
Bernardino Luini, Madonna del Roseto, 1510
Chiede Lilì: “Ma dimmi, babbo mio,
come hai potuto indovinar da te,
proprio la mamma che volevo io,
proprio la mamma che va ben per me?”
Lina Schwarz
Sono madre: il tuo trampolino per il salto
Sono madre: il tuo trampolino per il salto.
Dove tuffarti devi saperlo da te.
Io guarderò il tuo avvitamento
sarà comunque perfetto
anche tra gli schizzi più alti
e insubordinati.
Non farti troppo male, se puoi.
Disinfettante e cerotti
qui per te non mancheranno mai.
Sbagliare, ferirti, fallire
tutto ti è consentito.
Riuscire, centrare il bersaglio, vincere
tutto ti è permesso.
Sono madre, la lettera iniziale è minuscola
e non è un caso.
Alessandra Fanti
Farsi madre è per ali forti
Farsi madre è per ali forti
farsi madre come cagna
o gatta per la salda presa
del collare per la lingua
che al caldo della cuccia
lecca ruvida di spugna
il pelo ai corpicini.
Farsi madre
di mammelle e latte
pancia utero vagina
tra le zampe soffici di piume
per la cova delle uova
nella paglia il guscio rotto
la placenta amniotica
l’albume.
E sono belli i pulcini
vividi di giallo alti snelli
con o senza barba
con gli occhi chiusi sulla strada
prodighi di tempo e sonno
madre ti dico nella conta
di tazze salici staffette
notti innevate transazioni
nell’attesa del decollo
oltre il nido l’ingresso
l’illuminazione.
Loredana Semantica
Mi hai sottratto presto il tuo corpo
Mi hai sottratto presto il tuo corpo
l’hai sottratto alle mie mani accudenti
hai imparato presto a lavarti, a vestirti
e già mangiavi da sola quando sei nata
nella tua casa nostra.
Era troppo abitare nelle nostre vite
per te abituata ad essere di nessuno?
Credo sia stata una fatica dura
per te bambina forte di mancanze antiche.
Poi sei tornata a me per abbracciarmi
madre bambina di me bambina madre
nonostante gli anni passati a salvarmi
dal non amore con amori santi.
Avevo una lezione da imparare
avevo da scoprire la distanza adatta
per essere vicina senza soffocare.
E tu, nascosto il corpo, ti sei fatta presente
tempo da dove non scappare
materia ad aumentare
respiro spiato la notte
risate e scoperte da far figliare.
Alessandra Fanti
M.A.D.R.E.
Mediatrice
Attenta
Disincantata
Rimani
Essenza.
Io.
Ribelle
Indomita
Troppo
Ancora
Figlia.
Maria Rita Orlando
Lettera a mia madre
Sono arrivato a pensare ai tuoi ricordi e a toccarli
a cosa sarà della tua memoria quando non ci sarai.
Me lo hai fatto capire quando li hai messi in fila
e ancora una volta sei andata più in là nel tempo
arrivando a prima di quando ero bambino
al mondo di prima che io venissi al mondo
-è esistito!- mi hai detto.
Ci sono persone che spingono per farsi ricordare
e bussano alla tua memoria tutte le notti
ti chiedono quell’aiuto che ormai non puoi più dargli.
Mi hai detto che sei andata a cercarle nei vicoli
che hai setacciato i semi che tuo padre comprava
e di un piccolo furto ordito con tua sorella
dove avevate rubato due lire a tua madre.
E io come figlio ho pensato
alle piccole e grandi cose che devo averti rubato.
Ma i tuoi ricordi sono più grandi dei miei
e corrono nella tua testa veloci
ti fanno ritornare nei luoghi dove nessuno può andare
donano una nuova luce ai tuoi occhi ciechi.
Ti sei fatta ascoltare anche sapendo che magari
non ti avrei ascoltato con l’attenzione che richiedevi.
Abbiamo questo tempo consumato e riparatore
che ricuce le diverse trame di tessuti dimenticati
e a incollare il vaso si rischia di vedervi altri disegni
rovistando gli angoli bui che sanno solo i sogni.
Mi hai parlato di almeno un migliaio di scandali
e di cose che si lasciano in deposito
perché le godano gli altri che vengono.
E tutta quella roba che arrivava nella tua testa
io non sapevo dove metterla e cosa farne.
Come sempre e come tutti non ho saputo trarre profitto
della carne delle generazioni venute prima della mia.
E allora devo aver pensato anche a quello che lascerò io
se i miei figli mi ascolteranno quando sarà il momento
se avrò il tempo di farlo e se riuscirò a scandire gli attimi
come hai fatto tu senza aver trovato un interlocutore credibile.
Ma devo aver capito che parlavi più a te stessa che a me
ti confessavi e rimpiangevi amori e morti
e loro ti ripagavano con parole e volti
nella fuga delle storie avvenute o immaginate.
Avevi il bisogno di parlare che solo i vecchi hanno
e che pochi sanno esprimere in pieno.
Sorprende il grande silenzio di non sapere più dire nulla
e il non sapere più farsi ascoltare.
E noi sempre a valutare se poi vale la pena
stare a parlare con qualcuno, fosse pure nostro figlio
sangue del sangue , seme del seme.
Francesco Tontoli
L’immagine della rosa che funge da divisorio tra le poesie è una creazione di Maria Rita Orlando. PER FESTEGGIARE INSIEME LE NOSTRE MAMME, INVITIAMO GLI AMICI POETI A INVIARE ALLA NOSTRA MAIL liminamundi@gmail.com, ENTRO LA MEZZANOTTE DI OGGI, UNA POESIA SUL TEMA DELLA MATERNITA’.
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