Con questa rubrica si vorrebbe dare ‘voce viva’ a testi di diverso genere e ad autori noti e meno noti che di solito vengono conosciuti tramite lettura personale e spesso silenziosa. Senza nulla togliere alla profondità dell’esperienza soggettiva di immersione nel testo, con questo tentativo si vuole porre l’accento sulla modalità dell’ascolto e della compartecipazione acustica dell’espressione letteraria, così come accade quando assistiamo ad uno spettacolo teatrale o, più semplicemente, quando dialoghiamo. La scelta di autori e testi sarà a cura della redazione, tuttavia non si esclude che potranno essere prese in considerazione proposte di testi poetici su iniziativa di esterni alla stessa redazione, che il curatore leggerà, avendo cura di inviare copia del testo proposto. Solo un’avvertenza: la voce narrante è quella di un lettore comune e non l’espressione professionale di un attore, così come l’ambiente operativo che non è uno studio di registrazione.
L’OCCIDENTE
noi, che abbiamo stracciato ogni cielo
e non abbiamo più un cielo
dove appuntare una sola speranza
noi, che abbiamo aperto sportelli
nelle foreste d’amazzonia
e sepolto nel cemento perenne
i coralli rossi del pacifico,
che abbiamo spezzato in due
totem chiese e cattedrali
per innalzare i minareti di fumo
dei muezzin di tutte le americhe
noi, che urtiamo uomini per strada
e non sappiamo più leggere
il tuo e il mio dolore più grande,
che viviamo a colori,
che risorgiamo quando è vacanza
e torniamo a morire appena è finita,
che mangiamo a colazione pranzo e cena
e digeriamo a fatica,
che accogliamo gente
in case da mostrare alla gente
noi, forse moriremo tutti
o forse siamo già tutti morti.
(1987)
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