Nell’ambito della rubrica “Canto presente” oggi presentiamo la poesia di:
Marisa Guagliardito
*
il corpo addosso non ha voce del tempo futuro
se non alita inchiostro e climi
di pioggia o sereno sulle spalle
se concavo non raccoglie nel giro di una pagina
tutto il forse
tutto il certo invisibile
che sente arrivare alle braccia come
l’erba mossa come
un bimbo come
la stretta del sole
quando sale la poesia e ci alziamo
per tenerci in piedi
*
“piano io sono ruvida, lasciami finire”
e tutto questo è mio come la piena
che non attraversa i pori
le cose le ho viste riflettere
i righi accogliere tutti i nostri errori
e siamo musiche piane
il ronzio primordiale
carica acufeni la notte
fra salite e discese emergono
i ghiacciai
le dune invase
di luce con la nostra torcia
non cadiamo nel crepuscolo
sonoro del tempo stantio
ci aspettiamo quaggiù
sotto finestre aperte
come storie d’amore
per mano
persuasi in un sogno sommerso
“piano
io sono ruvida, lasciami finire”
*
sempre qualcuno cade
alla rimessa degli usci
qualcuno dei salvati non lo sa
e trema nel bagliore svogliato della brezza
svegliato come dopo un sonno
qualcuno cade o si tuffa
si perde magrissimo nella sponda
nutrita dalle sue solide
impercettibilmente
sopracciglia converse
si guarda vestito d’inverno
nell’ardore dell’estate
poi si perde
e si perde
nel vestito d’inverno
miracoloso sogno giacere insieme
potremo sdraiarci e parlare
o stare in silenzio e parlare
si può
rimasti d’inverno
vestiti d’inverno
toccarci i capelli e il caldo immobile
finché possiamo
finché
*
usami parola nuova nel vocativo
offriti voce spiovente
precipizio lettera maiuscola
formami poi lasciami
non tenermi tra le dita con le dita
ficcami nelle mie piaghe
dove scudi e lance
lunghe combattono la tua fame
antica come l’uomo della storia
plasmami al modo conveniente
ché non mi veda informe
scala a chiocciola
disequilibrio trattenuto da una spalla
cui non piange più neanche l’assenza
apriti via chiara
sfonda il parapetto delle oltranze immobili
danneggiami di fogli sparsi e graffi di matite
sul tavolo dove poggia coi gomiti pesanti la ragione
omicida della morte
che ti sbrana
che non ti vuole a pillole
ma a fiamme di elisir di lunga vita
parola nuova offriti collirio
risanante per questi occhi fermi
*
penso all’isola greca nel grembo della poesia
e noi tra il sonno e il giorno
penso al tuo profilo generoso prodigio
e sei tra le colonne sorde
voce che mi hai strappato alle facciate
ghiaccianti di sole
voce che si è gettata al seno caldo
di seme
un gorgo silente di brivido e di guerra.
penso all’isola greca
e noi alzati salvi dal sipario delle nostre mura
le muse e i poeti
i figli della nostra fuga
dove nascemmo vivi come le pietre
chiamano alla storia la voce.
eterna delle cose e dell’amore
ché non si nasconda
*
io lo faccio con la bruma dei pensieri
nel palmo della notte l’amore
che mi apra come un guscio di goccia
come foglia lavata
dell’inverno primo bucaneve tra le zolle
io lo faccio dalla cima delle erbe alte
al passaggio della notte
l’amore che mi rompa
in un travaso più profondo
che mi sciolga in un grumo di calore
che mi sleghi come un filamento duro
quando sono uno scoglio senza un’alba
scolpito nelle mura
*
come anime di pietra
dure
nel sogno arreso
si accostano le tende
si depongono gli abiti e gli arnesi
il ritmo il cammino
ma io penso a un lieto muovere umano
al perché che non accenta la sua causa
ai vocativi quasi verdi quasi accesi
di domeniche e campane
noi non abbiamo fretta
tutto comincia dall’inspirazione di un colore
il sospiro non muore storto
sotto il lampo buio del povero tempo
noi siamo il senso
siamo i pini sempreverdi del viale
nel viaggio verso
tutte le stagioni
*
ci ho provato dando la mano al giorno un nome
al buio di un qualunque interno
e me ne sarei andata come un’ora
a cui non manca il tempo
scultorea ritta tra la folla delle mie parole io
è vero non rimango nelle cose io come
avara delle mie costole delle apnee dei miei crampi
mi tolgo le collane le vere gli ori nel sottrarmi
quando io non siedo bella tra le molli
luci del giorno che si attarda
in uno sfarzo di voci dove ho visto
silenzi
come vuoti a perdermi
Marisa Guagliardito