
omaggio a un poeta, Giorgione, 1505
Col titolo “Una vita in scrittura” Limina mundi avvia un’iniziativa partecipativa che, come dice lo stesso titolo, vuole mettere in luce quanta dedizione richiede la scrittura e quanto lega a sé diventando fulcro di un’esistenza, compagna di vita
L’iniziativa è rivolta ad autori che scrivono da tempo, che hanno quindi un’ampia esperienza in scrittura, una carriera letteraria alle spalle, possono testimoniare l’atto di fedeltà alla parola. E’ quindi un invito, ma nel contempo un omaggio.
L’invito è a raccontare, non con le parole asettiche e sintetiche usualmente richieste in una biobibliografia, ma in libertà, l’ingresso della scrittura dentro la propria vita, la chiamata o vocazione, la sua permanenza, l’evoluzione, l’intreccio con le proprie vicende personali, spirituali, una storia quindi fatta di inizi, trame incontri, episodi, traumi, delusioni, soddisfazioni, concorsi, premi, scoperte, emozioni ma anche, se si vuole, raccontare tutto ciò di cui lo scrittore è “fatto”, il suo saper fare anche oltre l’atto della scrittura in qualunque ambito sente appartenergli: professionale, creativo, artigianale, degli affetti… senza limiti, in linea con lo spirito del sito.
Libertà anche nella forma: un racconto autobiografico romanzato, un “automatismo ritratto”, cioè un proprio ritratto in scrittura automatica, un flash su un episodio o persona importanti o significativi del proprio percorso, un’intervista nella quale le domande sono formulate e le risposte sono date sempre dallo stesso autore, persino una singola poesia o raccolta di poesie che l’autore riconosce come “autobiografiche” sono modi possibili con cui cor-rispondere oppure rispondendo semplicemente alla domanda: Ci racconti la tua vita in scrittura?
L’invito è stato rivolto da Antonella Pizzo a Maria Grazia Calandrone che l’ha interpretato come segue.
Grazie infinite, Maria Grazia e grazie altrettante ad Antonella Pizzo
da Giardino della gioia, Mondadori 2019
Intelletto d’amore
La poesia è anarchica, risponde a leggi solo proprie, non può e non deve piegarsi a nient’altro
che a se stessa.
La sua legge interiore è ritmo, musica assoluta.
Questo spiega la commozione che proviamo nell’ascoltare letture di poesia in lingue a noi sconosciute.
Abbiamo l’impressione di comprendere
anche se non capiamo le parole,
perché le nostre molecole consuonano con la musica profonda della poesia,
che è la stessa in ogni lingua: un ultrasuono, un rumore bianco.
Una lingua invisibile, un ronzio nucleare
traducibile per approssimazione,
una sonorità che entra in risonanza con la parte più estranea e profonda delle nostre molecole
e col rombo primario della materia
che compone la sedia
sulla quale sediamo.
Come certa musica – penso al Chiaro di luna di Ludwig van Beethoven – è un linguaggio
letteralmente universale:
i poeti lo scrivono da sempre, ma le recenti scoperte astrofisiche lo confermano
con rigore scientifico, non più solo intuitivo: il nucleo più profondo di noi
è composto della stessa materia delle stelle.
Parole di Margherita Hack: «Tutta la materia di cui siamo fatti l’hanno costruita le stelle. Tutti gli elementi, dall’idrogeno all’uranio, sono stati fatti nelle reazioni nucleari che avvengono nelle supernovae, stelle molto più grandi del Sole, che alla fine della loro vita esplodono e sparpagliano nello spazio
il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno».
Dalle scoperte ultimissime sappiamo ancora che
metà degli atomi che formano i nostri corpi è materia prodotta fuori dalla Via Lattea, viene da una distanza
che non si può
commensurare.
La vibrazione delle nostre molecole entra in risonanza materiale con la vibrazione dell’universo,
fin dentro l’universo sconosciuto. QQQuesta forza
«che move il sole e l’altre stelle»
è quella che Dante chiama «amore».
La poesia intercetta il corale profondo e ininterrotto di questa forza, intona la sua voce
al rombo delle stelle extragalattiche
e al rombo primario della materia
che compone la sedia
sulla quale sediamo.
È un oggetto fatto di parole
sempre d’amore.
E basta.
Risposta per Arturo
Se anche mio figlio, ieri, col libro di grammatica
greca aperto sul tavolo, sorridendo confuso tra il desiderio
di non dispiacermi e il pragma
della cosidetta realtà, chiede: “A che serve?”
io dico a voi, ragazzi: la bellezza
è gratuità del gesto,
come quando vi amate,
è il momento preciso in cui un essere umano
si stacca da terra,
s’inginocchia e disegna
un toro
sulla parete
della sua grotta,
a Lascaux. Così,
senza motivo.
O ha scoperto il modo
per non essere solo
– e ha scoperto il modo
per non morire.
Roma, 6 marzo 2018
Come si dice amore nella tua lingua
«Le lingue non hanno confini, i confini sono solo politici» «Esiste una lingua invisibile alla quale attingiamo tutti» «Ogni scrittura è traduzione di un mondo» «Io attraverso le lingue che conosco in cerca della lingua universale». Questa è la vera avanguardia, la vera
profezia per il futuro della specie.
Fekrì, hubùn, dashùri
sirèl, bhālabāsā, agàpi
uthàndo, ài, jeclahày
süyüü, obichàm, aròha
lyubòv’, hkyithkyinnmayttàr
khairtài, cariàd, upéndo
amour, is bràe, snēhàṁ
maxabbàt, szerelém, rudo,
ādaràya, fitiavàna
liebe, evîn, miq’vàrs.
Continuate in settenari chiari
con questi suoni, nuovi come il mondo
che dicono da prati
e da foreste, igloo, capanne
e palafitte, grattacieli e canoe: io, questo niente
caduto nel sogno della materia, avrò cura di te
fino alla fine del mondo.
Roma, 9 febbraio 2019
L’ha ripubblicato su antonella pizzo letture e scritture.
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