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Zingara

Al campo attorno al fuoco piovono foglie.
Mi ha partorita
la zingara del fiume,
è andata via per dell’oro
e un tozzo di pane.
Correva scalza
la zingara ubriaca,
mi ha ripresa
suonando l’armonica,
mi ha seduta sul Golgota,
ora mi guarda pregare.

 

Cielo

Cantando al vento
Intagliatemi la pelle
Avvolgetemi nell’edera
Appendetemi a testa in giù
E lasciatemi morire.

 

2020

Vedo sangue affluire a riempire
le fosse, come a redimere
dalle mancanze.
Per i troppi intrighi
Il sangue è ormai malato
E sibila che per mille secoli almeno
Noi tutti non ci saremo.

 

Sibilla

È sibilla
i satiri che le marciano in testa,
ha la violenza dei padri:
un bastone fra le mani
È blasfema
nonostante faccia l’amore al dio
tutti i giorni
ha l’odore di orchidee morte secoli fa.

 

Rapide

Ero io quella forte fra noi due,
se avessi ceduto
tu saresti rotolata giù
e io per la fretta di rincorrerti
ti avrei preceduta
come a farti da cuscino all’atterraggio.

 

Mondo

Altrove, c’è un pescatore
che annuisce alla luna,
che spacca la bocca
a chi lo guarda.
Altrove, c’è una zingara
che battezza corpi morti
nel Tamigi.
Altrove, c’è un passero
che sputa ai cani
che vogliono mangiarlo.
Altrove, ci si bacia i piedi
per avere equilibrio.
Altrove, si piange
quel che non si ha,
qui si dice solo sì.
Altrove, c’è una donna
che canta alle teste sui piedistalli,
bacia le loro mani mozzate
poi mette le sue dita
nei loro occhi e canta,
canta, che questa sarà la fine.

 

Gioventù

Vi auguro di non nascere
Di ignorare viscere e cordoni
Di seppellire i padri
E di rendere serve le madri
Vi auguro di allontanare le inibizioni del sangue
Il bastone degli antenati
Le catene dei morti
E le tombe di chi crede
Slanciatevi giù
Dove le vene scorrono
E le voci cessano.