
Dono del pittore Vittorio Corcos alla grande attrice Eleonora Duse
“Diminuito di valore non era il mondo, in
assenza di lei, ma il mio grado di umanità.
Credeva ella essere incantata, e mi incantava.”
G.D’Annunzio
Che succede quando uno scrittore giovane e ambizioso incontra un’attrice di fama internazionale? Ne nasce un amore tormentato ma destinato ad entrare nella storia della letteratura. Gabriele D’Annunzio incontra per la prima volta Eleonora Duse nel 1882 a Roma mentre lui è cronista della «Tribuna». Compare davanti alla Duse e le propone senza mezzi termini di intraprendere una relazione con lui. Eleonora lo congeda con un misto di sdegno e di segreto compiacimento. Sei anni dopo, a Roma, al teatro Valle, reduce dal suo ruolo da protagonista in La Signora delle camelie, sta avviandosi verso il suo camerino, quando lo incontra ancora. Il poeta scrive la dedica Alla divina Eleonora Duse su un esemplare delle Elegie romane ma solo nel 1894 ci sarà l’incontro decisivo a Venezia, dopo un lungo corteggiamento da parte del poeta. Lei è un’attrice celebre, dalla personalità carismatica, alienata e nevrotica, nota per lo stile moderno e per l’impeto passionale delle sue interpretazioni. Lui ha già pubblicato un paio di opere, si è appena trasferito a Roma e sbarca il lunario come giornalista di cronache mondane. Eleonora, nata a Vigevano nel 1858, figlia degli attori Vincenzo Duse e Angelica Cappelletto, fin da piccola prende confidenza con il palcoscenico. A soli quattro anni a Chioggia, interpreta Cosetta dei Miserabili di Victor Hugo. A dodici sostituisce la madre ammalata nella parte di Francesca da Rimini di Silvio Pellico; a quattordici è Giulietta. Successivamente è un susseguirsi di interpretazioni sempre più impegnative fino all’ingresso nella compagnia Pezzana-Brunetti nel 1875 e in quella di Ciotti-Belli Blanes nel 1878. Due anni dopo diventa prima attrice nella compagnia di Cesare Rossi e sposa Tebaldo Marchetti, in arte Checchi, un attore discreto da cui avrà la figlia Enrichetta e da cui si separa dopo qualche anno di convivenza. Nel 1884 intraprende una relazione con Arrigo Boito, molto più anziano di lei, che definisce «il filo rosso della mia esistenza», grazie al quale ampliò la sua cultura. Eleonora affina con lo studio e la ricerca la sua tecnica e si misura in ruoli sperimentali tratti da Zola e Ibsen (Casa di bambola, La donna del mare).
«È molto più che bella. D’un pallore opaco e un po’ olivastro, la fronte solida sotto le ciocche nere, le sopracciglie serpentine, i begli occhi dallo sguardo clemente, una bocca grande, pesante nel riposo ma incredibilmente mobile e plastica […] La voce è chiara e fine» così la descrive il critico Jules Lemaitre. Quando inizia la relazione tra la Duse e D’Annunzio, nel 1897, il poeta è divenuto popolare grazie alla pubblicazione de Il piacere e al suo stile di vita eccentrico ed eccessivo. Eleonora interpreta da protagonista essendone anche la produttrice, dinanzi a un pubblico non benevolo i primi drammi dannunziani, Sogno di un mattino di primavera, Sogno di un tramonto di autunno, La Gioconda, La Gloria, la Francesca da Rimini. Eleonora lo ispirerà per otto anni, a lei D’Annunzio dedicherà La città morta, Il Fuoco, Alcyone, infatti, durante la loro relazione, d’Annunzio scriveva circa 6000 versi al mese. Nonostante finanzi ella stessa le produzioni assicurando loro il successo e l’attenzione della critica anche fuori dall’Italia, nel 1896 D’Annunzio le preferisce Sarah Bernhardt per la prima rappresentazione francese de La ville morte. Il loro rapporto suscita grande curiosità nell’opinione pubblica, anche perché la loro relazione è segnata da tradimenti reciproci, crisi, rotture, allontanamenti e riavvicinamenti. Talvolta la loro storia diventa materia da romanzo. Ne Il fuoco, ad esempio, lo scrittore descrive l’amore tormentato tra un giovane artista e un’attrice in là con gli anni, la Duse è infatti di cinque anni più grande del poeta. La Divina, come viene soprannominata da D’Annunzio e poi dal pubblico, sul palco non è mai truccata ed è molto fiera dei suoi lineamenti marcati, per niente in linea con i canoni estetici dell’epoca. Improvvisa, gesticola, recita in modo innovativo e anticonformista, sente molto intensamente i copioni, mescolando spesso arte e vita. Nel 1898 la Duse parte per l’Egitto e per la Grecia, raramente accompagnata da D’Annunzio; più volte. ritornò in Egitto, in molti stati europei e negli Stati Uniti. I due vivono a Settignano, il poeta nella Villa La Capponcina, l’attrice a Villa Porziuncola, al nr.75, sull’altro lato della strada. La loro storia d’amore finisce, nel 1904, per la conflittualità dei caratteri e per i debiti che Eleonora accumula per aiutarlo. Alle difficoltà economiche si aggiunge la grande umiliazione quando La figlia di Iorio esordisce al Teatro Lirico di Milano con Irma Gramatica nella parte di Mila. D’Annunzio decide di sostituire la sua musa, in quel momento malata, con un’altra attrice. Da quel momento in poi i due si allontanano definitivamente. Il 25 gennaio 1909 a Berlino, infatti, dopo la rappresentazione de La donna del mare, la Duse, stanca e delusa, decide di lasciare il teatro. Disse di lei Luigi Pirandello: “Eleonora Duse è stata una grandissima attrice, e il fatto che ella non abbia trovato il poeta che sapesse sviluppare l’intera ricchezza e la profondità ultima della sua arte, resta un aspetto tragico della sua esistenza”. Osannata dalla critica e amata anche dal pubblico, la Duse instaura intensi rapporti di amicizia con molte altre artiste, scrittrici, intellettuali del suo tempo come Matilde Serao, Ada Negri, Sibilla Aleramo, Camille Claudel, Isadora Duncan, Lina Poletti con cui intraprende una relazione molto appassionata e tormentata, viaggiano molto e vivono insieme a Roma, Firenze, Venezia. La relazione dopo due anni termina con una violenta lite e successivi strascichi legali per la restituzione dei drammi teatrali a cui la Poletti stava lavorando e che avrebbero dovuto riportare la Duse sulle scene. Nel 1914, a Villa Ricotti sulla Nomentana, la Duse apre una Casa delle attrici, un luogo di ritrovo che dura un solo anno. Nel 1916 comincia ad interessarsi al cinema e a nuovi progetti ma l’unico film al quale partecipa è Cenere di Febo Mari dall’omonimo romanzo di G. Deledda, da lei stessa ridotto per il cinema. Nel 1919, ospite della sua amica Lucia Casale, si innamora di Asolo dove comprerà e farà sistemare una casa. Nel 1920 in una lettera a Marco Praga manifesta la volontà di tornare sulle scene senza legami stabili e senza condizionamenti. Riprende i contatti con Zacconi e ritorna sulle scene con La donna del mare rappresentata a Torino. Forma poi una sua compagnia e inizia una tournée in Italia, poi è a Londra, a Vienna, negli Stati Uniti. Muore di polmonite in una camera d’albergo di Pittsburgh, il 21 aprile 1924, durante la tournée. Viene sepolta per sua espressa volontà nel piccolo cimitero di S. Anna ad Asolo, a pochi passi dalla sua casa. Al Vittoriale degli Italiani è conservato un busto raffigurante il volto di Eleonora Duse, che il poeta chiamava “testimone velata” e la copriva con un velo quando si dedicava alla scrittura. Alla notizia della sua scomparsa, il poeta dimentica ogni rancore, pare infatti che abbia mormorato «È morta quella che non meritai!» e fino alla fine prova sentimenti contrastanti tra il rimorso e la venerazione.
©Deborah Mega
L’ha ripubblicato su Deborah Mega.
"Mi piace""Mi piace"