Nell’ambito della rubrica “Canto presente” oggi presentiamo la poesia di:
ENRICO MARIA’
Le mani tese
verso un oltre
che non posso
guardarlo negli occhi
ferita longitudinale
è la mia bocca che succhia
assi marcite, il vuoto incorniciato.
*
Le protesi
per le onde mutilate
che la boscaglia
del mare calmo
si fa spalto
a scovarmi
sangue acciaio.
*
La vasca quella
col sangue dei detenuti
e l’esistenza attesta
il male oscuro
questo desiderio
la rivincita dei corpi
il nome breve.
*
La superficie l’acqua immota
percorsa dagli animali feriti
che mai torna a casa
la complessità di questa luce.
*
I bambini
è questione
di odori buoni
di corpi caldi
amati il tempo
per il tempo
giusto per venire
un container
dove provvisorio
è il bestiame spostato.
*
Stefano è morto giovane
e io la piango ancora di nascosto
la famiglia slogata
la ricerca della colpa
e il non toccarmi mai più carne
se non treno fucile in faccia
che non voglio sia colpa tua
il ritorno di me
nel bianco del lenzuolo.
*
È il gesto che mi dice
che non so più essere
che quell’angolo incontrollabile
dove la lontananza mai raggiunta
il tempo scorso.