Fabio Dainotti: Poesie controcorrente e Racconti in versi
La Biblioteca dei Leoni, 2020
Prefazione di Paolo Ruffilli e postfazione di Carlo di Lieto
In questa breve raccolta Fabio Dainotti scrive dell’amore colto nelle sue curiose varianti (presenti nella sezione di apertura Strani amori) e lo fa con ironica grazia: ironia del resto già implicita nello scorrere del tempo. Nel libro rivivono, infatti, figurine ormai lontane: non com’erano, e non saranno mai, perché il loro regno è la memoria in cui il poeta ricorda, assieme alle giovanili, anche quelle che parrebbero appartenere a foto o cartoline d’epoca (impiegando le voci ormai non più in uso di “decolleté” e “galante”) con un tocco di vaga melanconia, come In visita dalla sezione Figurine, dove l’ospite compare a cavallo…
Quasi ogni giorno venivo a trovarti
nella casina bassa,
affondata tra il verde dei cespugli;
legavo il mio cavallo
alla grata di ferro del giardino
(p. 19)
in Festa galante…
Il bocchino, i capelli impomatati;
lusinghiere parole.
Un décolleté di donna,
morbida nel guardare, lenta a dire.
Una musica triste al pianoforte.
Indistinta, nel fumo dei liquori,
la voluttà di perdersi e trovarsi
(p. 27)
e in La passeggiata, che ricorda certi dipinti fin de siècle, uno dei quali (Signora con cappello, di Federico Zandomeneghi) occupa la copertina…
La littorina fermava
in un viale alberato a Milano;
era giugno, la luce dilagava.
Vimercate: fermata in pieno centro,
tra un’edicola in fiore di giornali
e il chiosco per la musica d’estate.
Le signore sfilavano eleganti
con ombrellini al braccio.
Nei versi di Sulla corriera trapela invece qualche vaga reminiscenza di Penna:
Sulla corriera azzurra,
il ragazzino è biondo, ben vestito:
indossa un farfallino.
Ragazzino spigliato, perché non esita a stringere “tra le sue,/ le gambe della bella sconosciuta” per poi spaventarsi:
La donna dorme. Finge? Il sole,
nel tramontare, incendia la pianura.
Il ragazzetto pensa: “E se si sveglia?”
Così lascia la presa, spaventato.
La luna sorge. Il sole è tramontato.
(p. 24)
Gustoso contrasto psicologico fra il desiderio, riflesso nel sole al tramonto (in contrasto con la giovane età del ragazzo e non forse della donna dall’“aria vissuta”) che “incendia la pianura” e il timore pronto a spegnerlo col sorgere della luna. La grazia presente in questi quadretti sta anche nel rimpicciolimento dovuto ai diminutivi (casina, cavallina, ombrellini, canzoncina, biondino, farfallino, ragazzino, fidanzatini) con l’effetto di allontanare le immagini, mentre la rima Vimercate : estate (l’edicola dei giornali, pur “fiorita” non è un grand’Hôtel, né il chiosco della musica il salone delle feste a Monaco o a Baden Baden) suscita un senso di riduzione in termini provinciali, probabilmente ironica, ma non malevola. Il ragazzino ritorna nella poesia Triangolo in cui il contrasto sta fra la sua timidezza e lo scherzo sfacciato dell’amante:
I due amanti s’allacciano sull’erba
scambiandosi baci di fuoco.
Il ragazzino sta in disparte, timido.
– Puoi venire anche tu, se vuoi! – fa lei
con aria di sfida.
In Piccolo caffè o dei primi rendez-vous, abbiamo, invece, il ricordo dimesso e gentile delle cose minuscole:
There is a pleasant little café there,
un piccolo caffè dove noi due
ci appartavamo. Era bello parlare,
noi, soli al mondo.
C’era una siepe in vasi tutto attorno.
Stavamo seduti noi due soli
come i fidanzatini di Peynet.
(p. 33)
La siepe con i vasi “tutto attorno” forma, appunto, un piccolo mondo quasi incantato, se qui non si trattasse di un addio, ma a questa poesia-ricordo segue con ben altro tono La tastiera o del trionfo dell’amore, perché dopo il diteggio amoroso (“suono sulla tastiera del tuo corpo/ le musiche più belle e più dolenti,/ malinconiche, ardenti,/ prima e dopo l’amore”) compare, nella staccata e ultima duina, una svolta inquietante:
Quando sorridi, scopri bianchi denti
come una creatura di Allan Poe.
(p. 14)
La creatura, nelle Opere di Poe, è Berenice, cui il cugino, nel delirio dell’idée fixe, strappa i denti, che qui, con gli omoteleuiti in -enti, richiamano la tastiera. Si tratta di svolte non prevedibili, come in Fuma l’affari? (in dialetto) dove l’autista chiede all’Agostina di uscire e fidanzarsi, sennonché, dopo la serata al cinema…
Nel ricondurla a casa, lui parlò
(e avrebbe fatto meglio a stare zitto):
“Allora, facciamo l’affare?”
(p. 55)
Anche la psicologia femminile ha qui la sua parte:
“Non ho niente da mettermi”; e piangeva
con i singhiozzi, come una bambina,
mia madre. E io n’ebbi pena, come
se mancassero i soldi per mangiare
e non, semplicemente, nell’armadio
un abito da sera.
(p. 43)
Il libro ci offre, insomma, un continuo altalenare di ricordi con drammi, pianti, sorrisi e ingenue truffe (come in Il viaggio in cui una madre corre da Padre Pio “per sapere il destino ultraterreno” del figlio annegato, e lui: “Non preoccuparti”, le rispose, “è salvo”.) che la commovente poesia Una chiesa laggiù (dalla sezione Amor sacro) disperde a favore di un’auspicata e pacificante cancellazione…
C’è una chiesa laggiù, ci si arriva
da un vicolo in discesa, che costeggia
un giardino alberato con le aiuole.
C’è uno zampillo chiaro nel giardino,
che canta una sua canzoncina,
di sole quattro note,
ma vorresti ascoltarla sempre, sempre.
È l’acqua primordiale della nascita,
che ti culla e ti invita ad annullarti,
come una macchia, nella nuda terra.
(p. 47)
La chiesa, nominata all’inizio, ma non raggiunta “laggiù” ci ricorda l’acqua del battesimo e, assieme all’unione spirituale con la divinità, il memento mori, mentre lo zampillo terreno suscita l’invito a sentirsi cullati dalla sua canzoncina (eterna ninna nanna) per tornare, senza memorie, neppure le cristiane, in seno alla madre… terra.
Silvio Aman
Biobibliografia
Fabio Dainotti (Pavia 1948), presidente onorario della Lectura Dantis Metelliana, di cui è stato per anni presidente e direttore, condirige l’annuario di poesia e teoria “Il pensiero poetante”. Pubblicazioni di poesia: L’araldo nello specchio (Avagliano editore, 1996); La ringhiera (Book, 1998); Ragazza Carla Cassiera a Milano (Signum, 2001); Un mondo gnomo (Stampa alternativa, 2002); Ora comprendo (Edizioni Scettro del Re, 2004); Selected Poems (Gradiva, 2015); Lamento per Gina (Genesi, 2015, Primo premio “I Murazzi”); in edizione bilingue Requiem for Gina and other poems (Gradiva, 2019). Collaborazioni con numerose riviste di settore, tra cui: “Capoverso”, “Misure critiche”, “Gradiva”; come conferenziere, ha trattato argomenti di letteratura e di interesse dantesco e commentato canti della Divina Commedia. La rivista “Poesia” si è occupata criticamente della sua opera; RAI TRE ha dedicato servizi su eventi da lui promossi. Per l’editore Bulzoni ha curato la pubblicazione de Gli ultimi canti del Purgatorio dantesco (2010).
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