Questa intervista appartiene ad un’iniziativa del blog Limina mundi che intende dedicare la propria attenzione alle pubblicazioni letterarie (romanzi, racconti, sillogi, saggi ecc.) recenti, siano esse state oggetto o meno di segnalazione alla redazione stessa. Ciò con l’intento di favorire la conoscenza dell’offerta del mercato letterario attuale e degli autori delle pubblicazioni.
La Redazione ringrazia Francesco Palmieri per aver accettato di rispondere ad alcune domande sulla sua opera: Biografie, Terra d’ulivi Edizioni, 2019.
- Ricordi quando e in che modo è nato il tuo amore per la scrittura?
Credo che il 99,99% risponderà di aver iniziato a scrivere in età giovanissima o molto giovane, proprio perché fu in quel tempo che sentì l’amore per la scrittura, un amore profondo, intenso, emozionante e, per questo, un amore per sempre. Ebbene posso dire di far parte di quel 99,99%.
2. Quali sono i tuoi riferimenti letterari? Quali scrittori italiani o stranieri ti hanno influenzato maggiormente o senti più vicini al tuo modo di vedere la vita e l’arte?
Il riferimento letterario che sicuramente mi è più vicino è il Novecento, e credo non potrebbe essere altrimenti perché è a cavallo del secolo che si è formata la coscienza moderna che personalmente faccio risalire a Giacomo Leopardi, il primo esistenzialista ossia un protoesistenzialista. Da qui è facile capire che è il recanatese ad essere colui che in primis mi abbia influenzato nonostante io, da adolescente, lo abbia odiato molto per la sua cupa concezione del mondo e del destino umano. È chiaro che poi col tempo io mi sia ravveduto… Nel campo del mio sentire, quindi più per empatia che per influenza, sono venute tante altre personalità letterarie, primo fra tutte sicuramente Eugenio Montale e poi Ungaretti, Quasimodo, Saba, Moretti, Corazzini, Cardarelli e, più vicini a noi, Raboni, Giudici, Pagliarani, Caproni, Gatto, Erba, e ancora più vicini, Patrizia Cavalli, Vivian Lamarque, Patrizia Valduga, Valerio Magrelli, Fabio Pusterla, Testa, Toma e potrei continuare ancora ma sarebbe una elencazione noiosa. Fra gli stranieri citerei Prevért, Neruda, Salinas, Larkin, Wendy Cope, Edgar Lee Masters, Hikmet, e mi fermo qui. Ma voglio ripetere che non si tratta di influenze bensì di comunità di sentire e analogie di scrittura.
3.Come nasce la tua scrittura? Che importanza hanno la componente autobiografica e l’osservazione della realtà circostante? Quale rapporto hai con i luoghi dove sei nato o in cui vivi e quanto “entrano” nell’opera?
Come nasce la mia scrittura… direi senza alcuna premeditazione, di getto, come se i miei testi fossero già tutti scritti nel mio subconscio, infatti è raro che io intervenga sulla prima stesura. Vogliamo dire che io stia parlando di ispirazione? Ebbene la risposta è sì. Autobiografia e realtà circostante sono per me inscindibili, in quanto c’è sempre un io senziente ad elaborare l’esperienza del mondo e di se stesso. Da questo punto di vista tutta la scrittura e, soprattutto quella poetica, è autobiografica in quanto rappresenta la sintesi fra cognizione, emozione, fantasia, sentimento. Se un testo non contiene queste quattro qualità, non è poesia, è altro. In quanto all’imprinting geografico o topografico, devo riconoscerne la citazione spesso metaforica nei miei testi, sia che si tratti di immagini ambientali provenienti soprattutto dalla mia infanzia sia che invece si tratti di suggestioni metropolitane più vicine alla mia esperienza più recente. Ciò accade sempre quando l’esterno diventa luogo dell’anima, o almeno così è per me.
4. Ci parli della tua pubblicazione?
Se lo facessi sarei un partigiano sfacciato, no, preferisco che siano gli altri a parlarne semmai ne avessero voglia.
5. Pensi che sia necessaria o utile nel panorama letterario attuale e perché?
A questa domanda non saprei rispondere… Il panorama letterario contemporaneo è così intasato di scritture che qualsiasi opera arriva a sembrare non necessaria e inutile. Se qualcuno dovesse leggermi, direi che farebbe almeno un’esperienza interiore…
6. Quando e in che modo è scoccata la scintilla che ti ha spinto a creare l’opera?
Per i quattro libri che ho pubblicato, direi che non c’è un quando e nemmeno una “sacra” scintilla iniziale. Per 20 anni non ho scritto una sola poesia, poi – credo verso la fine del 2008- ho iniziato a scrivere senza fermarmi più almeno fino al 2015. È in questo arco di anni che ho scritto le mie quattro raccolte. Come ho detto sopra, non c’è stata alcuna premeditazione, tutto è avvenuto con estrema naturalezza se si esclude una certa compulsione attiva a dire, dire, scrivere. Circa poi la distinzione di quel flusso in raccolte autonome, beh devo dire che anche qui era l’istinto ad indicarmi la fine di un lavoro e l’inizio di un altro.
7. Come l’hai scritta? Di getto come Pessoa che nella sua “giornata trionfale” scrisse 30 componimenti di seguito senza interrompersi oppure a poco a poco? E poi con sistematicità, ad orari prestabiliti oppure quando potevi o durante la notte, sacra per l’ispirazione?
Credo di aver risposto già a questa domanda.
8. La copertina. Chi, come, quando e perché?
Per quanto riguarda la copertina, l’ho sempre concordata con il mio editore Elio Scarciglia di Terra d’ulivi e, essendo lui un ottimo fotografo di talento, abbiamo sempre scelto una sua fotografia che avesse attinenza con lo spirito dell’opera, per la raccolta “Biografie” invece la nostra scelta è caduta su un mio dipinto che ci è apparso molto in sintonia con i testi.
9.Come hai trovato un editore?
Credo nello stesso modo in cui fanno tutti: inviando le mie proposte ai diversi Editori. Naturalmente alcuni non hanno mai risposto, altri invece si rivelavano come tipografi truccati, in tanti era chiaro l’intento di lucro, qualcuno invece è stato da subito onesto e collaborativo, così com’è il mio editore di riferimento attuale, cioè Elio Scarciglia delle Edizioni Terra d’ulivi.
10.A quale pubblico pensi sia rivolta la pubblicazione?
Direi a qualsiasi tipo di pubblico che abbia voglia di leggere poesia.
11. In che modo stai promuovendo il tuo libro?
Nell’unico modo in cui riesco a farlo, cioè pubblicando qualche testo sulla mia pagina personale Facebook e su quella dedicata ai miei libri, sempre su Facebook. A proposito la pagine dei libri si chiama col titolo della mia prima raccolta non d’amore: Fra improbabile cielo e terra certa. Naturalmente ho provato a farne una presentazione pubblica ma è stato un disastro già alla seconda esperienza qui a Milano. Ho provato anche a partecipare a un paio di concorsi; in uno sono stato il prescelto dalla giuria, nell’altro nemmeno mi sono piazzato fra i finalisti. Ma per ciò che concerne i concorsi ci sarebbe molto altro da dire e non ne ho alcuna voglia… mi basta dire che non parteciperò a nessun altro concorso.
12.Qual è il passo della tua pubblicazione che ritieni più riuscito o a cui sei più legato e perché? (N.B. riportarlo virgolettato nel testo della risposta, anche se lungo, è necessario alla comprensione della stessa)
Direi che sono tanti i testi a cui sto pensando ma probabilmente quello che segue rappresenta lo spirito di tutta la pubblicazione:
“Ho cercato di rendere magnifico
lo spazio verticale di azzurro sulla testa
(per arrivare all’apice del cielo
per rendermi fratello delle stelle
essere degno di avere avuto dio come padre)
ho cercato di rendere splendente anche la terra
di folgorarmi gli occhi con le rose
di respirare unisono col mare
(perché il paradiso era terrestre
ed è bugiardo chi dice che era celeste)
ho cercato d’indovinare l’angelo
nel passo sollevato di bocca glutei e seno
nel nudo delle cosce, il filo della schiena
(perché persino dio ha visto fra le donne
la donna benedetta, la madonna piena di grazia)
e adesso è arrivare a sera
chiudere finestre e porte
sperare d’aver lasciato
sulle scale i demoni
che per tutto il giorno
ho avuto dietro alle spalle.”
13.Che aspettative hai in riferimento a quest’opera?
Che raggiunga le persone, che sia letta e compresa.
14. Una domanda che faresti a te stesso su questo tuo lavoro e che a nessuno è venuto in mente di farti?
Ma chi te lo fa fare a insistere con la scrittura?
15. Quali sono i tuoi progetti letterari futuri? Hai già in lavorazione una nuova opera e di che tratta? Puoi anticiparci qualcosa?
Nel futuro prossimo vorrei pubblicare le mie due ultime raccolte scritte e delle plaquette già definite, e poi ho in progetto anche la pubblicazione di un romanzo i cui ultimi 10 capitoli sono ancora sui quaderni… già, perché io scrivo a mano e poi traduco in file…

Francesco Palmieri
Nato nell’entroterra barese, si è trasferito in un Comune a nord di Milano dove ha lavorato come docente di materie umanistiche. Attualmente collabora con siti, riviste e case editrici, occupandosi prevalentemente di critica letteraria. Suoi testi sono presenti in rete e in antologie. Nell’ottobre 2012 ha esordito, pubblicando con la casa editrice ‘La Vita Felice’, la sua opera prima: Studi lirici (solo parole d’amore). Successivamente, nel 2015, ha pubblicato Fra improbabile cielo e terra certa, nel 2016 Il male nascosto e nel 2019 Biografie, sempre con la casa editrice Terra d’ulivi.
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