Tag

,

Nell’ambito della rubrica “Canto presente” oggi presentiamo la poesia di:

Antonio Pibiri

Il romanzesco in medicina

I

Teatro anatomico. In anticipo sulla lezione.
Dovrò spaccare una testa, il pensatoio…
non un vaso di terracotta
con dentro i rotoli di Qumran.
Nei vecchi trattati leggo metodi
per disincastrare le suture. Parte seconda.
“ Scegli la testa di un individuo tra i 15 e i 20 anni..”
Altra cosa uno sbircio, senza gilda
di chirurghi alle spalle e figure
in nero con gorgiera.
La cavità dell’occipite dispera la visuale.
Infilerò solo due dita,
e rinvenuta l’anima, il sogno,
tentare la sorgente. Infine bere
dalle mani che illumina.

II

Sindrome di Urbach-Wieth:
calcificazione dell’amigdala.
Una stupefatta assenza di paura.
Solo i riflessi a difesa. Il paziente
smette di pagare le imposte,
evitare la notte urbana, i crocicchi,
i manganelli, i coltelli a cedimento
erettile, come da teatro surrealista.

I ministri del Re, terrorizzati, loro sì,
sottovoce per portici d’oro s’interrogano
se epidemica colpisce
intero il popolo, quale antidoto,
quanto tempo l’Impero.

III

c’è solo una novità radicale
ed è sempre la stessa: la morte
Walter Benjamin

Dopo i dovuti accertamenti
riflesso bulbare encefalo
il fiume di terra dalle viscere
chiesi al medico legale
di poterlo di grazia tenere
con me per qualche giorno
a casa nel letto di sempre
(disteso il volto sul volto)
quello contro la parete a fiori
sul limite dove frangono i vetri i righi
prima che venisse consegnato
al tavolaccio e divaricatori
del dottor Tulp.
Quale occasione migliore per
lo scettico: a sua disposizione
una favolosa specola
un morto con vista
sull’aldilà.

di prossima pubblicazione presso l’editore “L’Arcolaio”