanno nell’evoluzione della Storia.

INTERVISTA  ALL’AUTORE

  • E’ uscita lo scorso autunno la tua ultima, in ordine di tempo, pubblicazione, Lĭbĕr, un volume di carattere divulgativo che racconta la Storia della scrittura dalle origini ai giorni nostri. Come è nata l’intenzione di affrontare un argomento così impegnativo e quale è stata la finalità che pensavi potesse avere un libro di questo genere?

Come tu ben sai ogni scrittura nasce da diverse esperienze che convergono e si concentrano fino a diventare un tema ben preciso. Ascolto, letture, studi approfonditi… la lettura dell’Epopea di Gilgamesh sumerico, del Libro dei morti egiziano, la visita alle grotte dell’Addaura, vederne i graffiti, ad esempio, sono state esperienze illuminanti. Un altro imput è stato pure l’aver presentato, da relatore, insieme al poeta Lucio Zinna, il primo volume della Storia della poesia del prof. Salvatore Lo Bue, che riguarda proprio la poesia mesopotamica ed egiziana. Il resto lo hanno fatto l’amore per i libri antichi che ho visto in varie biblioteche della Sicilia, i codici miniati, vere e proprie opere d’arte, la formulazione di un ragionamento sul perché si bruciano i libri e sul perché i libri e la loro lettura invece appassiona così tanto sino alla dipendenza. Tutto questo mi ha fatto approfondire questa ricerca. Al solo pensiero che l’Epopea di Gilgamesh, questa grande e potente opera, fu scritta in una serie di tavolette di 30cm per 30cm con caratteri incomprensibili ai più, ed oggi invece la possiamo leggere tutti, dico tutti, scritta nel nostro codice alfabetico, tutto questo non è strabiliante? Io spero che queste mie curiosità le abbiano anche i potenziali lettori del libro, di Lĭbĕr.

  • Lĭbĕr è un testo sui generis, non si inscrive nella categoria della narrativa né della saggistica e meno che meno in quella della poesia, a quale genere di lettori hai pensato nel comporlo? E quale è stato il nucleo generativo del libro?

Per la stesura di questo volume ho consultato diciotto libri, quindici siti specializzati, ho dovuto chiedere alcune autorizzazioni per la pubblicazione di immagini a musei, siti e persone; alcuni mi hanno chiesto soldi, altri mi hanno negato di pubblicare, ad altri è bastato inviargli due copie del libro per farmi pubblicare un’immagine (ad esempio il Museo delle Civiltà di Roma per la Fibula Prenestina). Ho visitato due biblioteche per completare il lavoro sui codici miniati ed ho pubblicato foto di libri fatte sui leggii e tra gli scaffali. Insomma, vista la vasta mole di lavoro nella ricerca, penso che Lĭbĕr si avvicini più alla saggistica. Se lo avessi scritto per ciò che ho letto, sarebbe diventato un vero e proprio macigno, io, invece, ho pensato di renderlo fruibile a tutti raccontando si, l’evoluzione della scrittura, ma includendo momenti di vita vissuta e inserendo un cospicuo numero di curiosità che, nel complesso lavoro di interpretazione delle varie scritture, diventano lo stimolo principale, il vero sale della lettura di questo volume. Penso che i lettori di Lĭbĕr potrebbero essere i buoni lettori di libri, in quanto libro che parla di libri nella sua storia, nella sua nascita, nelle forme assunte nel tempo, nei materiali utilizzati sino all’invenzione della stampa. Altri lettori potrebbero essere coloro che amano conoscere l’evoluzione delle varie forme di comunicazione, dal graffito, alla cuneiforme, al geroglifico, al primo alfabeto fenicio, il susseguirsi delle varie scritture sino al latino e al medioevo da cui la nostra lingua attuale ha preso forma.

  • Prima di Lĭbĕr tu hai pubblicato quattro raccolte di poesia, due saggi e un testo che raccoglie le interviste ad alcuni poeti palermitani di lunga militanza, tre diverse categorie di scrittura, quale delle tre è stata quella a cui ti sei accostato per prima, e quale quella che senti ti appartenga maggiormente?

Il mio primo amore indubbiamente è la poesia. Chi mi conosce bene, e tu sei una di queste, sa bene da quanto tempo io mi sono gettato sui versi anche se il mio primo libro è datato 1995, Urla di dentro e il secondo 1997, Io così, se volete. Si, è vero, poi sono sparito. Per una decina d’anni, ho dovuto affrontare una parte impegnativa della mia vita, anche se, nel frattempo ho ascoltato, e per ben quattro anni, le lezioni di Poetica e Retorica a Lettere tenute dal prof. Salvatore Lo Bue. Poi, nel 2007 è uscito Il vento occidentale, altra raccolta di poesie. Quindi, amo la poesia, sentita, studiata, approfondita. Il libro che tu citi sulle conversazioni intraprese con poeti e poetesse siciliane di lunga militanza, tra le quali ci sei anche tu, mi ha dato possibilità di prendere consapevolezza di molti fattori relativamente alla funzione creativa, alla formazione dello stile, all’evoluzione personale della versificazione soggettiva in riferimento alla propria vita vissuta, alla propria esperienza, al proprio modo di interpretare la poesia. Un altro lavoro-studio per me questo testo, penso anche un ottimo abbecedario per chi vuole intraprendere questa complessa strada che ha come obiettivo finale spandere bellezza. I miei libri mi appartengono tutti, ma se devo fare un resoconto affettivo, il saggio al quale sono più legato è Il Gigante Controvento – Michele Pantaleone, una vita contro la mafia, è stato quello che ha avuto un consenso indescrivibile, ho fatto più di settantacinque presentazioni in Italia tra circoli culturali, sedi di associazioni e scuole di ogni ordine e grado. A zio Michele (lo chiamavo così ma non abbiamo mai saputo se fummo parenti), uomo scomodo e per questo diffamato e delegittimato, glielo dovevo. Ed è anche grazie al libro che allo scrittore di Villalba è stata dedicata una via a Palermo.

  • Quale fra i tuoi libri finora pubblicati è quello di cui ti senti maggiormente soddisfatto e perché?

Tra i libri di poesie, per quello che mi riguarda, i Canti a Prometeo sono quelli che sento più vicini a me in quanto hanno avuto una lavorazione di ben undici anni. Un genere poetico fuori moda trattandosi di ventidue sonetti, un lunghissimo lavoro di labor limae, che avrò abbandonato e ripreso centinaia di volte, iniziato nel 2007 e che ha visto la luce solo nel 2018.

Per la saggistica penso proprio che Lĭbĕr sia il frutto di una giusta ed equilibrata maturazione anche se non mi aspettavo questa grande attenzione che quotidiani, riviste, programmi radio, scrittori e amici comuni stanno dando al testo. Evidentemente l’oggetto libro, nel suo essere estremo, pericoloso sino ai roghi e bello sino alla dipendenza, desta eterno interesse.

  • Quali sono stati gli artisti, poeti o scrittori in prosa, che hanno contribuito alla tua formazione di autore letterario e in che modo?

Autori che ho studiato a fondo e che mi hanno segnato in genere nella poesia sono Shakespeare, Dante, Leopardi, Pessoa, Negri, Rilke, Caproni, Achmatova, i Lirici Greci, Hemingway, Tagore, Baudelaire, Horderlin, Merini… l’elenco è lungo ma questi credo siano da me i più letti e apprezzati. Narrativamente Dostoevskij, Valery, Yourcenar, Calvino, Balzac, Goethe, Mandel’stam, Pirandello, Wolf, Wilde… anche qui, l’elenco è lungo ma ho citato quelli che mi sono venuti per prima. Leggo soprattutto e volentieri i poeti e le poetesse di casa nostra, che conosco e che apprezzo. La lettura è una forma di apertura a trecentosessanta gradi. C’è chi scrive della cruda realtà, chi invece è visionario e rappresenta l’inesistente, chi riesce a raccontare i propri sogni, c’è chi sta a cavallo tra il sogno, la visione e la realtà. Ed è da queste letture e dalle personali prove di scrittura che ognuno di noi forma il proprio stile che diventa il vero suggello, come la firma in calce.

  • Quali sono i tuoi prossimi progetti di scrittura?

Dopo aver scritto un libro per bambini dal titolo Alice in wonderland a Palermo, fra non molto verrà pubblicato Alice in wonderland sul Parco delle Madonie, patrocinato proprio dall’Ente Parco delle Madonie. Così come Alice sogna e si perde a Palermo descrivendone le bellezze e facendosi descrivere i posti più belli di Palermo da personaggi inesistenti, la stessa cosa succede sul Parco delle Madonie attraversando i quindici comuni che lo rappresentano in un racconto realistico e nello stesso tempo fantastico. Per il resto sto tornando alla poesia con i miei Studi sulle attese. Si, si chiamerà così la mia prossima raccolta di poesie, ma per il momento non diciamolo a nessuno.

Gino Pantaleone

NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA

Gino Pantaleone è nato e vive a Palermo. Ha pubblicato quattro raccolte di poesia, tre saggi di carattere socio-politico e il libro di interviste ad alcuni autori siciliani Entronautica. Ha ottenuto diversi riconoscimenti in campo nazionale fra cui il premio speciale della giuria al concorso letterario Piersanti Mattarella. E’ autore di una rivisitazione della fiaba di Alice dal titolo “Alice in Wonderland…a Palermo”.