1.
Il sonno protegge il ricordo
di quando soltanto eravamo
due gocce di pioggia nel cielo,
mai pronte davvero a cadere
se il vento setaccia le vie
dei nostri piaceri scarlatti.
Mantiene al sicuro il legame
segreto col mondo che adesso
velato, lontano, più in basso
ci appare minuscolo e fitto
di trame, di gente che passa
senza guardare se piove o se il Sole
bisbiglia di nuovo tra nuvole
appese un vagito di pace.
Veli di Sole
2.
Ho lasciato arrossare i miei occhi
al miraggio d’un fuoco
che inganna le mani, nutrito
da voci di boschi lontani
e segreti, in cui accovacciato
da bestia affamata ho sperato
sorgesse più in fretta la Luna
a schiarire i sentieri di notti
di pietra. Ora ho il mio sogno di ghiaccio
e d’argento che basta a sé stesso,
ho anche imparato a distinguere
i venti, tentando i miei passi
persino nel buio, con gli occhi
più rossi, ma senza le fiamme
che il tempo ha tradito.
A fuoco lento
3.
Resta più in disparte –
se la sorte mi rovescia addosso
il grido della pioggia trattenuta
nello stomaco – il desiderio d’ali
che tormenta le mie scapole
da quando i tuoi sorrisi sono larve
di silenzio; nascosto nei sussurri,
nei sospiri impercettibili
di un universo spoglio,
quasi fosse un casolare adesso
sfitto in cui si addensano
le crepe dei ricordi e dei rimorsi.
Ma aspetterò lo stesso che mi spuntino,
testardo, anche senza più alcun nido
da raggiungere cantando,
io non riesco a fare altro.
Incorreggibile
4.
Ritiro i pensieri e i respiri
accecati di troppe parole
nel palmo di nebbia che ancora
rimane a riparo dal vento
solare che soffia sul mondo,
tra i poveri sguardi dei nostri due
corpi. Riposino lievi, sepolti
dal tempo che sempre ci manca,
tra i pochi frammenti che salvano
un giorno, da quando ogni passo
è un pontile interrotto tra grumi
di senso che illudono gli occhi.
Quattro passi
5.
Non è pace, no, la luce
se ci brucia le pupille,
se arde lucida planando
più lontano d’ogni sogno.
Non è pace, no, ma vita
che ramifica di fiamme,
passa lieve i resti d’ombra
che ora paiono silene
profumate nelle notti
mie in attesa d’un prodigio
che rovesci il giorno e il mondo,
quando scalda i corpi vuoti
di elettricità di sensi.
Non è pace, mai, la luce
quando viaggia sul tuo volto,
se procede dalle dita
tue che scavano il mio buio.
Silene
Alessandro Barbato
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