Ho immagini chiare
di donne al fiume o al lavatoio:
sciacquano e strizzano lenzuola.
Non credo d’averle mai viste coi miei occhi
ma sento nelle braccia quella fatica del battere e torcere
come un piacere intenso di far nuove le cose.

È certo lo sguardo irreale di chi non l’ha mai fatto
– al massimo una volta nella vasca a casa
maledicendo la sorte omicida di lavatrici vecchie –
quello sforzo che si accaniva su membra e schiene
reso più tenue forse dal cantare o dallo stare insieme
ma duro e implacabile nell’essere destino senza via d’uscita.

Eppure nei volti s’intuisce una gioia d’esserci
– o forse io la sogno – che manca e impoverisce chi non l’ha
quella del corpo innegabile e sovrano
che al giorno non chiede che durare
quanto la forza di camparlo dura
e i panni sporca e lava e stende al sole
e poi riposa e dorme e sa il domani.