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Leggendo d’un fiato la raccolta “Delle madri” di Marina Minet, si ha come l’impressione di riprodurre sulle labbra le formule di un rito. Un rito che non è soltanto quello dell’accezione classica, ovvero un insieme di gesti codificati e finiti, bensì una nuova iniziazione, un atto “fondativo”. I canali performativi attivati si articolano, grosso modo, in tre nuclei poetici: la nascita (a cui rimandano le immagini del “grembo” e della “culla”, l’appartenenza (descritta talvolta come eredità materna, talvolta come passione corale del Poeta e del mondo), infine l’introspezione, cui tendono, risolvendosi, i due nuclei precedenti. Siete venute nel mio grembo / in questo seno di rovi e di bontà / dove le parole chiedevano di voi (p.23) scrive la Minet, come a tracciare la parabola di un tempo foriero di ri-nascite.
Contribuiscono ad arricchire la raccolta, la riflessione sulla terra d’origine e l’esercizio del ricordo. Versi come questi si ripetono da un capo all’altro della silloge creando un leitmotiv: è il bagliore di quel mare che mi manca / la battigia come abbraccio della sera / e l’odore dei ricordi (p.54).
È nell’esatta congiunzione tra la memoria e i “luoghi” che si espleta la catarsi del poeta, ed è in questo vento informe che occorre ricercare la ricchezza della poesia di Marina Minet.

Pierino Gallo

Alle tue mani

Io ti ricordo, madre
come una fortezza di parole
da espugnare

Non so se sia dei luoghi
la causa del destino
o se sia il sangue, la fonte dei lamenti
che ci portiamo dentro senza nome
come sfortune incolte
Oppure se dovunque sia del sé
la scelta d’ogni singolo paesaggio
che attraversiamo nudi
fino a sfinirci gli anni

Eppure, il grano sotto il sole
dorato e vacillante
somiglia alle tue mani
e mi riporta indietro, vedendolo oscillare
a quando rientravo dalla strada
spaesata come un cuore senza fianchi

*

Eri tu

[L’asfalto coincideva
con i passi svelti del rimpatrio]

Eri tu a sorridere al dolore
col silenzio accanto al pane
e un rigagnolo di fede intorno al cuore
C’erano i santi a piangere le piaghe
mentre bendavi con cura il destino
brindando alla vita

La fierezza uguale ai gigli
è l’esempio che mi hai dato
sorvegliando il mio respiro e l’orizzonte
mentre il mare ti scalfiva le ferite
canzonando la speranza ch’era il cielo

Ti chiedo perdono, madre
per l’attesa che ha composto il mio silenzio
questo osare a malapena le parole come i gesti
quando il tempo ci pioveva nelle mani
concimando le stagioni insieme ai lutti

*

Il nervo che ci scalda

I ricordi
questi baccelli eterni
legati alla coscienza
altro non sono che il passo che ci sposta
e il nervo che ci scalda

Cos’è il domani
se i viali si saziano di foglie
dubitando dell’inverno
Perché il domani è altrove e tutte queste attese
ci stanno sempre accanto

E incoraggiamo gli anni, adesso
cercando in ogni giorno una risposta
o un pianto che sia santo
quanto gli occhi di una madre

*

Madri

Bisogna sentirle le madri per capirle
Vederle all’inverso
-rapaci
quando la sera le infrange prigione
e il mento alle sbarre s’innalza zittito

C’è che il senso del grembo è un cuore imbalsamato
quando al buio la paura non ha nome
e il seno, è un ruvido binario
Un viaggio caldo che fredda all’esperienza
se la meta è la fame da scordare

Bisogna provarle le madri piagate
Contarle le ciocche al perdono
una alla volta, indifese
e capirle autunnali
oltre l’ombra del polso placato

Sono così alterni i momenti segnati
certi al palmo
eppure, s’infiltrano memoria all’ossessione

la culla dondolando e un volto
giurando, lo ricordo
ed era cielo e difesa lo sguardo
sospeso all’imbrunire infame

Il tempo è un rovo da curare
stringendolo appuntito
come se del sangue
non conoscesse l’espressione
e d’ogni inizio sapesse la morte.

dalla silloge ‘Delle madri’, con disegni interni e di copertina di Roberto Matarazzo, contributi interni di Maria Pina Ciancio, Mario Fresa, Pierino Gallo, Edizioni L’Arca Felice, 2015

Marina Minet, il cui vero nome è Teresa Anna Biccai, nasce a Sorso in Sardegna. La sua scrittura rivolge un’attenzione particolare ai tormenti dell’esistenza e alle naturali inquietudini che segnano e contemporaneamente arricchiscono l’anima. Ha pubblicato le seguenti monografie poetiche: “Le frontiere dell’anima” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006), “Il pasto di legno” (Poetilandia, 2009) disponibile su Lulu, l’ e- book “So di mio padre, me” (Clepsydra Edizioni, 2010) scaricabile on line, “Onorano il castigo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2012), il racconto breve “Lo stile di Van Van Gogh” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014), le sillogi poetiche “Delle madri” (Edizioni L’Arca Felice 2015) e “Scritti d’inverno” (a cura del premio Città di Taranto, 2017).
Fra le altre pubblicazioni ricordiamo i romanzi collettivi al femminile “ESTemporanea” (Liberodiscrivere® edizioni, 2005) e “Malta Femmina” (Ed. Zona, 2009), il poemetto in prosa-poetica “Perdono in supplica d’impronta esangue in monologo d’augurio al pasto” (da Amantidi – Vittime, Magnum Edizioni, 2006).
Una sua fiaba per bambini è stata pubblicata nella raccolta antologica “A mezz’aria” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006).
Il racconto-poema “Metamorfosi nascoste” è apparso nell’antologia “Unanimemente” a cura di Gabriella Gianfelici e Loretta Sebastianelli (Ed. Zona 2011). Recentemente compare nell’Antologia di Poesia Femminile “Voci dell’aria”  (Exosphere PoesiArtEventi Associazione Culturale, 2014), in “Teorema del corpo – Donne scrivono l’eros”  curata da Dona Amati con la prefazione di Beppe Costa (Ed. FusibiliaLibri, 2014) e nella plaquette collettiva “Le trincee del grembo”
(Associazione Culturale LucaniArt, 2014). Da anni si occupa, inoltre, di divulgare la sua passione per la poesia, attraverso l’ideazione e la realizzazione di interessanti “video poetry” che è possibile visionare sul canale http://www.youtube.com/user/movenza