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LIMINA MUNDI

Archivi tag: Maria Grazia Calandrone

Splendi come vita di Maria Grazia Calandrone

16 giovedì Mar 2023

Posted by Antonella Pizzo in Consigli e percorsi di lettura, LETTERATURA E POESIA, NarЯrativa, Recensioni

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Tag

Antonella Pizzo, Maria Grazia Calandrone, romanzo, splendi come vita

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E le parole vanno via da noi, dalla cera impassibile dei nostri volti, e attivano le leve submarine di altri esseri umani, uguali a noi. Che splendono, talvolta, come noi splendiamo. Senza saperlo. (p. 13)

Maria Grazia Calandrone orfana due volte, privata dei genitori biologici, poi di quelli adottivi, nel romanzo Dove non mi hai portata edito da Einaudi nel 2022, proposto da Franco Buffoni al premio strega 2023 “per la tenuta stilistica e la capacità dell’autrice di coinvolgere il lettore in una vicenda storica e umana al calor bianco”, indaga sugli avvenimenti riguardanti la vita e la morte dei suoi genitori biologici. Oltre al succitato Dove non mi hai portata la Calandrone ha scritto nel 2021, edito da Ponte alle Grazie, il romanzo Splendi come vita, che riguarda la sua vita vissuta accanto alla madre adottiva.

Maria Grazia Calandrone, poetessa notevole, ha scritto sotto forma di romanzo una storia autobiografica, da lei definita lettera d’amore alla madre, narrata in prima persona dove racconta, tramite frammenti, immagini e inquadrature, rievocazioni, nel linguaggio poetico a lei congeniale, il complicato e difficile rapporto fra lei e la madre adottiva: Consolazione, detta Ione. Nata nel 1916, era moglie di un parlamentare comunista, insegnante di lettere, colta ed elegante, bionda e bella, così come appare nelle foto e nella copertina del romanzo con la piccola Maria Grazia in braccio. Non ho ancora letto Dove non mi hai portata e, per chi non avesse letto nessuno dei due romanzi, probabilmente è preferibile leggerli entrambi iniziando da Splendi come vita in modo da aderire al tempo della storia e alla stesura della Calandrone.
Un ritaglio di un famoso giornale dell’epoca datato 10 luglio 1965 riporta la notizia che, dopo aver abbandonato nel Parco di Villa Borghese la propria figlia Maria Grazia di 8 mesi, una donna si era tolta la vita buttandosi nelle acque del Tevere assieme al padre naturale della bambina, anche lui annegato. Lei è Lucia, bruna Mamma biologica. Maria Grazia è figlia dell’amore quindi per la società di allora figlia della colpa. La notizia del ritrovamento nel parco della piccola e indifesa Maria Grazia fa scalpore ed emoziona la gente, il giornale di cui sopra scrive in neretto che la bimba NON HA PIU’ NESSUNO. Continua a leggere →

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LA POESIA PRENDE VOCE: MARIA GRAZIA CALANDRONE, CRISTINA BOVE, SILVIA ROSA

07 martedì Feb 2023

Posted by maria allo in La poesia prende voce, Podcast

≈ Commenti disabilitati su LA POESIA PRENDE VOCE: MARIA GRAZIA CALANDRONE, CRISTINA BOVE, SILVIA ROSA

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Cristina Bove, Maria Allo, Maria Grazia Calandrone, Silvia Rosa

La poesia prende voce

DONNE IN POESIA

Maria Grazia Calandrone (foto di Barbara Ledda)

poesia di Maria Grazia Calandrone, da “Giardino della gioia”, Mondadori, 2019 , legge la stessa autrice

Cristina Bove

poesia di Cristina Bove da “La simmetria del vuoto”, Arcipelago Itaca Edizioni, 2018 legge la stessa autrice

Silvia Rosa

poesia di Silvia Rosa da “Tutta la terra che ci resta”, Vyidia Editore, 2022, collana Nereidi, prefazione di Elio Grasso, legge la stessa autrice,

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Una vita in scrittura: Maria Grazia Calandrone

07 mercoledì Set 2022

Posted by Loredana Semantica in LETTERATURA E POESIA, Una vita in scrittura

≈ 1 Commento

Tag

Maria Grazia Calandrone, Una vita in scrittura

omaggio a un poeta, Giorgione, 1505

Col titolo “Una vita in scrittura” Limina mundi avvia un’iniziativa partecipativa che, come dice lo stesso titolo, vuole mettere in luce quanta dedizione richiede la scrittura e quanto lega a sé diventando fulcro di un’esistenza, compagna di vita

L’iniziativa è rivolta ad autori che scrivono da tempo, che hanno quindi un’ampia esperienza in scrittura, una carriera letteraria alle spalle, possono testimoniare l’atto di fedeltà alla parola. E’ quindi  un invito, ma nel contempo un omaggio.

L’invito è a raccontare, non con le parole asettiche e sintetiche usualmente richieste in una biobibliografia, ma in libertà, l’ingresso della scrittura dentro la propria vita, la chiamata o vocazione, la sua permanenza, l’evoluzione, l’intreccio con le proprie vicende personali, spirituali, una storia quindi fatta di inizi, trame incontri, episodi, traumi, delusioni, soddisfazioni, concorsi, premi, scoperte, emozioni ma anche, se si vuole, raccontare tutto ciò di cui lo scrittore è “fatto”, il suo saper fare anche oltre l’atto della scrittura in qualunque ambito sente appartenergli: professionale, creativo, artigianale, degli affetti… senza limiti, in linea con lo spirito del sito.

Libertà anche nella forma: un racconto autobiografico romanzato, un “automatismo ritratto”, cioè un proprio ritratto in scrittura automatica, un flash su un episodio o persona importanti o significativi del proprio percorso,  un’intervista nella quale le domande sono formulate e le risposte sono date sempre dallo stesso autore, persino una singola poesia o raccolta di poesie che l’autore riconosce come “autobiografiche” sono modi possibili con cui cor-rispondere oppure rispondendo semplicemente alla domanda: Ci racconti la tua vita in scrittura?

L’invito è stato rivolto da Antonella Pizzo a Maria Grazia Calandrone che l’ha interpretato come segue.

Grazie infinite, Maria Grazia e grazie altrettante ad Antonella Pizzo

da Giardino della gioia, Mondadori 2019

Intelletto d’amore

La poesia è anarchica, risponde a leggi solo proprie, non può e non deve piegarsi a nient’altro
che a se stessa.
La sua legge interiore è ritmo, musica assoluta.
Questo spiega la commozione che proviamo nell’ascoltare letture di poesia in lingue a noi sconosciute.
Abbiamo l’impressione di comprendere
anche se non capiamo le parole,
perché le nostre molecole consuonano con la musica profonda della poesia,
che è la stessa in ogni lingua: un ultrasuono, un rumore bianco.
Una lingua invisibile, un ronzio nucleare
traducibile per approssimazione,
una sonorità che entra in risonanza con la parte più estranea e profonda delle nostre molecole

e col rombo primario della materia

che compone la sedia

sulla quale sediamo.

Come certa musica – penso al Chiaro di luna di Ludwig van Beethoven – è un linguaggio
letteralmente universale:
i poeti lo scrivono da sempre, ma le recenti scoperte astrofisiche lo confermano
con rigore scientifico, non più solo intuitivo: il nucleo più profondo di noi
è composto della stessa materia delle stelle.
Parole di Margherita Hack: «Tutta la materia di cui siamo fatti l’hanno costruita le stelle. Tutti gli elementi, dall’idrogeno all’uranio, sono stati fatti nelle reazioni nucleari che avvengono nelle supernovae, stelle molto più grandi del Sole, che alla fine della loro vita esplodono e sparpagliano nello spazio
il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno».
Dalle scoperte ultimissime sappiamo ancora che
metà degli atomi che formano i nostri corpi è materia prodotta fuori dalla Via Lattea, viene da una distanza

che non si può
commensurare.
La vibrazione delle nostre molecole entra in risonanza materiale con la vibrazione dell’universo,
fin dentro l’universo sconosciuto. QQQuesta forza
«che move il sole e l’altre stelle»
è quella che Dante chiama «amore».
La poesia intercetta il corale profondo e ininterrotto di questa forza, intona la sua voce
al rombo delle stelle extragalattiche

e al rombo primario della materia

che compone la sedia

sulla quale sediamo.
È un oggetto fatto di parole
sempre d’amore.
E basta.

Risposta per Arturo

Se anche mio figlio, ieri, col libro di grammatica

greca aperto sul tavolo, sorridendo confuso tra il desiderio

di non dispiacermi e il pragma

della cosidetta realtà, chiede: “A che serve?”

io dico a voi, ragazzi: la bellezza

è gratuità del gesto,

come quando vi amate,

è il momento preciso in cui un essere umano

si stacca da terra,

s’inginocchia e disegna

un toro

sulla parete

della sua grotta,

a Lascaux. Così,

senza motivo.

O ha scoperto il modo

per non essere solo

– e ha scoperto il modo

per non morire.

Roma, 6 marzo 2018

Come si dice amore nella tua lingua

  «Le lingue non hanno confini, i confini sono solo politici» «Esiste una lingua invisibile alla quale attingiamo tutti» «Ogni scrittura è traduzione di un mondo» «Io attraverso le lingue che conosco in cerca della lingua universale». Questa è la vera avanguardia, la vera

profezia per il futuro della specie.

Fekrì, hubùn, dashùri

sirèl, bhālabāsā, agàpi

uthàndo, ài, jeclahày

süyüü, obichàm, aròha

lyubòv’, hkyithkyinnmayttàr

khairtài, cariàd, upéndo

amour, is bràe, snēhàṁ

maxabbàt, szerelém, rudo,

ādaràya, fitiavàna

liebe, evîn, miq’vàrs.

Continuate in settenari chiari

con questi suoni, nuovi come il mondo

che dicono da prati

e da foreste, igloo, capanne

e palafitte, grattacieli e canoe: io, questo niente

caduto nel sogno della materia, avrò cura di te

fino alla fine del mondo.

Roma, 9 febbraio 2019


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Canto presente 16: Maria Grazia Calandrone

21 venerdì Apr 2017

Posted by Loredana Semantica in Canto presente, LETTERATURA E POESIA, Poesie

≈ 1 Commento

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Maria Grazia Calandrone, POESIA, poesia contemporanea

Nell’ambito della rubrica “Canto presente” oggi presentiamo la poesia di:

Maria Grazia Calandrone

PIETÀ
da Gli Scomparsi – storie da “Chi l’ha visto?”

Frammento in memoria

[…] ora sappiamo, poi che ne abbiamo rimosso il corpo
azzurro e cedevole, che lei era stata una cosa che non opponeva resistenza e adesso era
esaudita, mentre tubercoli
di larve ne intaccavano gli occhi e la canala dei liquami era stata
scavata profondamente
quanto
il fatto che chi se n’era andato non era più
con lei da molto tempo e lei aveva concluso nel corpo quel separarsi
lentissimo come in presenza di ostacoli e scendendo le scale quella mattina
con la fronte addolcita dal sole
sulla spalla
della piccola indiana con il nome da uccello aveva detto questo
essere stata in mani estranee è stata
la vita mia

Roma, 22 gennaio 2010 Continua a leggere →

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