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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi tag: Alessandro Barbato

Versi trasversali: Alessandro Barbato

20 lunedì Gen 2025

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Alessandro Barbato, poesia contemporanea

 

 

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

ALESSANDRO BARBATO

 

In un tuo volo

Se fossimo vapore, come nuvole
sapremmo attraversare forme e cieli,
ammorbidire i segni, arrotondarli,
potremmo fare a meno di parlare.
Ci basterebbe piovere ogni tanto
sui prati, sui tuoi tarli, i continenti
oppure sfilacciarci lenti e bianchi
sui mari che respirano alla Luna.
Se fossimo vapore e non in questo
giro sordo in cui scorrono le vite
attorcigliate a date e a situazioni,
potremmo continuare anche a sorridere
se sfuma un’altra estate, invecchia il mondo
e tu non sei ora qui, ma in un tuo volo.

In coda (La vita di ogni regola)

Sto bene con gli estranei,
perché non sanno il gioco e quanto è dura
la vita di ogni regola.
Con chi, se un po’ curioso, potrà sempre
immaginarmi un po’
più buono, in chissà quale suo collage
di vuoti e proiezioni.
E poi con te, quando compari come
un lampo tra le nuvole
più spesse a fare chiari anche i minuscoli
dettagli sparsi in coda
a ogni mio sbaglio, in tutti i tuoi sbadigli.
Con quelli che si allenano
a sbocciare, persino a tramontare
senza intoppi; coi gatti
che vedono anche al buio quando serve.

In estate la luce

Fa buio. Troppa luce
rimpicciolisce l’iride, socchiude
un po’ le palpebre e paglia pare il prato
dove razzola un bambino
a cui regalo ogni mio sogno.
Li porterà nel petto, forse allegro
sotto il Sole polveroso,
mentre corre come un pazzo
col pallone, tra le aiuole secche,
il cuore che sconfina nei polmoni.
Oppure al mare, quando basterà
la sabbia ai suoi capricci senza tempo,
e a noi guardarlo per pulire il nostro
sguardo al bianco canto delle onde.

Con l’approssimarsi dei primi sogni d’autunno

Ci sono altre vecchie abitudini
che dovrei smettere di coltivare,
non misurare più il tempo in autunno
o dare alla pioggia il colore
del mare. Anche abbassare un filino
la voce e fare di notte un sentiero
di braci, non traccheggiare
inseguendo le briciole, le anime
perse, sfinite a volare.
Ci sono molte altre vecchie abitudini
che dovrei smettere di praticare,
per liberare più spazio all’odore
sparso ogni giorno dai tuoi desideri:
fare un veloce inventario del mondo,
stare in silenzio a guardarti dormire.

Inediti di Alessandro Barbato

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Alessandro Barbato, Inediti

09 lunedì Ott 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Poesie

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Alessandro Barbato

1.

Verremo via e con noi scivoleranno
nella notte delle palpebre
le cose e anche le case, tutte quante
le canzoni che ascoltavi
per dormire, le perline, i prati
e i fiori che teniamo nei cortili.
Verranno via con noi le nostre rose,
con le spine, i pennivendoli,
le giostre e poi il profumo che indossavi
quando aspettavamo Aprile.
Non mancheremo certo a questo mare
o alle sue onde che ci nutrono
la voce, né alla danza di cicale
che nemmeno a sera tace
e ci ricorda amori e fiabe.

La casa delle cose

2.

Valeva una fortuna da bambini
ritrovare tra le sabbie
dell’estate qualche biglia
abbandonata con la foto
cartonata d’un ciclista
sconosciuto, per le gare
assolatissime su piste
morsicate dalla tiepida
risacca che bagnava i nostri gridi
insieme a quelli dei gabbiani.
Sembravano pepite e noi pionieri
alla ricerca di un segreto
sotterrato in mezzo ai piedi,
sulla spiaggia che bonaria
ci osservava e non tradiva mai
le nostre aspettative e i sogni d’oro
che auguravano le madri un tempo
ai figli se dormivano da soli.
Anche ora silenzioso cerco attento
sulla riva dei tuoi sensi un segno
magico o una biglia che hai perduto,
che hai lasciato tra le dune
carezzate dal mio mare, per gare
a perdifiato con i giorni
che ci sfuggono di mano.

Biglie

3.

Necessitano d’ombra, qualche volta,
persino le parole. Troppo Sole
ne scopre capillari e venature
fragili; ostruite da abitudini
cattive, come quella di fumare
o bere sciocche litanie di versi
a stomaco vuotato dal rigurgito
del tempo che ogni tanto porta indietro
immagini e valute fuori corso,
buone solo per qualche collezione
sfogliata, con orgoglio un po’ infantile,
davanti ai rari ospiti che si fingono
davvero interessati e non domandano
mai buio a ristorare idee e pensieri.

Versi dell’ombra (Sonetto di Luglio)

4.

Sussurri in questo coccio di conchiglia
cui somigliano i miei sogni:
eredità di sale ed echi d’onde
di un pianeta che ha alti mari
e occhi più profondi in cui nascondere
i relitti delle nostre tentazioni.
Non riesco mai a distinguere, però,
l’intonazione, il peso, anche l’odore,
se ce l’hanno, dei discorsi
che facciamo mentre aspetto
di svegliarti e ancora perderti
tra i flutti delle cose, delle noie
e dell’amore che raccontano
le vedove, che sperano le spose.
Ti cerco in questo coccio di conchiglia
a cui somigliano i miei giorni,
votati alla battigia e a qualche rudere
di luce al quale appendo la tua voce.

La battigia (in questo coccio di conchiglia)

5.

Ne avremmo di parole
nuove, giovani da usare
per incidere il silenzio
in cui confini ogni mio giorno,
bianco come le pareti d’una casa
da arredare ed abitata
da qualcuno che ogni tanto
ti somiglia. O come bianca
tela aperta a ogni squarcio di colore;
lontana vela viva nell’azzurro
della sera, quando cerco
la tua orma in ogni angolo,
sull’orlo di ogni notte quando arriva.

I giorni bianchi

Nota biografica

Alessandro Barbato (Roma 1975) dopo la laurea in Lettere, ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in antropologia sociale presso l’EHESS di Parigi dedicandosi allo studio dei rapporti tra nuove scienze umane e letteratura, in particolare nell’opera di Michel Leiris e Pier Paolo Pasolini. Ha pubblicato su tale tematica diversi saggi, in lingua italiana e francese, e una monografia; è inoltre collaboratore del blog dedicato al Poeta friulano «Le pagine corsare». È stato membro del comitato di redazione della rivista di settore «Civiltà e religioni», oltre che di diversi gruppi di ricerca legati alle cattedre di Storia delle Religioni e di Antropologia delle religioni della Facoltà di Lettere dell’università UNIROMA2.
Ha pubblicato anche liriche su rivista, blog letterari e nel 2019 la silloge “Il fiore dell’attesa”, confluita nel 2020 nella raccolta “Solamente quando è inverno”. Nel 2022 ha visto la luce la sua ultima raccolta di versi, “La mimica dei mondi (qualche poesia fuoritempo)”, edita da Controluna – Edizioni di poesia.
Attualmente insegna materie letterarie presso le Scuole Ebraiche di Roma.

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Alessandro Barbato, Inediti

03 venerdì Feb 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Poesie

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Alessandro Barbato

 

1.

Il sonno protegge il ricordo
di quando soltanto eravamo
due gocce di pioggia nel cielo,
mai pronte davvero a cadere
se il vento setaccia le vie
dei nostri piaceri scarlatti.
Mantiene al sicuro il legame
segreto col mondo che adesso
velato, lontano, più in basso
ci appare minuscolo e fitto
di trame, di gente che passa
senza guardare se piove o se il Sole
bisbiglia di nuovo tra nuvole
appese un vagito di pace.

Veli di Sole

2.

Ho lasciato arrossare i miei occhi
al miraggio d’un fuoco
che inganna le mani, nutrito
da voci di boschi lontani
e segreti, in cui accovacciato
da bestia affamata ho sperato
sorgesse più in fretta la Luna
a schiarire i sentieri di notti
di pietra. Ora ho il mio sogno di ghiaccio
e d’argento che basta a sé stesso,
ho anche imparato a distinguere
i venti, tentando i miei passi
persino nel buio, con gli occhi
più rossi, ma senza le fiamme
che il tempo ha tradito.

A fuoco lento

3.

Resta più in disparte –
se la sorte mi rovescia addosso
il grido della pioggia trattenuta
nello stomaco – il desiderio d’ali
che tormenta le mie scapole
da quando i tuoi sorrisi sono larve
di silenzio; nascosto nei sussurri,
nei sospiri impercettibili
di un universo spoglio,
quasi fosse un casolare adesso
sfitto in cui si addensano
le crepe dei ricordi e dei rimorsi.
Ma aspetterò lo stesso che mi spuntino,
testardo, anche senza più alcun nido
da raggiungere cantando,
io non riesco a fare altro.

Incorreggibile

4.

Ritiro i pensieri e i respiri
accecati di troppe parole
nel palmo di nebbia che ancora
rimane a riparo dal vento
solare che soffia sul mondo,
tra i poveri sguardi dei nostri due
corpi. Riposino lievi, sepolti
dal tempo che sempre ci manca,
tra i pochi frammenti che salvano
un giorno, da quando ogni passo
è un pontile interrotto tra grumi
di senso che illudono gli occhi.

Quattro passi

5.

Non è pace, no, la luce
se ci brucia le pupille,
se arde lucida planando
più lontano d’ogni sogno.
Non è pace, no, ma vita
che ramifica di fiamme,
passa lieve i resti d’ombra
che ora paiono silene
profumate nelle notti
mie in attesa d’un prodigio
che rovesci il giorno e il mondo,
quando scalda i corpi vuoti
di elettricità di sensi.
Non è pace, mai, la luce
quando viaggia sul tuo volto,
se procede dalle dita
tue che scavano il mio buio.

Silene

Alessandro Barbato

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Versi trasversali: Alessandro Barbato

14 lunedì Mar 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Alessandro Barbato, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

ALESSANDRO BARBATO

Senza dirlo è più difficile

convincerti che non finisce il vuoto

dove inizia l’orizzonte, non c’è

mica per davvero un altro

modo per colmare la lacuna,

i punti morti del pensiero,

se non darsi al tuo silenzio

e ai miei timori fino in fondo,

senza spingere sul freno

né cercare dilazioni.

Ché impreciso è il nostro viaggio

e siamo a corto anche di fiato,

ma non serve più contare quanti

passi ci rimangono a scaldarci

in ogni notte che divide i nostri

giorni. No, non serve ribellarsi,

scalpitare al vuoto o al pieno:

questo è il gioco a cui giochiamo

e non è colpa di nessuno.

 

Vuoti a rendere

 

2.

Siamo arrivati qui dove si perdono

le mani e il vento è un’ombra che accompagna

a casa sagome di noia.Vendi

o lascia quel che resta senza piangere

né sconti, troverai qualche amatore

disposto forse a ripianare il debito

di ossigeno che prende a certe quote

offrendo in cambio dei rimorsi un altro

errore da cullare. Sarà maggio

anche quest’anno e avremo ancora fiori

teneri nei vasi, e questo identico

presagio di qualcosa che non torna

dentro gli occhi, non resta nella rete,

se provi a tirar somme dalla sete.

 

Per sommi capi (siamo arrivati qui dove si perdono)

 

3.

Ho ancora il tuo orologio stretto al polso:

sussurra giorni duri di mattine

schiuse al vuoto. Se batte la lancetta

dei secondi sopra gli anni tuoi

lasciati come mancia per le estati

che saranno, mi sforzo di incontrare

il tuo passare tra i miraggi

di stagione e a dare un cenno

ai desideri presi a morsi

dai tuoi occhi che si chiudono.

E peso è questa voglia di sospendere

i minuti, di trovarti senza

tempo nei riflessi e nei gorgheggi

della Terra. Un peso che mi tiene

qui ancorato alle parole

della voce tua che tace

e mi sorride da lontano.

 

Sala pesi (Le estati che saranno)

 

4.

 

L’odore d’un camino all’alba spento

ricorda i fuochi fatui delle sere

cominciate tra i tuoi vicoli

di carta ad azzeccare d’ogni sogno

l’aritmetica e il profilo.

Si mischia al gelo lucido sui prati

preparati dall’inverno a scomparire

per rinascere tra nebbie

e canti languidi di nostalgie

insegnate dall’attesa.

E tu che cosa aspetti mentre scappi

coi tuoi occhi più lontano di ogni eco

verso aurore a me proibite?

La voce di quei fuochi ammutoliti,

forse un battito di ciglia.

 

Memorie di una sera, una mattina

 

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Versi trasversali: Alessandro Barbato

08 lunedì Feb 2021

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Alessandro Barbato, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

ALESSANDRO BARBATO

Astrolabio

 

Le mani che tu intrecci coi miei sogni

mi mostrano carnalità di nuvola.

Le stille dai tuoi occhi che battezzano

la notte, mi frustano le tempie

con curiosità di lampi, di ripidi

chiarori da scalare in brevi istanti.

Ma adesso muta ancora il nostro viaggio

cui adattiamo passi infermi, scalzi,

sfiorati dagli zenit e dai nadir

dei nostri tempi e vera, tu soltanto,

in questa astronomia di nebbia resa

fitta come ghiaccio dal risveglio,

conducimi per mano verso il buio

dove è muto anche il destino, fermo.

 

2.

Sussurri di falò

 

Cerca prima i suoni lievi, quelli

innocui da vedere, da nascondere

alla folta mascherata

d’occasione che ci dice

delle valli. Sali invece quasi

fossi monachina che si azzurra

nella gola, se c’è ancora un po’

di vento in queste notti di granito.

Cerca bene, cerca meglio.

 

Eternità private

 

Le mie parole d’acqua si rinnovano

ogni autunno, mentre solo un dubbio

è l’oro che si irradia su cammini

di promesse sotterrate

e di capelli che si sciolgono.

Abbiamo guizzi ancora di ricordi

di silicio e un bagnasciuga

adesso vuoto che ci mormora

fonemi inaccessibili ai cultori

delle eternità private

che si incontrano sui treni

insieme a qualche pendolare.

Avremo del futuro tutte quante

le movenze e poi una voce

che non tace, pure senza dire niente.

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