Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, gray and blue (1921)
La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della nuova rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …
STEFANO DI UBALDO
Una scelta tra luci e ombre
Ogni scelta è una storia
sul filo di lana
contorto in matassa:
non c’è ragione
che si dipani
senza un telaio
di molte mani;
alla ricerca
di capi sciolti,
ci vanno in tanti
per varia sorte,
forse chiamati
dai bassifondi,
a scovar luce
laddove è nera
la superficie
che sa assorbirla,
ma non mostrarla,
come un riflesso,
all’ombra incerta
che le sta intorno.
*
Natalia
Ci amavamo
con le sorprese del dolore;
lo serbavamo
nei meandri inestricabili
della nostra unione
e aspettavamo
che d’un tratto esplodesse,
per incantarci
e redimerci
dalla tortura solitaria
di cercare una ragione;
perché non ci sono ragioni
in fondo al dolore
e, dovunque le si cerchi,
non sono nient’altro
che un’illusione d’impotenza.
Ce lo sussurravamo
senza tenerezza,
nel dolore, appunto;
eppure, senza rabbia,
come se sapessimo
che l’amore non avrebbe mai perso
il predominio su di noi,
su quel poco
che immensamente esprimevamo.
Vedevamo lontano,
scrutavamo
nelle pieghe dei corpi
desideri inespressi,
per stanare segni di cicli
che, impercettibili,
ci conducevano
a varcare il nulla.
Percorrevamo
un labirinto di orgasmi,
come fiumi esondati
o fanciulle in pericolo
in notti infinite;
e allora i Minotauri,
dappertutto negli specchi,
nell’attesa,
nei ricordi,
nei progetti,
in tutti noi diventavano
un filo rosso
di bolle di sapone;
e ci appariva la gioia
di ritrovarci in un groviglio
che ascendeva sulle onde del vento,
che ci armonizzava alla dissolvenza.
Quello era il nostro mistero,
l’estrema perfezione
di conflittualità inebriate dai sensi,
l’origine di un cambiamento
così nascosto
da stravolgere il mondo.
Così mi hai chiesto di partire,
per non doverci corrompere
di nuovo nell’apparenza,
nella condanna di una salvezza
isolata dalle casualità.
E io ti ho risposto
di non essere pronto,
senza paure,
senza incertezze,
ma con lo stesso dolore
che ancora
mi faceva sorprendere
d’amarti.
*
Sicurezze di ieri
Sono cambiate in fretta
e non c’è stato allarme
e poco importa adesso
che si concili il dramma
con la sopravvivenza,
perché non è lo stesso
prefigurare un salto
e accarezzare il vuoto.
Sono cambiate in fretta
e si è discusso molto
su chi sia il vero leader
tra tradizioni e sogni,
ma ciò che ne è rimasto
è polline nel vento,
che mentre va a attecchire
fomenta intolleranze.
Sono cambiate in fretta
e non c’è stato scampo
per esitanti in fila
e coppie di una volta,
pazienti ad aspettare
di avere il proprio turno,
per affrontar carenze
e impegni quotidiani.
*
*
Déjà-vu
Portiamo dentro
polifonie intorno
e fantasie perdute
tra dure realtà;
e le mentite spoglie,
identità a ritagli,
caravanserragli
per culture ipocondriache,
memorie dionisiache
di fresca gioventù,
ricami all’incoscienza,
richiami all’apparenza,
profondi sottosuoli
e occhi da bambino,
aperti sulle strade
che fuori percorriamo.
Testi tratti da Verso un forse, Antipodes, luglio 2018
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