Paolo Landi: L’occhio del fulmine
Prometheus, 2020
Cinque poesie e un commento breve
Il filosofo Paolo Landi nell’ottobre 2020 pubblica per i tipi di Prometheus L’occhio del fulmine: le nove sezioni Mistero di te, Vago calar della sera, Le onde dei tuoi capelli, L’incendio della parola, Al passo che il piede serra, La statua che il vento erige, Salendo la scala celeste, Le forme nascenti, Le onde portano in epigrafe la dedica all’artista multidisciplinare livornese Furio Allori. La silloge – nella forma poetica che incede per versi ampi, narrativi, sontuosi nei modi di una lingua colta, attraente che ha modanature di termini ricercati, desueti – dimostra l’affiliazione al rigore del pensiero accordato a rime scolpite d’equilibrio metrico; manifesta la complessità sapienziale dell’Autore che ha talento e volizione per la materia del sapere che, in fatto di poesia, media i concetti attraverso paesaggi fisici artistici metafisici di particolare potenza immaginale (come in Le forme nascenti). Si potrebbe avanzare, a proposito della raccolta, l’ipotesi di poesia filosofica (o filosofia poetica) in quanto dalla lettura si evince la particolare fede che l’Autore ripone in un logos pervaso di ideale: in primis nell’ideale della potenza creativa, della genialità nell’arte, nelle forme liriche della bellezza inafferrabile di cui è «… tanto / possente l’inesorabile fiato».
Adriana Gloria Marigo
*
da Mistero di te
A PELO DELL’ACQUA
A pelo dell’acqua
apparve il fiore discinto
immobile nel recinto
del suo essere nato:
un meato del cielo
l’aveva voluto
avido dentro quel prato
di acqua matura;
la pura luce
donata dal limbo cristalliforme
del vivido azzurro
teneramente blandiva
un vago sussurro
donato alla nascita inenarrabile;
e l’inudibile
sempiterna ruota
dell’essere alterno
che si squaderna
per entro i millenni
muniva dei suoi portenti
il tripudio di quei fermenti
beati, dipinti dentro la gloria
degli animi sollevati
da L’incendio della parola
PAROLA RINATA
È frale
l’andare per connessure;
lo strepito delle verzure
s’inarca, il pollice duole
le sommesse paure cantando,
ed è notte sulla pagina bianca.
La stanca mano s’addorme,
fatta di pietra e silenzio.
La parca lingua
di un sibilante suono
adesso ridesta
le sue geniture; è l’alba
della parola rinata,
gemella della beata
estasi che perdura
nell’attimo dello spessore
del più sottile capello,
ed è quello che voglio,
se pure è meglio
il fragoroso discorso
che presto s’innalza
splendido di rigoglio,
ma non ritorna
nel luogo dove risplende
l’abito della fiamma
che tutto comprende
LE PAGINE DEL POEMA
Le pagine del poema
rapprese dentro l’albore
del primitivo nitore
lievitavano nella danza
dell’abbondanza primeva;
la loro sostanza
cresceva nell’onda lungimirante
della fragranza; un più largo orizzonte
visitava le scolte
dell’avita perfezione, dentro le molte
illusioni che germinavano;
le voci sopite venivano scolpite
ognora più vivide
nel marmo deterso
di quell’incanto riverso;
ed un colore disperso
sul mare senza confini
della iridata visione
cangiava in purpuree iridate beltà
il senno vincente
di quella distesa maestà
da Salendo la scala celeste
SU SCHIENE FURENTI
Su schiene furenti
è tempo di navigare; l’acqua
scioglie i battenti, il mare
s’innalza avido delle scolte
di grigia spuma terrificata;
la notte innalza il pertugio
dopo i diluvi rapiti;
la balza della dimora
avita sulla roccia
ci attende davanti
alla plancia che porta
lo sguardo davanti al cielo.
Avete cresciuto l’anima
dinnanzi alle vostre inferriate,
siete dispersi nei vimini
dei tessuti vitali
intrecciati fra il bene ed il male,
avete girato i cardini
delle pesanti porte
la morte affrontando,
carpendo l’inafferrato mondo,
andando più oltre
da Le forme nascenti
PRIMA CHE FIAMMA ALIMENTI
Prima che fiamma alimenti
l’autentico cuore,
il disamore dovrà alterare
l’azzurro coperchio, e il mare
ruggire dentro la falda
dove ribolle l’odio che serra
la mala pianta; la melma
dovrà risalire
prima che pioggia discenda
su queste rive;
il lavacro
lontano ci porterà;
troverà un Eldorado
privo del baratro e dei suoi lutti,
i flutti ci inonderanno
dei sacri viluppi
e il plettro di nuovi cieli
alzerà la sua lode
al tempo migliore, lucente
nelle sue ore beate,
maturo dei frutti d’estate
Biobibliografia
Paolo Landi (Livorno, 1953) si è laureato in Filosofia e in Lettere presso l’Università di Pisa. Ha pubblicato oltre sessanta saggi e tredici volumi. Tra le sue opere: Dell’insieme totale (“Giornale di Metafisica”, 2001-2004); Per una teoria dell’arte (2007); L’esperienza e l’insieme totale (2009); La coscienza, gli stati di cose e gli eventi (2011); Idee per una semiologia fenomenologica (2014); L’uno e il molteplice (2016) e Teoria della monade (2018).
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