Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, gray and blue (1921)
La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della nuova rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …
GUGLIELMO APRILE
Congedo tardivo
Datemi una valida scusa per restare,
che compensi
la troppa acqua fredda accumulata nelle ossa
e la scarsa ossigenazione degli ambienti,
i rischi di embolia
nel raccogliere monete da sotto il letto;
questo regno dei cieli quando arriva,
in ogni fine c’è una liberazione,
sono impaziente di restituire
gli oggetti ricevuti in prestito,
spero di lasciare questo albergo sgraziato
al più presto.
***
Binario
Così regolare il respiro
di questo binario,
che buona parte del tempo
la passiamo dormendo,
le tempie pesanti sul vetro
e le bocche semiaperte, da ebeti,
nemmeno facciamo caso
al ricco paesaggio lasciato dietro,
un attimo e si è già a destinazione
senza accorgersi come.
***
Orma di sabbia
Me ne intendo di cose che finiscono.
La pioggia laverà
senza troppa fatica né scrupolo
dichiarazioni d’amore e scritte oscene
sui muri della stazione;
dove oggi la città innalza i suoi gonfaloni
rinverranno fra qualche tempo
la vertebra di un pesce preistorico;
lo scorpione sopravvivrà all’uomo
di parecchi deserti:
è molto più incline a venire a patti
con la sabbia e il vento, e ne sarà risparmiato.
***
Di questo passo
Ci si incammina verso una probabile
liquidazione totale,
a breve è previsto l’esproprio,
dichiarato incapace di intendere e volere
il vecchio che provvedeva a sfamare
i piccioni dell’intero quartiere;
a partire dal primo di ogni mese
scatta la detrazione,
la confisca è immediata,
le ali di paglia finiscono all’asta,
si mettono i sigilli
ai cassetti in cui non abbiamo guardato,
si archiviano le domande
scadute per decorrenza dei termini.
***
Foce del mondo
Il bidone dell’indifferenziata
trabocca ogni giorno di più
di cartoline dalla luna di miele
e attestati di frequenza,
due foche morte sul cuscino,
giuramenti d’amore
e notti in ospedale.
Tanto si finisce scaricati
in ogni caso
in un cimitero di scarpe rotte,
tutto intorno papaveri in coro
che fiammeggiano indifferenti;
una botta con il giornale e la mosca
è una macchia su un muro, e sarà
come se non fossimo mai nati.
***
Falsa Itaca
Non c’è impero degno di nostalgia,
sono impietoso
con tutti i chioschi di granite
in cui cercai sollievo al solleone,
con tutti gli alberghetti fuori mano
in cui consumai avventure
che a suo tempo giudicavo romantiche;
se fosse anticipata già a domani
la data di partenza del traghetto
non avrei chi salutare,
né effetti personali
che a malincuore dovrei fare a meno
di mettere in fretta e furia in valigia.
***
Demistificazione
C’è un’impostura clamorosa
nei ritratti oleografici del sabato sera.
La gente esce dai negozi
con buste piene di pietre nelle mani
orgogliosa
dei propri colorati guanti nuovi,
la segatura degli uomini
costeggia
il bordo di un maelstrom, anche in mezzo
allo squittire delle luminarie,
di ognuno attraverso lo sguardo
leggo perfino
il bosco ingordo a cui sta facendo ritorno,
la tumefazione che preme sotto il vestito della sera;
non ho per fratelli
che i lampioni impassibili
alle strade furibonde e al loro
inseguirsi, divorarsi a vicenda.
Testi tratti da Il talento dell’equilibrista, Giuliano Ladolfi Editore, aprile 2018
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