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Con questa rubrica si vorrebbe dare ‘voce viva’ a testi di diverso genere e ad autori noti e meno noti che di solito vengono conosciuti tramite lettura personale e spesso silenziosa. Senza nulla togliere alla profondità dell’esperienza soggettiva di immersione nel testo, con questo tentativo si vuole porre l’accento sulla modalità dell’ascolto e della compartecipazione acustica dell’espressione letteraria, così come accade quando assistiamo ad uno spettacolo teatrale o, più semplicemente, quando dialoghiamo. La scelta di autori e testi sarà a cura della redazione, tuttavia non si esclude che potranno essere prese in considerazione proposte di lettura su iniziativa di esterni alla stessa redazione, avendo cura di inviare copia del testo proposto. Solo un’avvertenza: la voce narrante è quella di un lettore comune e non l’espressione professionale di un attore, così come l’ambiente operativo che non è uno studio di registrazione.

 

 

L’ALBATRO di CHARLES BAUDELAIRE

 

Spesso, per dilettarsi, le ciurme
 
catturano degli albatri, grandi uccelli marini
 
che seguono, indolenti compagni di viaggio,
 
il bastimento che scivolando va su cupi abissi.
 
 
 
 
Appena posti sulla tolda
 
questi re dell’azzurro abbandonano ai loro fianchi miseramente,
 
indifesi e vergognosi, come remi,
 
sconfitte, le candide e grandi ali.
 
 
 
 
Com’è goffo e inerte questo viaggiatore alato,
 
lui poco fa così bello com’è comico e brutto!
 
Qualcuno con la pipa qui il becco gli stuzzica,
 
là un altro, l’infermo che volava scimmieggia zoppicando.
 
 
 
 
Come il principe dei venti è il poeta
 
che avvezzo alla tempesta si ride dell’arciere
 
ma esiliato fra scherni sulla terra camminare non può
 
per le sue ali da gigante.
 
 
Trad. di De Nardis, riadatt. di Palmieri