Con questa rubrica si vorrebbe dare ‘voce viva’ a testi di diverso genere e ad autori noti e meno noti che di solito vengono conosciuti tramite lettura personale e spesso silenziosa. Senza nulla togliere alla profondità dell’esperienza soggettiva di immersione nel testo, con questo tentativo si vuole porre l’accento sulla modalità dell’ascolto e della compartecipazione acustica dell’espressione letteraria, così come accade quando assistiamo ad uno spettacolo teatrale o, più semplicemente, quando dialoghiamo. La scelta di autori e testi sarà a cura della redazione, tuttavia non si esclude che potranno essere prese in considerazione proposte di lettura su iniziativa di esterni alla stessa redazione, avendo cura di inviare copia del testo proposto. Solo un’avvertenza: la voce narrante è quella di un lettore comune e non l’espressione professionale di un attore, così come l’ambiente operativo che non è uno studio di registrazione.
L’ultimo aereo
La nostra vita non è più nelle trame
tessute intorno a casa o poche vie più in là:
un ventaglio di aneddoti che l’aria
schiudeva tra le dita, depositava adagio
negli orti rosseggianti di escallònia
dove un giorno attecchiva una piccola storia.
Una nube strappata al cielo dal vento
lambisce coi suoi orli sfilacciati
vecchie periferie dove sbocciano fragole
di cui sono golosi solo i rospi.
Sappiamo quello che accade – e accade
soltanto altrove.
L’ultimo aereo che ha sorvolato le case
è stato il Macchi della nostra infanzia,
ma ne abbiamo sentito lo schianto
dietro le colline molti anni fa.
Fernando Bandini, L’ultimo aereo, da Santi di Dicembre, Garzanti, 1994.
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