Tag

, ,

omaggio a un poeta, Giorgione, 1505

Per  Una vita in scrittura ho rivolto l’invito ad Antonella Pizzo, che l’ha interpretato come segue.

Grazie Antonella

Da ragazza leggevo come una forsennata, sempre libri in prestito presi in biblioteca, solo narrativa, niente poeti, alle superiori mi ero innamorata di Foscolo, amavo i suoi sepolcri, ero gelosa della sua amica caduta da cavallo,  lui non mi amava, non mi aveva mai conosciuta, vivevo nel suo futuro e non avevo un cavallo da cui cadere. Poi la scuola finì e io lo dimenticai. Ora amo Eliot, non so perché, l’amore non ha una ragione, so che se  sto male e leggo Il canto dell’amore di J. Alfred Prufrock mi pacifico, pare che io non sia la sola, mi è stato detto anche da altre persone, la devono studiare questa cosa, sarà una questione di vibrazioni come quando le mucche ascoltano Mozart e fanno più latte. Quando avevo già i miei bei 50 anni ho cominciato casualmente a scrivere versi, mi sono imbattuta in un concorso di poesia, era un concorso di poesia sullo sport, 36 versi, la cosa mi intrigò parecchio per diversi motivi: non avevo mai scritto una poesia, tanto meno sullo sport, non avevo mai partecipato a un concorso, non avevo mai praticavo uno sport, non seguivo lo sport. Ma si potevano scrivere poesie sullo sport? 36 versi poi mi sembrarono una enormità.  Fu una sfida, la scrissi per distrarmi, avevo un grave lutto da elaborare,  così mi cimentai e scrissi una poesia dedicata ai meninos de rua e al pilota brasiliano  Ayrton Senna da Silva, morto nel 1994. La poesia l’ho smarrita e il concorso non l’ho vinto, però da allora ho scritto ininterrottamente per dieci anni, prima su it.arti.poesia, poi sui blog, su spinder con poetienon, su wordpress con viadellebelledonne, poi pit stop, sosta ai box, ora in attesa di ricominciare, spero. Il mio sito personale

http://antonellapizzo.wordpress.com

Inediti vari anni

Nella mia casa vecchia, nella mia stanza

antica scrivo forse di me

scrivo nella tastiera uso due dita

il terzo dito e l’occhio dentro

lo svolto e lo rivolgo al mondo

alle previsioni del tempo, di un tempo

unico, il mio assieme a quello

che agli altri appartiene

in questo secolo tutto tondo

che iniziò con molti zero

e poi finì quando l’uno

mi si appiccicò davanti e mi cambiò

tempo di torri e di sciacquette

tempo di macerie di miss italia

di sbarchi e missili

di muri e pianti

spazi ristretti fra muro e muro

quando i vicini fecero la strage

quando ammaniti scrisse del comando

quando il commando fece l’irruzione

e si divisero le ossa del maiale.

la mitraglietta sputa e sangue

spande e mi riprende il verso

lì dove ieri lo lasciai a marcire.

***

Devo scrivere sul foglio

ciò che penso e che non penso

devo fare e poi rifare fare il verso inverso un verso avverso inverosimilmente terso.

Che fine ha fatto la mia poesia

e dove la mia barca si è arenata?

scrivere un romanzo in 100 giorni e 100 amici persi per la strada

qualsiasi cosa serva a farmi ritrovare il filo

che serva  a farmi scrivere dei versi

ben venga dunque una frittata

un tetto sfatto, una retrovia, una stazione chiusa

una funivia che ha già perso il gancio, la corda che tirava un secchio

che sulla neve è bello lasciarsi scivolare

e il sole impietosito o coinvolto

ha carezzato piano le punte aguzze della mia nevrosi.

***

Poi alla fine di scrivere poesie non me ne frega nulla

una parola e via nella scarpata a ruzzolare verbi

e tu hai raccolto asparagi bianchi

e li hai messi in un cestino di vimini

in uno spazio che non so e in un tu che non conosco.

***

Allora provai a scrivere  un verso e ci misi

il sacco nero della spazzatura

il dito indice puntato

il cuore madornale

l’errore

la svista

la segatura e il secchio

la scopa ed il sapone

la maionese pazza

l’insalata russa

allora mi venne una bella poesia

bella stesa senza segni netti

spalmata tenue senza incrinature

come un crema

sopra un grande foglio

come una torta

che mi ricoprì  l’intero mondo.

***

Tu non fai altro che scrivere parole intossicate e infette

le leggeranno le formiche e i ragni

oppure gli scarafaggi che pare siano

i futuri eredi della terra.

***

Mio amore ti scriverei una lettera se sapessi

e cercherei parole adatte nel vocabolario

che mi comprò mia madre nel sessantasette

parole strambe parole mai sentite

non quelle lise e troppo consumate

perché tu mai ti logorasti nelle ore

e nei giorni che mi condussero al confine.

Mio amore antico, marito e padre,

uomo carrubo, albero del pane

ti canterei canzoni se sapessi.