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In Italia ha destato una certa sorpresa l’attribuzione del Nobel per la letteratura a Louise Gluck, poetessa statunitense, nata a New York nel 1943. In pochi la conoscevano, e le poesie che circolano in rete probabilmente non le rendono giustizia, tant’è che non mancano le polemiche. Però potrebbe trattarsi di un problema di traduzione. Per conoscere meglio questa autrice ho pensato di tentare una traduzione alternativa delle poesie che circolano in rete. Una alla volta, in modo che abbiano ciascuna massima attenzione. Come quando si osserva un quadro su uno sfondo nero o una parete vuota per coglierne al meglio le linee e i colori. Lo considero un esperimento, alla ricerca della poetica di un’autrice che è stata ritenuta degna di così ambito riconoscimento. Al termine di questo percorso, l’esperimento sarà diventata esperienza. Se avete voglia di cimentarvi ho scovato qui un nutrito elenco di testi in lingua originale. Antonella Pizzo mi ha segnalato quest’altra ricca raccolta qui. Se poi volete proporre alla redazione i vostri esperimenti, siete benvenuti. Buona poesia a tutti.
The great thing
is not having
a mind. Feelings:
oh, I have those; they
govern me. I have
a lord in heaven
called the sun, and open
for him, showing him
the fire of my own heart, fire
like his presence.
What could such glory be
if not a heart? Oh my brothers and sisters,
were you like me once, long ago,
before you were human? Did you
permit yourselves
to open once, who would never
open again? Because in truth
I am speaking now
the way you do. I speak
because I am shattered.
Il papavero rosso
(traduzione di Loredana Semantica)
La cosa migliore è
non avere pensieri
i sentimenti: oh quelli ce li ho
nel cielo ho un signore chiamato sole
fiorisco per lui
gli offro il rosso del mio cuore
rosso come la sua presenza.
Cos’altro potrebbe essere un tale splendore
se non passione? Oh miei fratelli e sorelle
eravate come me voi tanto tempo fa
prima di diventare umani?
Anche voi vi siete permessi
di brillare una volta
chi mai vorrebbe farlo di nuovo?
Perché in verità adesso
sto parlando la vostra lingua.
Io parlo perché sono distrutta.
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