La notte prende in segreto dai tuoi capelli dimenticati riflessi tra le pieghe della tenda. Guarda, desidero soltanto le tue mani tra le mie e quiete e silenzio e in me profonda pace. Così la mia anima s’accresce e spezza in mille schegge la monotonia dei giorni; e si fa immensa: sul suo molo al chiarore dell’alba muoiono le prime onde dell’eternità.
È questo che porti arrotolato con cura, piegato in quattro, alla rinfusa sgualcito spiegazzato ficcato ovunque negli angoli più oscuri. Niente da dichiarare niente devi dire niente. Il doganiere non ti capirebbe. La memoria è sempre contrabbando.
Caspar David Friedrich
Poesia di Bartolo Cattafi “Niente” dalla raccolta “L’osso e l’anima“, 1963
Siegfried Sassoon nel “Prisma lirico” di oggi conVasilij Kandinskij
traduzione di Loredana Semantica
L’ira di ottobre muggendo spacca e devasta l’artiglieria di bronzo del bosco sotto attacco nel cui lamento sento una voce dolente per il fallimento della battaglia e per la faida che oltraggia gli uomini. Le loro vite sono come foglie sparse in stormi di rovina, disperse e gettate nella fornace che arde rossa verso occidente. Oh gioventù martirizzata e virilità sconvolta, il peso dei vostri torti è sulla mia testa.
October’s bellowing anger breakes and cleaves The bronzed battalions of the stricken wood In whose lament I hear a voice that grieves For battle’s fruitless harvest, and the feud Of outrage men. Their lives are like the leaves Scattered in flocks of ruin, tossed and blown Along the westering furnace flaring red. O martyred youth and manhood overthrown, The burden of your wrongs is on my head.
Vasilij Kandinskij
Poesia: Autunno di Siegfried Sassoon da “Counter-Attack and Other Poems“, 1918
Opere:
di Vasilij Kandinskij, Park of St Cloud-Autumn, 1906
Angelo Maria Ripellino nel “Prisma lirico” di oggi John Singer Sargent, Paul Klee,Vincent Van Gogh
77.
Tu pensi che, quando cresce il tuo male, si spengano i fuochi, le barche non prendano il mare, si proibisca ai cani di latrare, i figli si incantino come sculture di sale.
Oh no, lascia perdere. Osserva la ghiandaia azzurra che ruba il tuo ultimo cucchiaino d’argento. Ferma lo sguardo sgomento sull’estranea bellezza di questa caraffa in cui luccica tutto il ghiaccio del mondo.
Paul Klee
Poesia: di Angelo Maria Ripellino da “Notizie dal diluvio”, 1969
Opere:
Barche di pescatori, John Singer Sargent, 1878
Paesaggio con uccelli gialli, Paul Klee, 1923
Caraffa e piatto con agrumi, Vincent Van Gogh, 1887
Sergej Aleksandrovič Esenin nel “Prisma lirico” di oggi con Claude Monet, Caspar David Friedrich, Giovanni Boldini
Eccola, questa sciocca felicità Con le sue finestre bianche spalancate sull’orto! Sopra lo stagno, uguale a un cigno purpureo Naviga silenzioso il tramonto.
Con le sue finestre bianche spalancate sull’orto! Sopra lo stagno, uguale a un cigno purpureo Naviga silenzioso il tramonto.
Salve, mia pozzanghera d’oro E voi betulle capovolte nell’acqua! Dal tetto una banda di cornacchie Canta i Vespri alle stelle.
Laggiù oltre i giardini Dove fiorisce la vitalba Una soave ragazza vestita di bianco Accenna delicate canzoni:
E il freddo notturno si distende sui campi Come una sottana celeste. O mia cara, mia sciocca felicità, Tenere e fresche guance di una volta!
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Caspar David Friedrich
Poesia: di Sergej Aleksandrovič Esenin (1895-1925)
opere:
“I quattro alberi”, Claude Monet, 1891
“Cigni nel canneto al tramonto”,Caspar David Friedrich, 1932
“Busto di giovane donna con nastro bianco tra i capelli”, Giovanni Boldini, 1912
Angelo Maria Ripellino nel “Prisma lirico” di oggi con Loredana Semantica
Questo oleandro già pronto a sfiorire mi svela che il mondo si sbriciola a guardarlo troppo. Meglio ignorare l’indifferente natura, la gelida, che puntarvi addosso lo sguardo come il malocchio. Ogni cosa è imbrattata di ciglia di estranei, e le nostre pupille curiose ne affrettano la muffa, lo sfarinìo di farfalla, il dissesto, il mesto giallore da Presto Giovanni insomma l’ingresso nel Buio Pesto. Lo sguardo denuda lo sfarzo mendace del creato, straccia gli involucri bagattellieri, e l’immagine non resiste alla nostra inquisizione oculare, ma il giuoco è reciproco, tu pure sei fragile e polvere, se ti osserva un oleandro.
ph. Loredana Semantica
Poesia: di Angelo Maria Ripellino da “Sinfonietta”, 1972
Salvatore Toma nel “Prisma lirico” di oggi con Joaquín Sorolla, Gustave Caillebotte, Egon Schiele
Vento leggero che parli con voci di foglie che apri i germogli e li fai trepidare nella primavera.
Vento che asciughi i panni, bianchi come visi di bambini, e a volte con dolcezza il sudore della fronte, fa che la mia morte sia liscia, serena come il tuo respiro.
Salvatore Toma
Gustave Caillebotte
Poesia: di Salvatore Toma dalla raccolta “Canzoniere della morte”, 1999
Opere:
“Passeggiata in riva al mare” Joaquín Sorolla, 1909
“Asciugatura del bucato, Petit Gennevilliers”, Gustave Caillebotte, 1888
Enzo Mandruzzato nel “Prisma lirico” di oggi con Agnolo Bronzino, Michelangelo Buonarroti, Albrecht Dürer
Una volta il poeta assomigliava al santo. V’immaginate un santo che dice “sono un santo”? un poeta che dice “noi poeti”? E’ una parola che non ha plurale. Tutt’al più, numerosi singolari. E i santi in sindacato, li pensate? Ed un santo premiato in un concorso con la targa, la coppa, la medaglia?
Certo, credeva in Dio, anche quando era ateo; piuttosto non credeva seriamente alla propria esistenza. Scriveva e dipingeva per averne coscienza. Non scriveva per vivere, ma viveva per scrivere. La vita -valori, ideologie e sentimenti- non erano che creta alle sue dita.
Il poeta era un cinico che somigliava a Dio .
Michelangelo Buonarroti
Poesia: di Enzo Mandruzzato, dalla raccolta “Ti perdono la morte”, 1985
Opere:
“Ritratto di Dante Alighieri”, Agnolo Bronzino, 1532
“La Creazione di Adamo”, Michelangelo Buonarroti, 1511
“Autoritratto con pelliccia”, Albrecht Dürer, 1500
Dino Buzzati nel “Prisma lirico” di oggi con Giovanni Boldini e Pierre Bonnard
Scrivi, ti prego. Due righe sole, almeno, anche se l’animo è sconvolto e i nervi non tengono più. Ma ogni giorno. A denti stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle più ridicole e patetiche nostre illusioni. Crediamo di fare cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca. Comunque, questo è il tuo mestiere, che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo. Scrivi, scrivi. Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via, una riga si potrà salvare. (Forse).
Dino Buzzati
Pierre Bonnard
Poesia: di Dino Buzzati dalla raccolta “In quel preciso momento” 1956
Opere:
“Ritratto di uomo in chiesa”, Giovanni Boldini, 1900
“La lettera”, Pierre Bonnard, 1906
“Natura morta con rose”, Giovanni Boldini, 1842-1931
Cesare Pavese nel “Prisma lirico” di oggi con Pierre Auguste Renoir, Zinaida Serebrjakova, Franz Marc
Ancora cadrà la pioggia sui tuoi dolci selciati, una pioggia leggera come un alito o un passo. Ancora la brezza e l’alba fioriranno leggere come sotto il tuo passo, quando tu rientrerai. Tra fiori e davanzali i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni, ci saranno altre voci. Sorriderai da sola. I gatti lo sapranno. Udrai parole antiche, parole stanche e vane come i costumi smessi delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu. Risponderai parole − viso di primavera, farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno, viso di primavera; e la pioggia leggera, l’alba color giacinto, che dilaniano il cuore di chi piú non ti spera, sono il triste sorriso che sorridi da sola. Ci saranno altri giorni, altre voci e risvegli. Soffriremo nell’alba, viso di primavera.
Zinaida Serebrjakova
Poesia: “I gatti lo sapranno” di Cesare Pavese dalla raccolta “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, Einaudi, 1951
Opere:
“Giulia Manet”, Pierre Auguste Renoir, 1887
“Ritratto di Lola Braz”, Zinaida Serebrjakova, 1910
Salvatore Quasimo nel “Prisma lirico” di oggi con Leo Putz e Jan Mankes
Desiderio delle tue mani chiare nella penombra della fiamma: sapevano di rovere e di rose; di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli ed erano subito di neve; così le parole. Un po’ di sole, una raggera d’angelo, e poi la nebbia; e gli alberi, e noi fatti d’aria al mattino.
Jan Mankes
Poesia di Salvatore Quasimodo da “Acque e terra”, Solaria 1930
Con la poesia “Estate” di Herman Hesse e il dipinto di Emil Nolde “Papaveri”, il sito Limina mundi augura ai lettori “Buone vacanze” e chiude l’attività per i prossimi mesi di luglio e agosto.
Arrivederci al primo settembre.
Emil Nolde “Papaveri”
Estate di Hermann Hesse
Improvvisamente fu piena estate. I campi verdi di grano, cresciuti e riempiti nelle lunghe settimane di piogge, cominciavano a imbiancarsi, in ogni campo il papavero lampeggiava col suo rosso smagliante.
La bianca e polverosa strada maestra era arroventata, dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato, più greve e penetrante il richiamo del cuculo, nei prati delle alture, sui loro flessibili steli, si cullavano le margherite e le lupinelle, la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio e nel febbrile, folle anelito della dissipazione dell’approssimarsi della morte perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro, inesorabile avvertimento delle falci in azione.
Messo dentro tutto in ordine piegato la barca i remi il mare liscio crespo turbato tinte chiare e cupe i venti leggeri dell’estate quelli più pesanti per l’inverno corri a prendere il treno spacca in due la folla arriva issati parti perdilo fa lo stesso siediti a terra e viaggi lo stesso è tutto mare altissimo mare, te la sogni la terra.
I preti di paese hanno le scarpe sporche un dente verde e vivono con la nipote. Presso cassette vuote d’elemosina sanguina Cristo in piaghe rosso borbonico; esala un’agonia dura dai banchi e dai fiori di campo. In piazza, accoccolati sulle ginocchia del Municipio, stanno i disoccupati a prender l’oro del sole.
Trotta magro e sicuro un gatto nel Sud nero.
Vittorio Bodini
Poesia: Vittorio Bodini, 1914 – 1970
Opere:
Salvador Dalì , “Cristo di San Giovanni della Croce”, olio su tela, 1951
Zhivotkov Vladimir Vladimirovich, “La finestra”, 1970
Con una poesia di Marina Cvetaeva e le marine di David James e Laura Knight la redazione del blog Limina mundi augura:
BUONE VACANZE E ARRIVEDERCI A SETTEMBRE
David James
Chi è fatto di pietra, chi è fatto d’argilla –
Io invece sono fatta d’argento e brillo!
La mia occupazione – è il tradimento, il mio nome – Marina,
io – sono l’effimera spuma del mare.
Chi è fatto d’argilla, chi è fatto di carne –
a costoro la bara e le lastre tombali …
-battezzata nella fonte marina – e nel mio
volo continuamente infranta!
Attraverso ogni cuore, attraverso ogni rete
batte il mio arbitrio.
Io – vedi questi ricci scomposti? –
non sono fatta del sale della terra.
Mi frango sulle vostre granitiche ginocchia
e da ogni onda – risuscito!
Evviva la schiuma – l’allegra schiuma –
l’alta schiuma del mare!
Laura Knight
Poesia: Marina Ivanovna Cvetaeva, Spuma di Mare, 1920