Nell’ambito della rubrica “Canto presente” oggi presentiamo la poesia di
Pier Francesco De Iulio
I
Non so niente di te
ma so tutto di me,
anche se
fingo continuamente
di non sapere.
II
un mese è lunghissimo
le mani sul tuo seno sono occhi
che si chiudono a pensarti
ho camminato a lungo nella pioggia
fumando il desiderio di starti accanto
ho pensato all’alba in una città vecchia
all’angolo di vico del fieno
alla discesa verso il porto
ai nostri corpi nudi nel mare
a Boccadasse
III
Aprile è dietro l’angolo
e la sua promessa anche
è dietro l’angolo,
il viso e il bianchissimo
seno sono in angolo,
come afflato geometrico
o numero quantico, sussulto
corpo squassato
corimbo che tutto squadra
e riunisce,
sopra ogni angolatura futura:
la forma della rachide
si schiude, in una sorprendente
specie d’addio.
IV
dovrei vuotare il sacco
scendere giù fin dentro la voragine del mondo
e sopra l’argine del fiume
diventare un uccello indifferente al volo
dovrei respirare l’odore del vento
come gli alberi notturni
o le pietre sbrecciate dei ponti
lasciare che il silenzio entri nei polmoni
provare la caduta libera tra i flutti
fingere la natura degli alti platani bianchi
V
Qual è l’altura?
È nostro il bosco? Su quale
pietra poggia ora il piede?
Premonizione tra i rami
odore lacustre che precede
l’ombra sui passi,
indietro fino all’inizio
giocoso e assassino
dell’informe radura.
Il vento lo puoi sentire?
Fanne un monito,
prima d’immergerti nell’acqua.