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Alain Robbe Grillet: Brest, 18 agosto 1922 – Caen, 18 febbraio 2008

L’attività letteraria è stata negli anni Cinquanta e Sessanta caratterizzata da alcuni movimenti d’avanguardia animati da un’elevata carica di contestazione sociale e morale al sistema borghese: un elemento, questo, nuovo rispetto alle avanguardie storiche di primo Novecento e che in qualche modo prelude al Sessantotto. Se l’avanguardia storica infatti, d’inizio secolo (Dadaismo, Futurismo, Surrealismo) sognava di creare un linguaggio nuovo, la Neoavanguardia si propone, di demistificare il linguaggio ordinario, distruggendo all’interno i modi del conoscere e del comunicare. La Francia è il paese in cui più intenso è stato il dibattito teorico, stimolato dalla vivacità delle ricerche culturali (Esistenzialismo, Neomarxismo) e dalle nuove scienze umane (soprattutto lo Strutturalismo e l’Antropologia), fiorite appunto nel clima culturale di quegli anni segnato dall’Esistenzialismo e dalla guerra fredda. A questo sfondo culturale si possono ricondurre le opere di autori diversi, quali Jean-Paul Sartre, Arthur Adamov, Eugène Ionesco, Samuel Beckett, Jean Genet, Ferdinand Arrabal. Le loro opere tendono a non trasmettere alcuna informazione diretta né valore esplicito e il palcoscenico, in cui questi autori mettono in scena il dramma dell’uomo contemporaneo e la sua ricerca di un significato per l’esistenza, diviene il riflesso di un mondo interiore scisso, disperato. Dopo la stagione del teatro dell’assurdo, (fenomeno sostanzialmente francese e parigino che negli anni Cinquanta ottenne un vivo successo in tutta Europa, anche se si sarebbe esaurito nell’arco di un quindicennio) è venuta quindi la messa in discussione, anche in narrativa, del romanzo tradizionale. Oltre alle esperienze trasgressive di Georges Bataille (1897-1962), scrittore e critico, che affronta temi estremi (erotismo e violenza) in forme eccessive, oltre alle teorizzazioni di Maurice Blanchot che definisce la letteratura uno spazio di “orientamento” e di “morte”, si afferma il Nouveau Roman[1] école du regard, (scuola dello sguardo).Si tratta in realtà del tema dell’alienazione dell’uomo nella società di massa, già al centro del teatro dell’assurdo, riproposto in forma narrativa, densamente sperimentale. Di fronte all’improvvisa fortuna editoriale dell’école du regard, la critica italiana inizia a interessarsi al Nouveau Roman e al soggettivismo radicale della scrittura, come espressione della reificazione indotta dalla società dei consumi. Il caposcuola riconosciuto del Nouveau Roman francese, (termine coniato da Emile Henriot) è Alain Robbe-Grillet che ne ha teorizzato le linee in Una via per il romanzo futuro (1956). Appartengono alla corrente del Nouveau Roman, coerente con la crisi del XX secolo, altri esponenti come Nathalie Sarraute, Michel Butor, Claude Simon e Marguerite Duras solo per citarne alcuni. Nel romanzo come “ricerca” (la definizione è di Butor), l’uso insistito del monologo interiore si affianca alla particolareggiata descrizione realistica per respingere ogni funzione rappresentativa. Il punto d’arrivo è una “creazione scritturale”, una rete di segni (parole, immagini) che producono senso di se stessi. Si tratta di un rovesciamento dell’impostazione tradizionale del romanzo, inteso come impassibile trascrizione di oggetti ed eventi, liberati da qualunque interpretazione che vi sovrapponga un senso preordinato. Negli anni Cinquanta-Sessanta, in Francia il movimento del Nouveau Roman ha fatto ricorso a tecniche narrative di avanguardia per negare la possibilità di dare un senso a una narrazione. Il primo e più celebre scrittore è l’argentino Borges, che in molte variazioni ha riproposto l’immagine del mondo come enigma e labirinto. Intorno a Borges si è raccolto un gruppo di scrittori argentini che condividono con il maestro le ardite sperimentazioni intellettuali. In anni più recenti una scrittrice ungherese di lingua francese, Agata Kristof, unisce originalmente il tema dell’inafferrabilità delle vicende umane a una visione lucidamente crudele e disperata della vita. Il Nouveau Roman si è espresso nel più vasto ambito di un’avanguardia attorno alla rivista Tel Quel, fondata nel 1960 da un gruppo di giovani intellettuali intenti a costruire una “scienza materialista delle pratiche significanti” fino a fare ricorso all’idea che la letteratura deve negarsi a ogni traduzione di senso per divenire uno strumento rivoluzionario. Alain Robbe-Grillet scrittore, saggista, regista e sceneggiatore, membro dell’Académie francaise nel 2004, alla presidenza di Maurice Rheims, nell’ultima fase, da Progetto per una rivoluzione a New York (1970), è passato da un’idea di romanzo come strumento conoscitivo dei meccanismi psichici, a un romanzo gioco, che sfrutta tutti i luoghi comuni più banali della tradizione romanzesca in una ludica combinazione e ha influenzato la letteratura europea tra cui anche gli italiani Edoardo Sanguineti e Ferdinando Camon. Notato e sostenuto in particolare da Maurice M. Blanchot, e Roland Barthes, ha pubblicato Le gomme (1953), La gelosia (1957), Nel labirinto (1959).la gelosia 978880614998GRA geipeg

Questa trilogia, una sorta di manifesto letterario della poetica lo rende celebre, ma se facciamo i conti della sua uscita, il libro La gelosia non è quello che chiamiamo un best-seller, che vende rapidamente, ma è un long-seller, che ha superato di gran lunga i best-seller del mondo (Les editions de Minuit). Il titolo gioca sul duplice significato di gelosia: un tipo di persiana a stecche, che permettono di osservare l’esterno dall’interno senza essere visti, e una passione che spinge a osservare ossessivamente i comportamenti della persona sospettata di tradimento. Il romanzo ha tre personaggi: una voce narrante che non dice mai “io”, la moglie di questo narratore innominato (chiamata “A”) e un comune amico che frequenta la loro casa, Frank. Si svolge ai tropici. La scena è un bungalow signorile situato in un paese coloniale, al centro di una piantagione di banani. In prima pagina si trova la planimetria di un’abitazione, designata a regola d’arte e la descrizione dell’edificio prosegue lungo tutto il libro, alternandosi alla descrizione morbosa delle piantagioni che lo circondano e alle ambigue allusioni di un probabile tradimento della moglie con l’amico della voce narrante che registra minutamente ogni particolare visivo. il vero protagonista, assente, onnipresente e onnisciente, è il narratore silenzioso che dà il titolo al libro “la gelosia” in quanto osservatore ossessivo e sospettoso della relazione fra sua moglie e il vicino di casa. I romanzi di Alain Robbe-Grillet propongono un restringimento del campo visivo per una più autentica ricreazione del reale. Bisogna dunque superare il racconto lineare, cronologico, incentrato sull’eroe protagonista, va abolita, come teorizza Robbe-Grillet, la psicologia tradizionale, per adottarne un’altra, in cui è l’uomo ad abitare le cose e i suoi sentimenti non sono dentro, bensì fuori di lui. Le circostanze esterne non sono dunque mai neutrali, ma si caricano delle segrete nevrosi e angosce dell’individuo. La narrativa di Robbe-Grillet in La gelosia vuole risalire al livello elementare della percezione, in cui gli oggetti del mondo incontrano uno sguardo. È un momento originario, anteriore alle interpretazioni concettuali con cui diamo abitualmente un senso al mondo. Scrive l’autore nel testo programmatico Una via per il romanzo futuro “aprendo gli occhi all’improvviso, abbiamo provato una volta di troppo, lo choc di quella realtà testarda di cui facevamo finta di essere venuti a capo. Attorno a noi, sfidando la muta dei nostri aggettivi animisti o sistematori, le cose sono là. Riporto in parte un passo centrale del romanzo:

V. “Ora la casa è vuota”

Ora la casa è vuota. A. è scesa in città con Franck, per fare alcune spese urgenti. Non ha precisato quali. Sono partiti di buonissima ora, per disporre del tempo necessario alle loro faccende e tornare tuttavia la sera stessa alla piantagione. Avendo lasciato la casa alle sei e mezzo del mattino, contano d’essere di ritorno poco dopo mezzanotte, il che rappresenta diciotto ore d’assenza, di cui otto al minimo di viaggio, se tutto va bene. Ma i ritardi sono sempre da temere, con queste cattive piste…. È facile far scomparire questa macchia, grazie ai difetti dei vetri molto grossolani della finestra: basta portare la superficie annerita, per approssimazioni successive, in un punto cieco della lastra.
L’idea è dunque di rappresentare una materialità dell’esistenza che precede i concetti, le spiegazioni, le storie che ci raccontiamo per dare un senso alle cose. Per questo il protagonista è ridotto a una voce anonima che registra impassibilmente pensieri e percezioni, e la trama è ridotta a una serie di stati di coscienza slegati
La macchia comincia con l’allagarsi. Uno dei suoi lati, gonfiandosi, forma una protuberanza tondeggiante: più grossa, da sola, dell’oggetto iniziale. Ma qualche millimetro più in là, questo ventre si trasforma in una serie di sottili mezzelune concentriche, che s’assottigliano ancora, si riducono a fili, mentre l’orlo opposto della macchia si ritrae, non lasciando dietro di sé che un’appendice peduncolata. Questa s’ ingrossa a sua volta, un istante, poi tutto si cancella di colpo. Dietro il vetro, nell’angolo determinato dall’asse centrale e dalla piccola traversa non c’è più che il colore grigiastro dello strato di polvere che ricopre il suolo sassoso del cortile. Sul muro di fronte il millepiedi è al suo posto, nel bel mezzo della parete.
Il tempo è un presente immobile (ogni capitolo comincia con la parola Ora), e non scorre in una sola direzione: il millepiedi che in questo brano sembra scacciato dal protagonista, in pagine precedenti è già una macchia sul muro, in pagine successive è ancora vivo. Comprendiamo che l’osservatore sta guardando l’esterno da dentro della casa, attraverso i vetri di una finestra, e (forse) attraverso le gelosie. La gelosia è evidente nei pensieri registrati all’inizio del brano, anche se l’atteggiamento resta ambiguo: l’innominato protagonista vuole convincere se stesso? O fa dell’ironia sulle giustificazioni che gli altri due accamperanno? Inoltre la registrazione di ogni minima percezione suggerisce un certo tipo psicologico: un individuo debole, incapace di azione, smarrito in un’ossessiva contemplazione delle cose intorno a sé. Oltre al tempo anche lo spazio è ambiguo e mutevole: l’immagine fotografata si sovrappone e quasi si confonde con la scena reale. In teoria dunque Robbe-Grillet abolisce i cardini della narrazione. Il personaggio e la trama; in realtà, fornisce al lettore tutti i dati per ricostruire una situazione (se non proprio una storia) e una psicologia. E dunque, se per molta narrativa la domanda portante è “chi vede i fatti riportati?”, qui la questione si fa più radicale diventando: “che cosa vede chi sta guardando (e narrando)?”. La sperimentazione stilistica che alla fine degli anni Cinquanta investe il romanzo trova una corrispondenza anche nel cinema, e dal momento che il Nouveau Roman nasce in Francia, è il cinema francese a recepirne per primo le innovazioni. [4] Il regista Alain Resnais più di altri si è trovato in sintonia con le proposte dell’avanguardia, e ha trasportato sullo schermo le tecniche letterarie del “flusso di coscienza” e avvalendosi della collaborazione dei due più importanti scrittori dell’avanguardia letteraria francese: Marguerite Duras e Alain Robbe-Grillet., sceneggiatore de L’anno scorso a Marienbad [5] (Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia nel 1961). Anche nel film inaugura una nuova drammaturgia che Gilles Deleuze definisce “una storia di magnetismo, di ipnotismo” Infatti anche qui lo spettatore rimane disorientato e non è in grado di sapere chi dei due protagonisti menta, mentre è trascinato all’interno delle atmosfere oniriche e sul filo di una memoria ingannevole che esplora i recessi oscuri della coscienza. Eletto nel 2004 all’Accademia di Francia, Robbe-Grillet, provocatore e polemista morì all’età di 85 anni dopo aver dato alle stampe un ultimo romanzo che, tra i critici d’oltralpe, scatena roventi anatemi.

© Maria Allo

[1]  3, Novecento-Il nouveau roman francese, B. Mondadori, pag.629

[2]  M. Blanchot, Le livre à venir, Gallimard, Paris 1959, pp. 219-226

[3] Alain Robbe-Grillet La gelosia, Ed. Einaudi (Uscito in Italia nel 1958 nella traduzione di Franco Lucentini)

[4] Un articolo di Andrea CHIURATO, «Un successo senza gloria.Splendori e miserie della ricezione  di Alain Robbe-Grillet in Italia», in Interférences littéraires/Literaire interferenties, 15, «Au risque du métatexte. Formes et enjeux de l’autocommentaire», a Cura di Karin SCHWERDTNER & Geneviève DEVIVEIROS, febbraio 2015, pp. 149-169

[5] Alain Robbe-Grillet, L’anno scorso a Marienbad Einaudi,1961 (https://core.ac.uk/download/pdf/225988932.pdf) Gilles Deleuze, L’immagine-tempo, Ubulibri, pag 139