
Nella vichinga e impronunciabile Örnsköldsvik, fiamma un piccolo, piccolissimo, italico, cuore, duplice padre dall’ occhione che s’appollaia benigno, insegnante di lingue e diuturno artiere di ars poetica. Porta in tasca la sua radice, come una zampa di coniglio, e un verso breve e asciutto, frettoloso nell’urgenza di condurre dirozzata la parola, come un fare preciso di sgorbia, e di sopraggiungere ratto ratto all’emozione. Lo stile spinge le pedivelle di un biciclo romantico con la cesta di paglia intrecciata e il fiocco sul davanti, dove sono adunati i temi cari e discari dell’uomo: la vita, l’amore, la speranza, i giorni avanti. La scrittura è sobria, matura, appartenente a un’anima di mezz’età coltivata bene con olio e sole di Toscana, permeante di solida consapevolezza: non decanta sconvolgimenti e cataclismi, non cade in adulazione dell’enfasi teatrica, né cede a solennità nel lirismo.
Porta un vento teso e letizioso dalle antiche leccine e moraiole dei colli fiorentini e tanta promessa di nuova scrittura.
Emilio Capaccio
La raccolta di Gabriele Greco si intitola Bruciaglie, peQuod, Ancona, 2022, eccone una sinossi.
“Bruciaglie” è una raccolta costituita di sessanta poesie inedite scritte durante l’arco di quest’ultimo decennio tra Firenze, città d’origine e di formazione dell’autore e Örnsköldsvik, cittadina svedese nella quale egli vive e lavora da otto anni.
La raccolta si apre con una riflessione metapoetica sul senso e sulla necessità dello scrivere speculari al mistero della poesia stessa e dei suoi simboli. Su questo tema cardine, s’innestano poi, rivisitati e reinterpretati, alcuni classici tópoi della poesia, quali ad esempio: la meditazione sul senso della vita, sul dolore del vivere, sul tempo, sulla memoria e sulla morte; ed altri temi chiave quali: la rinascita, la partenza, il ritorno, il viaggio, la paternità, l’infanzia e le stagioni. Alcune delle immagini ricorrenti sono spesso soltanto lievemente accennate da un tenue e acquerellato cromatismo: il biancore delle nevi e dei ghiacci dei lunghi inverni svedesi, le afose e solitarie estati fiorentine, le domeniche azzurre di mare, fino ai contrasti più accesi tra il buio e la luce, tra un io poetico dissolto e un tu muto e distante, o tra il quotidiano rarefatto esistere e l’anelito d’infinito e di bellezza.
Due ulteriori nuclei tematici significativi della raccolta sono infine quello relativo alla sfera dell’amore, della sensualità, del mistero e del sogno in stretto dialogo, e talora intercambiandosi e quasi confondendosi fra loro, con il nucleo complementare relativo alla sfera del disamore, della perdita, dell’abbandono, della distanza, dell’inganno, dello sradicamento e dell’oblio.
Il linguaggio di Bruciaglie è teso alla ricerca di un’essenzialità estrema. Il dettato è stilisticamente scabro, diafano, talvolta quasi arido, vòlto a mostrare i nervi e l’ossatura del corpo della poesia.
Senza posa è questa vita
così preziosa e inafferrabile
che tu quasi la divori.
E non trattieni
l’inconsulta voglia
di un bacio al mattino
mentre riparte il treno
dalla stazioncina assopita
sulla costa degli Etruschi.
La necropoli ci attende assolata.
E la serpe che in sogno t’apparve.
Fra le felci
non falciate
da nessuno
– tu sola
anima viva sei –
fra tutti i morti
della necropoli,
me compreso.
*
Non importa
se il tuo cuore abbia
taciuto
o si sia voltato
dalla parte sbagliata,
sognando lune
da afferrare
o stelline di carta
da desiderare.
È l’amore forse che vince.
Addosso
hai una croce
senza chiodi
perciò sei libera.
*
Un mare
di pietra
lassù
mi attendeva.
Sudario di ricordi.
Quell’ossaia
affastellata
cantava
di giorni
disfatti
per sempre.
E forse anche dei miei.
Poi un volo senza ali.
Solo ‒
sospinto
da un vento
di terra e di mare.
Altro non sapevo.
Infine un silenzio di polveri
*
Qui
termina
il nostro
cammino
di attese
inespresse
e di parole
tagliate
legate
mute.
Lacci
soffocano
stretti
i cuori.
Cartevetrate
stridono.
Tutto
assurdo
e
vita
niente.
*
Sera trafelata
rauca: vermiglia
cruda piaga.
Grumo
di vita
in un’acre
fiala.
Cera viva,
che di mestizia
t’arrossi,
stammi dentro
ora che io
son restio
e più non veglio:
quasi
stelo
divagato
e sghembo
del tuo
adombrato
senso.
Gabriele Greco nasce nel 1978 a Fucecchio (Firenze). Dopo il diploma di maturità classica al Liceo Ginnasio Statale Virgilio di Empoli, pubblica le sue prime due raccolte di poesie: Lieve, stelle in processione (Titivillus, 1998) e Petali notturni (Titivillus, 1999). Frequenta la Facoltà di Lettere presso l’Università degli Studi di Firenze, laureandosi in Teoria e Critica della Letteratura con una tesi sul poeta e pittore francese Henri Michaux. Dal 2015 vive in Svezia, a Örnsköldsvik, dove insegna italiano, francese, spagnolo e arti visive in un liceo. Nel 2020 pubblica quattro sue poesie inedite in Affluenti. Nuova poesia fiorentina. Vol. 2 (Ensemble) e nel 2022 esce la sua ultima raccolta di poesie Bruciaglie (peQuod). Nel giugno 2022 ad Ancona, partecipa a La punta della lingua, Festival Internazionale Poesia (17° edizione). Nel settembre 2022 è finalista con la poesia inedita Cardeto al Concorso “Se vuoi la pace prepara la pace” indetto dall’Università per la Pace, dalla Regione Marche e dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona e a Spoleto riceve il Premio Internazionale Menotti Art Festival per la Letteratura 2022. Nel dicembre 2022 una sua poesia inedita, Labirinti perpetui, è selezionata e pubblicata nell’Agenda poetica 2023 (Ensemble).
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