Tag

,

 

Il florilegio di versi in “Luce d’aurora” di Marco Galvagni (Eretica Edizioni, 2021 pp.77 € 15.00) segue il movimento spontaneo della qualità luminosa del linguaggio, accompagna il magnetico e privilegiato tragitto delle percezioni, l’esigenza persuasiva dell’amore, accoglie il chiarore indistinto dei sentimenti, ospita il carattere simbolico, rivelatore della gentilezza intima e profonda. Il poeta coglie la delicatezza e la fugacità delle relazioni umane, concentra la sua persistente attenzione sulle sfumature dei significati confidenziali, comprende la condivisione e l’identità interiore elevando la propria elegante attitudine a entrare in contatto con il sortilegio ammaliante e seducente della presenza femminile. La poesia di Marco Galvagni combina l’intensità imprevista e totalizzante dell’innamoramento, comunica l’autenticità di una simbiosi attraente ed estetizzante con l’approccio carnale e la corrispondenza spirituale, rinnova l’essenza intuitiva del carisma e del pensiero nell’evoluzione galante del poema letterario, trasmette la grazia incline alla voluttà, trasforma l’oracolo pagano della parola poetica nel responso espressivo della trascendenza del verso, nello strumento di un’esplicazione capace d’incidere l’ispirazione dell’amabilità nella tangibile materia del testo elegiaco e di confermare l’indice divinatorio di una energia rinnovatrice. L’impiego divulgatore nella scelta stilistica dell’analogia associa le affinità nello svolgimento della seduzione e nell’animazione dell’appartenenza conoscitiva, manifesta l’identificazione nei rapporti misteriosi e complici tra la natura e l’uomo, accende la vampa appassionata nella musicalità dei versi, nell’impeto di uno stile effusivo, lirico, evocativo. L’acceso sensualismo accentua la smaniosa celebrazione del piacere, appaga la felicità viva, risponde all’effetto di una sensibilità disposta affabilmente a ogni sollecitazione, identifica nei colori e nei profumi della natura  i malinconici vagheggiamenti, la contemplazione degli affetti abbandonati, adagiati sulla superficie del ricordo, del candore e dell’incanto colmo di languore, sull’ineffabile intenzione di una estenuazione idilliaca, preziosamente soffusa in raffinati paesaggi dell’anima. Marco Galvagni sigilla la volontà di approdare a un mondo sentimentale, di rigenerare una celebrazione della sensualità, unita a una devozione ieratica. Il poeta avverte il vitalistico entusiasmo, ascolta l’eco e la risonanza della passionalità femminile, l’ascendenza romantica delle alchimie erotiche. L’elaborazione dell’arte di vivere attraverso la comunione spontanea con il coraggio primigenio della vita include il culto di un panismo esistenziale, riversa l’armonia dell’ebbrezza in una immersione partecipativa al fluire del desiderio. La gioia impulsiva affida alla luce calda lo stupore e fonde le vibrazioni evanescenti in un accordo esasperato con l’ardore della bramosia. “Luce d’aurora” è linfa suggerita dalla realtà e custodisce la ferita nostalgica del tempo, difende, nell’aspetto duraturo di un’epoca propizia, il limite inquieto della protezione e la fragilità della memoria labile. Il poeta rivendica la cura devota dell’esistenza, espressa nei seguenti versi: “E detto questo posso incamminarmi/spedito tra l’eterna compresenza/del tutto nella vita nella morte, /sparire nella polvere o nel fuoco/se il fuoco oltre la fiamma dura ancora.” (Mario Luzi).

 

Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”

 

LUCE D’AURORA

 

Il vecchio amore s’è eclissato,

ora è una goccia di quarzo

frumento come la tua chioma,

un ramo fiorito nella pioggia

che, quand’anche scendesse ad aghi,

ci ubriacherebbe solo di gioia.

 

Nel bosco verdeggiante dei pensieri,

colmo come i calici nel crepuscolo,

hai occhi con orbite intarsiate

di pagliuzze dorate come minerali

e piedi di velluto lo solcano,

piedi di grano, di ciliegia.

 

Amore della luce d’aurora,

del mezzogiorno tagliente

e delle sue lame di sole che gocciola

prima che cali il sipario della notte  –

c’è nel tuo viso profumo di viole,

un aroma di rugiada.

 

Trillo di merli nella mia isola,

nel mio regno del cuore

il cui miele d’acacia

è un giglio fiorito –

unica stella del mio firmamento

come una rosa muschiata nella neve.

 

IL BATTELLO DEI SOGNI

 

La luce dei tuoi occhi è al limite di primavera

dove ogni gesto si tocca, s’interseca

dapprima solo rosso incenso

ora sottobosco dal profumo di pruni,

nuvola immobile nell’azzurro,

violino che suona un armonico concerto di note.

 

Ti racconto dei tuoi occhi,

del loro colore ambrato,

folgore d’una scintilla d’un alfabeto d’amore.

Davanti all’uomo conquistato

sei cieca esaltazione, regina

ingenua come un fiume nel deserto.

 

Fra le aurore e il frangiflutti delle notti

vi sono ghirlande da coltivare,

te ne pongo una al collo di panna.

Fra i tuoi occhi e il mare

immagini d’onde e di passione,

il nostro nido come quello d’una coppia di rondini.

 

Il battello dei sogni

veleggia in un lago dorato,

la terra inseminata attende i tulipani.

Sei la superba avventura del maggio odoroso

nei tuoi occhi vi son perle ogni giorno

più incantevoli d’un mazzo di fiori alle campane

dell’arcobaleno.

 

 

L’AMORE FRAGILE E PURO

 

Il nostro amore ci donò

importanza di diamante,

scese dagli astri

con la virtù d’una corolla d’acqua

che crebbe e si diffuse

donandoci continuità nella gioia.

 

Per i nostri corpi

s’aprì l’uscio d’una cascina

dove nel grano ci coricammo,

s’aprì un infinito godimento

che nacque e ci accese

distruggendo la ruggine della paura.

 

Siamo l’amore fragile e puro

mentre si sfoglia il secolo:

il tempo corre ma mai nessuno

orbiterà nella fiamma dei tuoi occhi

col loro fogliame intarsiato

mentre a me ammiccano cortesi.

 

La verità in te fiorisce,

appendiamo il nostro amore

a una ruota alata

sì da farne un mulino di stelle

che dipingono le nuvole d’azzurro

mentre un violino suona l’amore vittorioso.