sfollamento da livorno e il primo bombardamento a castelnuovo
livorno città piana
mare distesa
anticipa addii
da sabbia ordigni
di onde alte nel porto
e gente gente
il vento porta anglo
americani sbarcati
in sicilia – anzio –
sorvolano piccoli aerei
e palle di fuoco
con scopo
d’avvilire verde
la campagna rivale
e fredde rive
senza verdi acque
spaventando terrore
grida certezze
di piccoli episodi
a – castelnuovo della misericordia –
paura dei vivi
rabbia dei popoli morti
l’avanzata degli anglo – americani e le case in fiamme
millenovecentoquarantaquattro
primavera rosicata
infrante le foglie
resistenza tedesca
in combattimento
e\a luglio pian di – vada –
– castelnuovo della misericordia –
retrovia
rilevante per ritardare
l’avanzata
iniziano a devastare
il paese
fuoco paglia case
chiome di alberi
dai colori ingannati
semi morti che forse
ri-diventeranno erba
successivamente
spento
da noi uomini donne giovani
dal vento che non soffia
con pompe a zaino
da ramato acqua
portiamo via
sacchetti farina
bianca gialla
il mugnaio del paese
– marino ciampi- l’aveva occultata
in casa
da – giuseppa ceccanti-
per necessità
quella riserva in deposito
che solo i vecchi
antichi sapevano fare
con semplicità
il ritorno al rifugio
se dobbiamo morire
moriremo al rifugio
dai campi incolti
vigne uliveti
i miei figli mia moglie
mia nonna – emilia –
e famiglie
l’avevano pensata come noi
noi uomini – tordi
dai turni di guardia
per difenderci
da attacchi
nascosti tra i cespugli
attigui come insetti
armati muti
di bombe a mano
da fucile modello 91
le donne sistemarono
poche vettovaglie
sedie
panche carrozzine
per farvi dormire
i bambini e la magnolia
sembrava spingersi in cielo
con un aereo
da ricognizione da noi
chiamato – la cicogna –
volteggiava
malinconicamente
sulle nostre teste
le SS a castelvecchio
vennero a – castelvecchio –
un gruppo di soldati
appartenenti
alle famose SS
armati di mitragliette
bombe a mano
incontrate alcune donne
chiesero
loro da mangiare
una di queste – gelinda pagliai –
venne al rifugio
a chiedere che qualcuno
andasse a parlare
con quei soldati
tutti avevano paura
perché sapevano
che in certi casi
uccidevano
decido a malincuore
di parlare con loro
per evitare il peggio
uccido un coniglio
poi cotto
e divorato
dai quattro militari
durante il pranzo
parliamo gesti
e al meglio
della guerra in corso
in cambio del mangiare
ci offrirono dei sigari
la natura
non avrebbe voluto questo
volevano entrare
in casa per riposarsi
lì indirizziamo
verso la stalla
di proprietà di – sirio morelli-
detto – gigino –
e con grosso respiro
torniamo al riparo
viva la libertà
in festa
abbandoniamo il rifugio
lungo le strade
ad accogliere con gioia soldati
che ci avevano liberati
con loro nella piazza
del paese
oltre gli abitanti in festa
partigiani che avevano
operato contro i tedeschi.
Ora il rifugio è ancora là
e vi rimarrà per sempre
a testimoniare ai posteri
che lì soffrirono
e sperarono nella pace
e nella libertà gli abitanti
di castelvecchio
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