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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi tag: Grazia Procino

LA POESIA PRENDE VOCE: FRANCESCA DEL MORO, MIRIAM BRUNI, GRAZIA PROCINO

10 martedì Gen 2023

Posted by maria allo in La poesia prende voce, Podcast

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Tag

Francesca Del Moro, Grazia Procino, Maria Allo, Miriam Bruni

La poesia prende voce

DONNE IN POESIA

Francesca Del Moro

 di Francesca Del Moro, “San Salvatore” da Ex Madre, Arcipelago Itaca 2022, legge la stessa autrice

Miriam Bruni

“Quale altra magia” da “Coniugata con la vita. Al torchio e in visione” Terra d’Ulivi 2014, legge la stessa autrice

Grazia Procino

di Grazia Procino “Ruina” da “E sia”, Giuliano Ladolfi editore, 2019, legge la stessa autrice

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Grazia Procino “E sia” nota di Maria Allo, Ladolfi Editore 2019

13 martedì Set 2022

Posted by maria allo in LETTERATURA E POESIA, Recensioni

≈ 1 Commento

Tag

E sia, Grazia Procino, Landolfi Editore, Maria Allo, recensione

“Passiamo una vita intera a cercare il senso”, risponde sdegnata “Io non perdo il mio tempo / d’eternità in ricerche impossibili”, e poi sprezzante aggiunge “Solo gli uomini si ribellano / all’appartenere alla stirpe / di coloro che non sanno”

La poesia non cerca significazioni, ma senso, il senso che c’è a vivere dice Bonnefoy. E sia è il libro a cui Grazia Procino ha affidato il senso della ricerca e della conoscenza. Come Ulisse del nostos, uno dei miti più attuali tra tutti quelli ereditati dalla cultura antica, simbolo dell’umanissimo desiderio di ritorno alla casa e di quiete, l’autrice esprime la ricerca intellettuale che spinge l’uomo a procedere sul cammino della storia o su quello più strettamente individuale dell’esistenza personale come esperienza di sé e come scoperta di nuovi orizzonti umani. Un progetto artistico preciso e coerente che si propone e si sviluppa in tutta la sua complessità sulla spinta di una straordinaria capacità immaginativa e di un personale impulso visionario al senso dell’esplorazione che può e deve vivere dentro di noi, orientato sulla concretezza del presente e sulle dinamiche che inglobano anche valori e i sentimenti privati di tutti. “Siamo uomini in preda all’abisso / dell’angoscia, nuovi Odisseo, che / rinunciamo all’immortalità”(p.17). È incontestabile non solo la singolare capacità dell’autrice di esplorare il mondo antico facendoci penetrare in quel luogo dello spirito dove l’autrice evoca Itaca e personaggi mitici (Penelope, Sirene, Ciclopi, Circe, Nausicaa, Odisseo) tutti rimasti nella memoria della Procino, restituendoci l’andamento musicale anche della lingua di Kavafis in un gioco di interscambio tra passato e presente sul filo comune che salda la vita nel suo insieme. Ma spesso vivere è anche doloroso per le insidie, emblematicamente rappresentate dalle sirene e il viaggio è solitudine dell’individuo in una società alienata dove a molti non è garantita sicurezza e stabilità ma incomunicabilità e immobilismo assoluti rimarcati dal netto contrasto che si stabilisce in chi cura l’interiorità oltre la superficie dei gesti e delle parole. «Non mi ha mai sfiorata/ il desiderio di essere come tutti/ io papavero ai bordi/ di un asfalto al catrame» (v. 11). Non passa sotto silenzio l’amore, una realtà dell’esperienza qui collegata al mito di Orfeo indocile al divieto, che fallirà nella sua prova per la scelta di voltarsi e perdere per sempre Euridice che considera solo “uno squarcio di passato “così la Procino: “La carne sente brividi / di freddo”. / “Non ho più mani. Le ho perdute / stendendo carezze e non sono ritornate” (p. 65), un chiaro intento dell’autrice di affrontare la visione e la cultura dell’amore che ieri come oggi, nonostante le profonde trasformazioni del costume, fa dell’amore l’espressione più autentica dell’individualità. È un lavoro faticoso questo, spesso la parola manca, “è assenza”, ma la parola è restituzione e così deve essere. Una chiave interpretativa che permette una maggiore comprensione della raccolta è quella della ricerca, che l’autrice compie infaticabilmente della struttura rigorosa del libro e questo modo di procedere è ben presente secondo i canoni della tragedia greca. Comprende infatti un prologo, la partitura in “stasimi”, la distonia del Coro (il livello dell’accadere e del riflettere) che dilata la più svariata gamma possibile di tonalità e di accenti corrispondenti alle più diverse connotazioni emotive e infine l’epilogo.

Nessuna catarsi dunque per noi oggi, della tragedia classica. L’ autrice coglie lo smarrimento di un’umanità sempre più povera di certezze e incapace di trovare risposte adeguate ai problemi che più le stanno a cuore, tuttavia “si domanda se sia possibile rinascere. La sua risposta è affermativa, scoprendo la potenza delle divinità ctonie, “Le viscere del Sud”: “Accolgono riti di nascita che non vogliono sparire / – la grazia della resurrezione – / come serpi danzanti / al calar della notte”(p.42). Il che fa del suo libro E sia un’opera estremamente attuale e degna di essere continuamente riscoperta “Lo so. Ci si aggrappa a tutto/pur di non sprofondare/anche alla notte (p-41).

Radici (p.14)
Fortunato chi ha radici.
Un’Itaca e una Penelope dove ritornare.
Le Sirene a impedire il viaggio,
i Ciclopi a mostrare che un altro mondo esiste,
Circe a cospargere di lussuria il corpo
già madido di sudore,
Nausicaa a ricordare il tempo che fu,
i Proci pronti a portar via
quello che è tuo di diritto,
ma tu sei Odisseo, un padre e un marito,
un uomo che sa piangere

Orizzonti (p.66)

Io non so dell’amore che le onde alte
e Odisseo che ritorna
a un’Itaca piena di sassi
sterposa e brulla
il profumo del mare lieve che
intona nostalgie e robusti desideri.

Insegnamenti da Kavafis (p. 24)


Ho vissuto troppo dolore
per non intuirlo negli altri.
Ho dovuto accogliere troppe rinunce e
le ho trangugiate, amare, insieme agli strascichi
di denso fastidio. Ho capito che la tua felicità
può procurare nell’altro dolore,
non puoi farci niente.
Tu puoi solo decidere di viverla o di rinunciarvi.
Se la vivi, guarderai all’altro che è in pena,
se vi riunì, nessuno
avrà cura del tuo nobile gesto.

Amore e mito (p.38)

Ci sono anche quando
sono assente. Mi inchino
mansueta alle tue parole
che sanno addomesticare
la mia anima zingara.
Mi volto come Orfeo
in attesa di squarci nitidi dal passato.
Come Euridice mi inoltro
nel futuro e mi smarrisco
in isole senza pace. Sono qui,
in spazi di compassione
con il vestito a fiori
leggero di vento.
Mi rifugio in libri pesanti di vita
per tessere come Penelope
la trama del giorno che viene.
Perdo l’amore,
lo riconquisto come guerriera ostinata
nell’universo sbandato
trovo anche io confini entro cui lavarmi
dalla polvere che fatica ad andar via.
È tutto uno scendere e un salire
pietre su pietre
nel commercio con la gente.
Amo il mondo anche quando mi viene contro.
Lo devo a te.

Le stagioni dell’amore (p.36)

Di te
ho amato ciò che si vede – lo amano in tanti.
Di te di più
ho amato ciò che non si vede, residui
di irrisolti tormenti e inconfessate ferite.
Le stagioni che passano
con la fretta di chi al mondo sta poco tempo
lasciano sapori di
dolce e amaro miele e fiele.
Hanno concesso lo stupore
di un amore che non sta fermo.

Epilogo (p.78)

Finiremo, finiremo

di stancarci per questi giorni magri,

smunti, per queste ore

che indeboliscono gli ardori,

per questi individui – spettri, che mai

risorgono alla sveglia dell’impegno,

pigri – ahi, ma quanto pigri! – e

guardano sempre dove Circe

sedusse i loro stupidi compagni e

si indignano senza conoscere il perché.

Ameremo senza stancarci

in stanze grandi a contenere cieli

neri come la pece

per confondere il mio dal tuo

ed essere nostro.

Torneremo a godere di vita.”

©Maria Allo

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L’intervista a Grazia Procino: “E sia”

01 lunedì Mar 2021

Posted by Deborah Mega in Interviste

≈ Commenti disabilitati su L’intervista a Grazia Procino: “E sia”

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E sia, Grazia Procino

 

 

 

Questa intervista appartiene ad un’iniziativa del blog Limina mundi che intende dedicare la propria attenzione alle pubblicazioni letterarie (romanzi, racconti, sillogi, saggi ecc.) recenti, siano esse state oggetto o meno di segnalazione alla redazione stessa. Ciò con l’intento di favorire la conoscenza dell’offerta del mercato letterario attuale e degli autori delle pubblicazioni. La redazione ringrazia GRAZIA PROCINO per aver accettato di rispondere ad alcune domande sulla sua opera: “E sia”, Giuliano Ladolfi Editore, 2019.

 

  1. Ricordi quando e in che modo è nato il tuo amore per la scrittura?

È nato parallelamente all’intensa attrazione verso i libri e la lettura; fin da bambina mi sentivo protetta e coccolata dalle parole di un libro, entravo a far parte di un mondo parallelo che mi soddisfaceva completamente. Con il tempo il desiderio di esprimermi attraverso la scrittura si è espanso fino ad annullare la barriera della timidezza.

 

  1. Quali sono i tuoi riferimenti letterari? Quali scrittori italiani o stranieri ti hanno influenzato maggiormente o senti più vicini al tuo modo di vedere la vita e l’arte?

Sono molti, tra gli scrittori Saramago ( il primo in assoluto);  tra i poeti  Montale, Kavafis, Ritsos, i poeti meridionali Bufalino, Gatto, Bodini, Prete e il poeta caraibico Derek Walcott. Sono solo i più amati e i più letti, poi seguono altri.

 

  1. Come nasce la tua scrittura? Che importanza hanno la componente autobiografica e l’osservazione della realtà circostante? Quale rapporto hai con i luoghi dove sei nato o in cui vivi e quanto “entrano” nell’opera?

La mia scrittura nasce dal sangue e dalla carne, dai dolori e dalle gioie, dai tradimenti e dalle disillusioni, insomma dalla vita; ma è lo studio, l’impegno e la cura verso la parola che illumina e cerca un senso al magma originato dalle passioni del vivere. Il rapporto che ho con la mia terra, il Sud e la Puglia, è viscerale, materno, ma nello stesso tempo lucido, paterno. Fin dalla prima silloge, “Soffi di nuvole” (Scatole parlanti), la mia terra ha uno spazio privilegiato e lo è ancor più nell’ultima raccolta, che è stata pubblicata a febbraio 2021 “Di albe e di occasi” (Macabor editore), dove non solo le luci abbacinanti del Meridione donano speranze e gioie, ma anche le ombre della nostra sventurata terra forniscono stimoli di riflessioni civili e sociali. Cito un mio testo fra tutti, emblematico per la denuncia che provoca, mi riferisco a “Raccoglitrice di pomodori in una campagna pugliese”.

 

  1. Ci parli della tua pubblicazione?

La silloge “E sia” è un’esplorazione al presente del passato, da cui proveniamo, quello mitico della Grecia antica. Ho voluto ripercorrere la traiettoria culturale della tragedia classica, per questo il libro ha la struttura della tragedia greca: si apre con il prologo, si snoda in stasimi e monodie e si conclude con un epilogo. I testi sono percorsi da un’interna musicalità, quella tipica del dionisiaco tragico; mi piace pensare che per questo, otto mie poesie della raccolta sono diventate canzoni nel CD del gruppo rock “CFF e il Nomade Venerabile”, che per Paolo Benvegnù rappresentano uno dei gruppi migliori presenti nel panorama italiano.

 

  1. Pensi che sia necessaria o utile nel panorama letterario attuale e perché?

Sarebbe da parte mia schietta arroganza pensare che la raccolta sia necessaria o fondamentale; forse sarà stata utile per le conseguenze che ha generato, l’occasione bellissima di partorire un progetto musicale, di cui sono felice ed entusiasta.

 

  1. Quando e in che modo è scoccata la scintilla che ti ha spinto a creare l’opera?

La genesi dell’opera è rintracciabile nei racconti dedicati ai poeti Esiodo e Ibico, contenuti nella raccolta “Storie di donne e di uomini” ( Quaderni edizioni). Da lì è partita l’idea di narrare poeticamente nell’oggi lo ieri che ci ha plasmati, e ho assecondato l’onda di intenti, costruendo un percorso e dei movimenti entro personaggi e stati d’animo eterni e profondamente attuali. Quello che si legge in “ E sia” non è il passato museale, atrofizzato, ma è la classicità che dialoga ancora con l’uomo contemporaneo.

 

  1. Come l’hai scritta? Di getto come Pessoa che nella sua “giornata trionfale” scrisse 30 componimenti di seguito senza interrompersi oppure a poco a poco? E poi con sistematicità, ad orari prestabiliti oppure quando potevi o durante la notte, sacra per l’ispirazione?

È stato un progetto a cui mi sono dedicata per due anni, con un impegno quotidiano fatto di ritorni frequenti sulle parole già scritte, di interruzioni dalle attività consuete per rimodellare versi già elaborati. Credo nella fatica di una costruzione che si realizza giorno dopo giorno, non nel riversamento delle parole in un solo giorno.

  1. La copertina. Chi, come, quando e perché?

È stato l’editore Giulio Ladolfi a propormi la copertina di una sobria eleganza che io ho accolto con favore.

 

  1. Come hai trovato un editore?

Non è stato facile. Un libro di poesie che riannoda il presente con il passato classico non risulta appetibile per editori tesi a impacchettare prodotti per un mercato di consumo effimero. Quando l’ho proposto a Giulio Ladolfi e mi ha contattato telefonicamente, ho capito di avere trovato la persona giusta e competente, capace di intendere la cura che c’è dietro alla raccolta.

 

  1. A quale pubblico pensi sia rivolta la pubblicazione?

È un pubblico di due tipologie: uno attrezzato di conoscenza del patrimonio culturale classico e un altro che, pur sprovvisto, è interessato a gustare gli echi di quel patrimonio all’interno della nostra contemporanea complessità.

 

  1. In che modo stai promuovendo il tuo libro?

Ho presentato il libro “in presenza” e sono stata molto soddisfatta del riscontro favorevole del pubblico presente; non ho voluto espormi in presentazione on line, almeno finora, per imbarazzo e soggezione rispetto a un mezzo freddo, di cui ignoro le possibilità.

 

  1. Qual è il passo della tua pubblicazione che ritieni più riuscito o a cui sei più legato e perché? (N.B. riportarlo virgolettato nel testo della risposta, anche se lungo, è necessario alla comprensione della stessa)

Sono diverse le poesie di cui mi reputo soddisfatta. Ne riporto quella che conclude il libro e che è risultata profetica, avendo mostrato la prospettiva del futuro, pur essendo stata composta nel 2019:

 

“ Epilogo

Finiremo, finiremo

di stancarci per questi giorni magri,

smunti, per queste ore

che indeboliscono gli ardori,

per questi individui – spettri, che mai

risorgono alla sveglia dell’impegno,

pigri – ahi, ma quanto pigri! – e

guardano sempre dove Circe

sedusse i loro stupidi compagni e

si indignano senza conoscere il perché.

Ameremo senza stancarci

in stanze grandi a contenere cieli

neri come la pece

per confondere il mio dal tuo

ed essere nostro.

Torneremo a godere di vita.”

 

  1. Che aspettative hai in riferimento a quest’opera?

“E sia” mi ha reso felice sia per i risultati conquistati in diversi concorsi sia per il corollario del progetto musicale, che sarà pubblicato a marzo prossimo. Quello che posso augurarmi è che il mio nuovo libro “Di albe e di occasi” raggiunga lo stesso gradimento e conquisti altri traguardi, di cui compiacermi.

 

  1. Una domanda che faresti a te stessa su questo tuo lavoro e che a nessuno è venuto in mente di farti?

Mi hanno posto molti e diversi quesiti sul libro, incuriositi dalla sua originalità; pertanto, in questo ambito curiosità e interesse sono esauriti.

 

  1. Quali sono i tuoi progetti letterari futuri? Hai già in lavorazione una nuova opera e di che tratta? Puoi anticiparci qualcosa?

A febbraio è stata pubblicata la raccolta “Di albe e di occasi” , che è  un viaggio a ritroso nel tempo individuale e collettivo e, da ultimo, nel tempo sospeso della pandemia. Ho scandagliato la mia geografia degli affetti anche, e soprattutto, dei luoghi dell’anima. Mentre si assiste al tramonto della civiltà, declinata nei suoi valori fondanti (l’educazione dei gesti e delle parole che fa luogo alla miopia indocile di individui-monadi), mi sono posta come obiettivo una nuova Itaca, un’alba di ripensamenti e di diversi orizzonti. Una ripartenza dalla fine.

 

Grazia Procino

 

NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA

Grazia Procino, docente di Lettere presso il Liceo Classico di Gioia del Colle,  ha pubblicato haiku in due raccolte collettive edite da Fusibilia, la raccolta poetica “Soffi di nuvole”( Scatole parlanti, 2017)- Finalista Premio Nabokov e Premio Speciale al Premio nazionale “Poetika” a Verbania- e i racconti “Storie di donne e di uomini”( Quaderni edizioni, 2019).

 “E sia” ( Giuliano Ladolfi Editore) è stata la sua seconda silloge poetica: medaglia d’onore al Premio Don Luigi di Diegro 2020,  finalista al Premio “Città di Acqui Terme” e attestato di merito al premio “Lorenzo Montano”. Una sua poesia è stata selezionata per l’IPoet di gennaio 2019 dalla casa editrice Lietocolle; sue poesie sono apparse su riviste specializzate come Poesia Ultracontemporanea, Poesia del nostro tempo, Poetarum silva e Poeti Oggi. Una sua intervista è stata pubblicata su L’Estroverso a cura di Grazia Calanna. Il poeta Maurizio Cucchi su La Repubblica di Milano e il poeta Vittorino Curci su La Repubblica di Bari hanno selezionato delle sue poesie per la rubrica “La bottega della poesia”.  E’ tra i 12 poeti selezionati nell’antologia “Officina iPoet 2019” della casa editrice Lietocolle (Libriccini da collezione).

A febbraio 2021 è venuta alla luce la terza silloge poetica “Di albe e di occasi” (Macabor). Il poeta Antonio Nazzaro ha tradotto in spagnolo e pubblicato sul sito Centro cultural Tina Modotti  una sua poesia “Distanze incolmabili”, tratta dalla prima raccolta. Hanno rivolto la loro attenzione, realizzando note di lettura e recensioni alla raccolta “E sia” il poeta Leopoldo Attolico, il critico Giuseppe Giglio, Paola Casulli sul blog “Incanto errante”, il poeta Fabio Prestifilippo, il poeta Gianluca Conte, Federico Migliorati sul Gazzettino Nuovo nella rubrica “Spaziolibri”, Alessandra Farinola su “Mangialibri”, Felicia Buonomo su “Carteggi letterari”, Rita Bompadre su “L’altrove appunti di poesia”, il poeta Mario Famularo e il poeta Federico Preziosi su Exlibris 20, Graziella Atzori su Sololibri.net

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