Nell’ambito della rubrica “Canto presente” oggi presentiamo la poesia di:
ANDREA CASTROVINCI ZENNA
Non così – propriamente così, come credevi
remota ipotesi non vomitarlo
tutto quel bene, “alcolico dimentico
ristoro, i suoi capelli nel castano
ondeggiamento lucevano d’oro” – e così
scindono scissi, accecano lucendo
e tu, tu, per spogliarmi così
non tu (o sì?) potresti ricompormi?
Sveglia da sempre in te dormivo
un non innocuo incubo d’amore.
*
Probabilmente
niente ho da dirti in aggiungere
forse in levare sarebbe ancora dire
al punto tale che tacerne è amarti.
*
Novembre sgelami dall’ansia acerba
per non averla in casa in fretta,
oltre presenze dubbie di timori;
lascia traspaia
come in lei amante
una tremenda primavera.
Epicedio a Romeo
Come chi piange e non sa ricomporsi,
così tu piangi e nulla ti conforta…
Ripensi a quando docile
si accoccolava tra le tue lenzuola,
tra le vesti leggere, sul tuo petto?
E nulla nel dolore ti è più abietto
che ricordare le felici cose…
Ma il tuo pensiero disperatamente
torna a quei gesti, alle gioiose fusa
svola sugli occhi, sui baffi, risente
morbido il morso (un solletico appena!)
su le punte dei piedi
quando d’inverno, tremendo e non scorso
ancora, nera la coda, il nasino,
dolce ossimoro tra il bianco dei plaid,
la carezzavi, gli smeraldi intenti.
Oggi entri in casa, non la trovi in giro;
di quelli il vuoto e il morso assenti, provi:
frugano gli occhi trepidi il divano
cercano invano grigia la figura.
Rubescono gli occhiucci, l’aria è tremula:
alla tua mano lesinando il pranzo
con animosa leggiadria discreta
più non si ammusa micia.
Nella tua stanza, tra lacrime chiusa,
è solo un gatto! segreta ripeti…
Ma fiele bevi riguardando foto
un tempo liete e ti avveleni a un fato
che tutte le creature fece carne
più o meno gravi o consapevoli.
*
E ti rivedo, in certi giorni grigi
tra le mie poche cose care e chiare;
come l’aliare bianco delle strigi,
impercettibile, crepuscolare.
*
Ma così biondo il mio tesoro mai
da illuminarmi ancora adolescente,
catartizzato in musica,
stordito, etilico!
Gioivi stretta al fianco mio bambino
nella solare gloria del tuo riso chiaro.
*
Bionda di grano il mio tesoro, docile
come la spiga al vento lieve; avorio
ha nelle dita cesellate e sfioro
un’altra volte te, suprema gioia.