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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi tag: Marco Galvagni

“Sogno d’amore” di Marco Galvagni (Quaderni di poesia – Eretica Edizioni, 2022). Una lettura di Rita Bompadre.

28 sabato Mag 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA E POESIA, Recensioni

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Marco Galvagni, Rita Bompadre, Sogno d'amore

 

“Sogno d’amore” di Marco Galvagni (Quaderni di poesia – Eretica Edizioni, 2022 pp.76 € 15.00) è un inno alla vita, un canzoniere destinato all’infinito sostegno della vocazione sensoriale nella mente e nell’animo. Il poeta padroneggia la materia plasmabile dell’amore, descrive una eloquente combinazione d’immagini e di sensazioni, coinvolge l’incanto delle emozioni. Marco Galvagni è profeta del desiderio. Raggiunge il talento esplicativo nel ritmo ardente delle liriche, accompagna l’intonazione della pura adesione all’infatuazione e all’intensità dell’anima, nello stupore e nel calore della complicità. L’occasione viva, incondizionata, esclusiva della poesia, sostiene l’esistenza, coglie l’istante descrittivo nei contenuti estetici del cuore, del destino, estende lo scenario naturale dell’illuminazione, attraverso il potere allusivo del mare, il confine simbolico del cielo, la lusinga degli occhi. Il poeta evoca forme e colori universali, nell’immediatezza idilliaca di carezzevoli similitudini e accattivanti metafore, nella trasposizione emblematica del linguaggio. I testi ripercorrono sentimenti suadenti e ritraggono impressioni lusinghiere nei confronti di una idealizzazione romantica, nella fantasia onirica dei paesaggi interiori. La meraviglia ricorrente del poeta esalta il fascino inatteso e amabile della seduzione, il corpo della donna e la trasmissione persuasiva del corteggiamento. Il germoglio amoroso dei versi manifesta l’origine compiuta della passione, unisce la spiritualità e la carnalità, nella sensualità dell’attesa, nella ricerca costante dell’universo di senso, nel carattere pulsionale dell’inconscio. L’eros, in Marco Galvagni, è sempre una rifrazione sincera verso la bellezza, un indicatore elegante e discreto dell’orizzonte segreto della volontà amatoria.  “Sogno d’amore” coglie l’intensità vitale nell’ascolto estasiato del tempo, nella voce saggia del poeta che si affida al fascino originario del destino per decifrare la relazione ammaliante con il mondo. La silloge si compone anche di poesie scelte, riunite nella memoria affettiva, dalle tematiche intimiste, collegate allo strumento letterario di restituzione dei ricordi, nel silenzio della nostalgia. L’orientamento poetico di Marco Galvagni riconsegna alla parola penetrante e fremente l’energia assorta nel balsamo ipnotico dell’immaginazione, sublima l’entusiasmo e la delicatezza dell’ispirazione, evidenzia il beneficio della luce dell’inchiostro gettato su ogni pagina bianca della vita. Il poeta rivolge la sua infuocata e sapiente riflessione sulla natura umana nel vincolo reciproco della speranza, ammette la vulnerabilità della chimera ma continua ad assaporare il dolce spirito del rituale attraente nella necessità d’amare, nelle corde di un cammino memorabile verso la nobile esigenza del piacere. La verità rappresentativa del coinvolgimento, la risonanza intuitiva degli insegnamenti d’amore, traducono la direzione dell’approccio con le tonalità sentimentali dell’essere: “Perché l’amore, mentre la vita ci incalza, /è semplicemente un’onda alta sopra le onde.” (Pablo Neruda)

Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

 

Il poeta

 

Il poeta è una nuvola innamorata,

una goccia di stella scesa dal cielo,

la sua parola è l’onda che sale e si rovescia,

parola nel mare che sposta le navi col pensiero

macchia di luna bagnata dai raggi del suo sorriso

cielo impassibilmente terso

che custodisce i sogni dei gabbiani:

volano nella notte scendendo dalle stelle,

risalgono nell’aurora bruciando il sole.

 

Ho visto te

 

Ho visto un cielo di bolle

colorate di giallo grano,

di verde cespuglio,

di rosso papavero.

Ho visto uno spazio

libero per l’amore.

Ho visto te.

 

Sogno d’amore

 

Donna proibita

carnosa nelle lame di sole

scaverai, dopo un autunno lussureggiante,

con le sottili note di canto

della tua voce

un bagno di musica nel manto nevoso dei prati.

 

Sono ora ombre di tomba

i vecchi amori con corteccia di tartaruga,

un altro nido ha il mio paesaggio femminile

trepido di future delizie infuocate,

altre finestre hanno gli spifferi di vento –

agiterà con desiderio d’ardore le lenzuola.

 

Sarà nostro il paesaggio,

nostre saranno le calze che sovrasteranno i cirri,

non un palmo della mia mano ti sarà distante –

sarò la tua palma prestabilita,

dea che trae origini dai miei sogni,

dal mio sogno d’amore.

 

Sarai frutto deflorato,

regina che spossata si rigirerà

in un turbine di passione,

in un armonico saliscendi di ogni notte

figlio del mio desiderio d’amarti

facendoti gioire col mio vello.

 

Nell’aurora

 

Ti scorgo nuda e brillante –

un aculeo di paura

irrompe sotto il firmamento –

un fremito nel corpo

il tuo di corallo

orda la spuma dell’erba.

 

Giorni funesti per altre donne

bruciano infuocati,

gioventù s’è infranta,

ora son sorrisi velati

tramati di carezze –

avranno i gemiti del fiore brunito.

 

L’alba libera gli uccelli,

parole dal cuore di marmo,

rettili dagli occhi d’artigli –

costruisco la catena d’un ponte

invisibile come paglia trepida d’aria.

 

Sulla nostra pelle vestita d’amore

 

Potremo respirare

l’odore di stelle del mare

annusando il profumo di muschio della notte

sulla nostra pelle vestita d’amore.

 

Perdermi nella musica d’un arcobaleno

coricati accanto sul silenzio del bagnasciuga

intinto dei tuoi colori: carbone corvino

come le tracce, ornato – come i nembi del cielo –

da un velo d’ebano come il mare dei tuoi occhi.

 

Volo sognante nella fitta trama dei pensieri

in un’aurora di colori, accarezzato

dalla luce del sole, ascoltando i miei sospiri:

saranno sferzate di brezza

sulla nostra pelle vestita d’amore

mentre sarai nuda tra le mie braccia

e avrai un sorriso di stelle di madreperla, luccicante di

desideri.

 

Nella sabbia persino gli arenicoli danzeranno di gioia,

lascerà una scia di libertà l’impronta dei nostri passi.

 

 

 

 

 

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Marco Galvagni, “Luce d’aurora”, Eretica Edizioni, 2021. Recensione di Rita Bompadre.

25 lunedì Ott 2021

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA E POESIA, Recensioni

≈ Commenti disabilitati su Marco Galvagni, “Luce d’aurora”, Eretica Edizioni, 2021. Recensione di Rita Bompadre.

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Luce d'aurora, Marco Galvagni

 

Il florilegio di versi in “Luce d’aurora” di Marco Galvagni (Eretica Edizioni, 2021 pp.77 € 15.00) segue il movimento spontaneo della qualità luminosa del linguaggio, accompagna il magnetico e privilegiato tragitto delle percezioni, l’esigenza persuasiva dell’amore, accoglie il chiarore indistinto dei sentimenti, ospita il carattere simbolico, rivelatore della gentilezza intima e profonda. Il poeta coglie la delicatezza e la fugacità delle relazioni umane, concentra la sua persistente attenzione sulle sfumature dei significati confidenziali, comprende la condivisione e l’identità interiore elevando la propria elegante attitudine a entrare in contatto con il sortilegio ammaliante e seducente della presenza femminile. La poesia di Marco Galvagni combina l’intensità imprevista e totalizzante dell’innamoramento, comunica l’autenticità di una simbiosi attraente ed estetizzante con l’approccio carnale e la corrispondenza spirituale, rinnova l’essenza intuitiva del carisma e del pensiero nell’evoluzione galante del poema letterario, trasmette la grazia incline alla voluttà, trasforma l’oracolo pagano della parola poetica nel responso espressivo della trascendenza del verso, nello strumento di un’esplicazione capace d’incidere l’ispirazione dell’amabilità nella tangibile materia del testo elegiaco e di confermare l’indice divinatorio di una energia rinnovatrice. L’impiego divulgatore nella scelta stilistica dell’analogia associa le affinità nello svolgimento della seduzione e nell’animazione dell’appartenenza conoscitiva, manifesta l’identificazione nei rapporti misteriosi e complici tra la natura e l’uomo, accende la vampa appassionata nella musicalità dei versi, nell’impeto di uno stile effusivo, lirico, evocativo. L’acceso sensualismo accentua la smaniosa celebrazione del piacere, appaga la felicità viva, risponde all’effetto di una sensibilità disposta affabilmente a ogni sollecitazione, identifica nei colori e nei profumi della natura  i malinconici vagheggiamenti, la contemplazione degli affetti abbandonati, adagiati sulla superficie del ricordo, del candore e dell’incanto colmo di languore, sull’ineffabile intenzione di una estenuazione idilliaca, preziosamente soffusa in raffinati paesaggi dell’anima. Marco Galvagni sigilla la volontà di approdare a un mondo sentimentale, di rigenerare una celebrazione della sensualità, unita a una devozione ieratica. Il poeta avverte il vitalistico entusiasmo, ascolta l’eco e la risonanza della passionalità femminile, l’ascendenza romantica delle alchimie erotiche. L’elaborazione dell’arte di vivere attraverso la comunione spontanea con il coraggio primigenio della vita include il culto di un panismo esistenziale, riversa l’armonia dell’ebbrezza in una immersione partecipativa al fluire del desiderio. La gioia impulsiva affida alla luce calda lo stupore e fonde le vibrazioni evanescenti in un accordo esasperato con l’ardore della bramosia. “Luce d’aurora” è linfa suggerita dalla realtà e custodisce la ferita nostalgica del tempo, difende, nell’aspetto duraturo di un’epoca propizia, il limite inquieto della protezione e la fragilità della memoria labile. Il poeta rivendica la cura devota dell’esistenza, espressa nei seguenti versi: “E detto questo posso incamminarmi/spedito tra l’eterna compresenza/del tutto nella vita nella morte, /sparire nella polvere o nel fuoco/se il fuoco oltre la fiamma dura ancora.” (Mario Luzi).

 

Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”

 

LUCE D’AURORA

 

Il vecchio amore s’è eclissato,

ora è una goccia di quarzo

frumento come la tua chioma,

un ramo fiorito nella pioggia

che, quand’anche scendesse ad aghi,

ci ubriacherebbe solo di gioia.

 

Nel bosco verdeggiante dei pensieri,

colmo come i calici nel crepuscolo,

hai occhi con orbite intarsiate

di pagliuzze dorate come minerali

e piedi di velluto lo solcano,

piedi di grano, di ciliegia.

 

Amore della luce d’aurora,

del mezzogiorno tagliente

e delle sue lame di sole che gocciola

prima che cali il sipario della notte  –

c’è nel tuo viso profumo di viole,

un aroma di rugiada.

 

Trillo di merli nella mia isola,

nel mio regno del cuore

il cui miele d’acacia

è un giglio fiorito –

unica stella del mio firmamento

come una rosa muschiata nella neve.

 

IL BATTELLO DEI SOGNI

 

La luce dei tuoi occhi è al limite di primavera

dove ogni gesto si tocca, s’interseca

dapprima solo rosso incenso

ora sottobosco dal profumo di pruni,

nuvola immobile nell’azzurro,

violino che suona un armonico concerto di note.

 

Ti racconto dei tuoi occhi,

del loro colore ambrato,

folgore d’una scintilla d’un alfabeto d’amore.

Davanti all’uomo conquistato

sei cieca esaltazione, regina

ingenua come un fiume nel deserto.

 

Fra le aurore e il frangiflutti delle notti

vi sono ghirlande da coltivare,

te ne pongo una al collo di panna.

Fra i tuoi occhi e il mare

immagini d’onde e di passione,

il nostro nido come quello d’una coppia di rondini.

 

Il battello dei sogni

veleggia in un lago dorato,

la terra inseminata attende i tulipani.

Sei la superba avventura del maggio odoroso

nei tuoi occhi vi son perle ogni giorno

più incantevoli d’un mazzo di fiori alle campane

dell’arcobaleno.

 

 

L’AMORE FRAGILE E PURO

 

Il nostro amore ci donò

importanza di diamante,

scese dagli astri

con la virtù d’una corolla d’acqua

che crebbe e si diffuse

donandoci continuità nella gioia.

 

Per i nostri corpi

s’aprì l’uscio d’una cascina

dove nel grano ci coricammo,

s’aprì un infinito godimento

che nacque e ci accese

distruggendo la ruggine della paura.

 

Siamo l’amore fragile e puro

mentre si sfoglia il secolo:

il tempo corre ma mai nessuno

orbiterà nella fiamma dei tuoi occhi

col loro fogliame intarsiato

mentre a me ammiccano cortesi.

 

La verità in te fiorisce,

appendiamo il nostro amore

a una ruota alata

sì da farne un mulino di stelle

che dipingono le nuvole d’azzurro

mentre un violino suona l’amore vittorioso.

 

 

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Marco Galvagni, “Le note dell’anima”, Transeuropa, 2020. Recensione di Rita Bompadre.

13 lunedì Set 2021

Posted by Deborah Mega in Consigli e percorsi di lettura, LETTERATURA E POESIA, Recensioni

≈ Commenti disabilitati su Marco Galvagni, “Le note dell’anima”, Transeuropa, 2020. Recensione di Rita Bompadre.

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Le note dell'anima, Marco Galvagni, Rita Bompadre

 

“Le note dell’anima” di Marco Galvagni (Transeuropa Edizioni, 2020) riecheggiano in ogni segno virtuoso dei versi tra le annotazioni poetiche sulla vita, interpretano il suono del cuore e affermano con la dedica amorosa in epigrafe, l’insinuante e persistente fiamma della passione. Il poeta si lascia incantare dalla soavità evocativa della memoria, concede alla fantasia la forma visibile delle immagini rappresentative della realtà, per accogliere la premurosa custodia delle riflessioni attraverso la mediazione estetica della bellezza. La determinazione carismatica dell’esistenza descritta da Marco Galvagni, compone la fiducia nell’elemento sensoriale, consegnando alla poesia la misteriosa e provocante corrispondenza della coscienza e muovendo in direzione spontanea le coincidenze significative dell’esperienza. La fluida continuità della sensualità ritrova la sua malia tentatrice tra le pagine, affina l’arte della seduzione inviando segnali colti e raffinati nell’elegia autobiografica, ridesta l’ispirazione, indica il dogma enigmatico del sortilegio emotivo e la ritualità  fatale della conquista. Marco Galvagni afferma il significato dell’eloquenza, adula la strategia della percezione, strumento di comprensione, rende l’irrazionale spinta delle illusioni motivo di sofisticata indagine esistenziale e archetipo universale. Il carattere poietico dell’opera mostra l’origine della centralità charmant dell’amabilità, idealizza l’attività nostalgica del pensiero, i simboli in equilibrio sulle stagioni, esplora la fenditura profonda del soffio vitale, rivestendo la dolcezza arcana della speranza oltre l’abisso dei moti spirituali e istintivi. Il profilo del poema traccia la sensazione sincera delle rivelazioni vissute e amplia la geometria della consapevolezza. I testi affidano alla sacralità del senso il legame con il tutto, interrogano la complicità dell’umanismo, confrontano l’intenso entusiasmo dell’immaginazione con il processo inarrestabile della conoscenza, combinando la meditazione e la sapienza indistinta dell’intelletto. “Le note dell’anima” scorrono nelle vene, misurano la cifra del palpito, congiungono le infinite occasioni, magiche e segrete, del tempo, orientano la certezza e la resistenza dei gesti, riconducono la forza pulsionale dell’amore all’energia primordiale delle intuizioni. La composizione dell’anima colloca la personificazione emblematica del linguaggio nell’incarnazione della donna amata ed evocata come illuminata epifania nella tensione tra aspirazione e utopia. Il poeta adotta uno stile che è sede della propria moralità, identificata nella corporeità dei ricordi, nella consistenza erotica delle espressioni, nello sfuggente e impalpabile dominio della contemplazione, nella maturità degli affetti. Nei testi di Marco Galvagni si comprende che la bellezza diffonde il suo passaggio oltre il momento e attraversa, come possibilità, tutti i corpi. Il poeta vive l’unicità del proprio destino, disponendo alla nobilitazione di ogni ardore il vagheggiamento dell’attrazione e unendo alla libertà del sublime l’intensificazione della assolutezza apollinea della poesia.

Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”

https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/

 

 

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