Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)
La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della nuova rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …
MARTA GENDUSO
Carbone
La tua energia di vivere
trattenuta in nuce
una violenza estrosa
interdetta:
una mano sulla corteccia
l’altra tra i miei capelli
stretti alle dita
come corda tra le labbra
il canto del piacere.
Travolta io, qui accanto
come un carbone arso e muto
mi sento e rimango
per terra tra gli ultimi fuochi.
Così se mi prendessi tra le dita
adesso
una tenerezza implosa
scoscesa:
una mano sulla roccia
l’altra a tracciare graffiti
nel paleolitico dei miei desideri
nella caverna del dinofelis.
*
Bestia e Terra
Davanti a te
o meglio
fra le tue mani
ritorno di terra
impasto d’argilla
fasci di nervi e fremiti
impulsi etologici.
Ricomincio a fiutare
riprendo a sentire
ogni muovere che striscia
sibilla sul manto
carezza le zampe
che corrono nostalgia
Davanti a te
o meglio
con le tue mani
mi spoglio
prima dell’evoluzione
prima dell’homo
in contatto col tempo
Così
lontana da te
rimango
al buio
se non hai mai visto una bestia piangere,
al buio
per te.
*
Il mortaio di legno
Il mortaio di legno
rintocca
batte
le bacche si disfano
aprendosi in frantumi
poi il succo
liquido rappreso
sangue raggrumato
una pasta di mandorle
compatta
sulla fronte come
medicina antica
così anche noi
rimaniamo pestati.
Il mortaio di legno
batte
rintocca
svogliato
nel nostro martirio
dei giorni che escono a gocce
da un vecchio rubinetto malandato
le parole stanche biascicate
si trascinano
escono come rivoli di saliva
nel sonno
sul cuscino
fino alla stasi muta
dei corpi lontani.
Noi
disfatti e spacciati
che non sappiamo come
siamo arrivati
fin qui
malridotti
naufraghi della nostra tempesta
fuori controllo
approdati
su due isole adesso
distanti.
*
Pangea
In un attimo
siamo la pangea di una nova terra
incastrati gli uni negli altri
nei nostri orli appena frastagliati
zolle informi che si distaccheranno
ma siamo solo alla deriva
continenti
quando lontani
in giro per la città
ce ne andremo
come scivolando
su tappeti di oceano
velluto nero increspato
ma siamo solo alla deriva
continenti
quando lontani
*
Arenaria inutile
Un’arenaria inutile
stamattina
un frammento
una scaglia grattugiata
bianca e nuda
su questo letto
una spiaggia infinita
senza mare
quindi un deserto
di arsure
un contenitore brullo
di plastica
sparuto
sparpagliata in me
frugando nel sonno
un cumulo di ossa ordinate
secondo una fisiologia animale
che mi lascia indietro
e ferma ancora
lenta e senza scampo
in questo nuovo giorno che
mi sfinisce cominciando.
*
Dimentica
Quel giorno in cui entrasti in casa
-la porta aperta-
sul pavimento
tra giornali e oggetti quotidiani
hai trovato
gli incubi che ogni notte
ti avrebbero cercato
e così adesso
io vorrei soltanto
che su ognuna delle impronte
di quei colpi,
che su ognuno di quei punti
percossi
e dai lividi attoniti e sconvolti
si aprissero forme
di laghi,
di fari,
di lune ancora giovani
contente alle prime rughe
oppure ancora
righe di orizzonte
in fuga dai capelli.
Voltati,
rivoltati
nel liquido amniotico delle tue profondità
nelle ciglia chiuse e confuse
nella gestazione di ricordi nuovi
e lascia che quelle immagini
smarriscano la strada
senza tracce
verso te.
*
Ricordati
Sei nato due volte
e il secondo dolore
inflitto
il parto di te
scegliendo
chi non saresti mai diventato
nell’immagine del volto duro
del braccio scagliato
degli occhi crepacci violenti
resistente tu
ingoiando il colpo sordo
digerendolo onirico
irresoluto
nel muto vagito
nel pianto sprecato
il parto da te.
(Fiorisce da ogni colpo
la rinuncia
fiorisce ad ogni livido
la scelta)
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