
Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)
La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …
MARTA GENDUSO
Interno 3 (incominciamento)
Il lamento che
dalla terra uscì
quando la prima volta l’aratro
fendeva la terra
fu di ferita.
Poi venne il bordo
tracciato su materia
sillaba sghemba
del primo vagito.
Enigma
Appena sopra
uno sguardo limpido
lo contraddice
l’enigma
sulla fronte campeggia
araldica presenza
di te il sigillo
il solco d’una ruga
denso grumo barbaglio
runa, cifrario o scrittura onciale
combinazione essenziale.
Non conosco formula
non sono chiave
ti perdo adesso
e dura già il ricordo:
leggera sul segno tattile
intuire cieca la scrittura
d’orogenesi il rilievo.
Ma ti perdo adesso
e dura già il ricordo:
inchino da tempio al sator
ultimo movimento rotas
minuscolo (ri)corsivo addio
era l’unica possibile
movenza di resa
benedire lo schiocco incompleto
e voltando di spalle sulla fronte
baciare l’enigma.
-insolubilità è spesso profondità d’astri
soglia di un altro intimo nascere-
Il bordo delle cose
Tamburi fuori tempo
lingue sulle labbra
ganci come l’amo
tirato nella bocca
del pesce tagliato
nel ventre sventrato.
Sferruzzano le vecchie
di persiane verdi e rauche
assopite nell’odore
sfilettato d’estate
sbiancato dagli anni
mentre crepe sanguinano i muri
come taglio sulla bocca
sotto l’occhio di profilo
incoerente nella luce
del pesce detto azzurro.
Quest’aguzzo che rincorre
è la chiglia,
la punta della freccia,
la lama fredda sul metallo,
il bordo dentellato
del vetro dopo l’urto,
immobile e già stanco
il niente minuscolo
delle cose che feriscono.
Interno 7
Scollamento
della suola in questo andare
sono il ciabattare
un ritmo scazonte
scanzonato
d’un rubinetto il singulto.
La parola non coincide,
si dissolve nel sentire
si sfarina, frantuma in me
geroglifico reticolo
setaccio scucito
ma se potessi tornare al ventre
a forme di laghi, di fari
e lune ancora giovani
allora ti direi
la poesia è una mano cava
che va misurando.
Corporale II
Non ho,
sono una ferita
da guarire.
Un taglio
in via di rimarginazione
di lembi dischiusi,
di tentativo di apertura
di strappo, di slancio, di scarto.
Non ho,
sono una ferita che
in alcuni giorni puoi dimenticare,
non senti
se la mano resta immobile
col palmo verso l’alto
verso l’altro.
Improvviso, dimentico e afferro
oppure
qualcosa mi tocca
e ricordo allora pungente
delle dita
il punto, esatto
con bruciore di limone
il taglio, sgraziato scucito
il vivo della pelle.
Sono una ferita
aperta
da guarire.
Corporale I
-Sono un corpo
sono il mio corpo
perché non posseggo quel che sono.
Sono il mio corpo
e dentro ho la terra
disseminata dai primi venti
rocce sedimentarie
basaltiche arenarie
distrutte
sabbia a grana grossa
detriti sfiniti
venuti
sulle anse,
i fianchi
del mio essere fiume
altrove da qui-
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