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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi della categoria: SINE LIMINE

Bellezza nel mirino: Progetto Alberi trasfigurati

27 giovedì Nov 2025

Posted by Loredana Semantica in SINE LIMINE

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Qui il “Progetto ragnatele”, primo post d’introduzione alla Mostra fotografica on line “Bellezza nel mirino”, ideata e realizzata da Miriam Bruni.

Quanto è lento
il buio
della notte?
E se il sole
è il polmone
del cielo,
ne è il mare,
ne è il mare il respiro.

Quante sono per noi
le possibili rotte?

Vedo gli alberi sempre
nell’atto di abbracciare.
Mi muovo circolare
e rivivo ogni stagione
non potendo utilizzare
quella prima, quella dopo.

Sono come te, Natura,
mi rivedo in ogni foto
di paesaggi o di animali:
nelle luci, negli sguardi
di chi vola sopra l’acqua
o del sole che tramonta
e riscalda ogni colore.

di Miriam Bruni, tratta dalla raccolta “Così”

Eri un seme minuto
sepolto nella terra
germogli nel suo ventre
per vivere rigoglioso.

Le tue radici avide
bevono nutrimento
come guerriero antico
domini il mondo.

Rami fasciati d’azzurro
braccia protese al cielo
accese di luce cambiano abito
ad ogni stagione.

Generoso figlio della terra
porgi ombra al viandante
rifugio ai nidi
alleanza all’uomo.

Custode di antichi segreti
tu resti ancorato
io vado cadùca
come le foglie d’autunno.

di Deborah Mega

Ormai il bisogno si spoglia
di ricchezze tralasciate e donate
ecco l’inno all’essenziale della vita
un corpo elastico governato
da muscoli e neuroni
cibo per nutrire
anche gli abiti rispondono
all’esigenza semplice di coprire
senza impedire il movimento
esclusi lacci inutili tacchi sottili.
Attorno il mondo sembra sbandato
ma gli alberi sono solidi
le radici piantate al suolo
dicono siamo vivi e noi con loro
ci aspettano ci benedicono
finché esistono non c’è da temere
le foglie vibrano di speranza
indicano la strada del vaccino.

di Loredana Semantica dalla raccolta “Barracuda”, Terra d’ulivi edizioni, 2024

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Contro ogni guerra

23 martedì Set 2025

Posted by Loredana Semantica in La società, SINE LIMINE

≈ 9 commenti

Non possiamo opporci con la forza, ma possiamo farlo con forza. Dire cioè fermamente d’essere contro ogni guerra. Noi – come afferma la nostra Costituzione all’art. 11 – ripudiamo la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

La scelta riguarda ogni conflitto, nessuna controversia può trovare soluzione attraverso la violenza, perché, come ci insegna la storia, la violenza genera odio e l’odio altra violenza, in una spirale perversa che annienta l’umanità, sparge morte, causa dolore, distruzione, sgomento, produce eventi raccapriccianti, dove si manifestano i peggiori comportamenti di cui l’ uomo è capace.

Per questi aspetti non è diversa da altre guerre quella che si combatte a Gaza, giungono immagini e notizie strazianti. Soprattutto quando a pagare il prezzo più alto sono gli esseri più deboli: donne e bambini. Probabilmente riconoscete l’immagine sottostante, fotogramma di un video , diffuso dal quotidiano La Repubblica, diventato simbolo della guerra in corso tra Israele e Palestina, che ben rappresenta il dramma dei bambini in fuga, sbandati, orfani, affamati.

L’opinione pubblica europea, impressionata dalle immagini e dai racconti provenienti dalle zone di guerra, organizza in questi giorni iniziative di pressione perché cessi il massacro della popolazione palestinese. Proprio ieri in varie piazze d’Italia si sono riuniti manifestanti contro la guerra a Gaza. Da giorni si muove in mare la Global Sumud Flotilla, costituita da gruppi di imbarcazioni che, partendo da vari porti europei, intendono di raggiungere Gaza per fornire sostegno e aiuti umanitari. E’ del 12 settembre scorso l’approvazione della risoluzione dell’ONU per una soluzione pacifica della questione palestinese con riconoscimento di due Stati.

Limina mundi è un blog letterario, eminentemente apolitico, ma non indifferente a ciò che accade nel mondo. Ecco perché dobbiamo in quest’occasione, ancora una volta, ribadire la nostra contrarietà ad ogni forma di violenza, alla guerra, alle ragioni imposte con le armi. Siamo uomini, abbiamo la parola, e con la parola si cercano soluzioni, la composizione dei contrapposti interessi. Col confronto si evita il conflitto.

Con la parola si esprime anche il dissenso. Per ribadirlo contro la guerra, anche collettivamente, l’invito di questo litblog, aperto a chiunque voglia partecipare, è a proporre alla casella e mail liminamundi@gmail.com brani, testi, spezzoni, versi, racconti ed altre analoghe espressioni per la pubblicazione su Limina mundi. Contro ogni guerra.

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“Mercoledì delle ceneri” di Thomas Stearns Eliot. Legge Antonella Pizzo

05 mercoledì Mar 2025

Posted by Loredana Semantica in Podcast, POESIA, SINE LIMINE

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Tag

Antonella Pizzo, Podcast, Thomas Stearns Eliot

La prima strofa del poemetto di Thomas Stearn Eliot “Mercoledì delle ceneri letto dalla nostra Antonella Pizzo

Perch’i’ non spero più di ritornare
Perch’i’ non spero
Perch’i’ non spero più di ritornare
Desiderando di questo il talento e dell’altro lo scopo
Non posso più sforzarmi di raggiungere
Simili cose (perché l’aquila antica
Dovrebbe spalancare le sue ali?)
Perché dovrei rimpiangere
La svanita potenza del regno consueto?

Poi
che non spero più di conoscere
La gloria incerta dell’ora positiva
Poi che non penso più
Poi che ormai so di non poter conoscere
L’unica vera potenza transitoria
Poi che non posso bere
Là dove gli alberi fioriscono e le sorgenti sgorgano, perché non c’è più nulla

Poi che ora so che il tempo è sempre il tempo
E che lo spazio è sempre ed è soltanto spazio
E che ciò che è reale lo è solo per un tempo
E per un solo spazio
Godo che quelle cose siano come sono
E rinuncio a quel viso benedetto
E rinuncio alla voce
Poi che non posso sperare di tornare ancora
Di conseguenza godo, dovendo costruire qualche cosa
Di cui allietarmi

E prego Dio che abbia pietà di noi
E prego di poter dimenticare
Queste cose che troppo
Discuto con me stesso e troppo spiego
Poi che non spero più di ritornare
Queste parole possano rispondere
Di ciò che è fatto e non si farà più
Verso di noi il giudizio non sia troppo severo

E poi che queste ali più non sono ali
Atte a volare ma soltanto piume
Che battono nell’aria
L’aria che ora è limitata e secca
Più limitata e secca della volontà
Insegnaci a aver cura e a non curare
Insegnaci a starcene quieti.

Prega per noi peccatori ora e nell’ora della nostra morte
Prega per noi ora e nell’ora della nostra morte.

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Limina mundi per Lorenzo Patàro

20 giovedì Feb 2025

Posted by Loredana Semantica in SINE LIMINE

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Limina mundi si unisce al dolore espresso dal mondo poetico e a quello dei familiari del giovane e talentuoso poeta Lorenzo Patàro, scomparso improvvisamente ieri, all’età di appena 27 anni.

Lo sgomento supera ogni altra considerazione, al punto che mancano le parole. In simili circostanze esse manifestano tutta la loro insufficienza.

Ricordiamo le partecipazioni del caro Lorenzo su questo spazio web ai seguenti link.

“Amuleti ” di Lorenzo Pataro, Ensemble poesia 2022
LA POESIA PRENDE VOCE: FRANCESCA SERRAGNOLI, ROSARIA DI DONATO, DAVIDE CORTESE, LORENZO PATARO

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Numeri e Auguri 2024

31 martedì Dic 2024

Posted by Deborah Mega in SINE LIMINE

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Tag

limina mundi, Numeri e Auguri

“The Nutcracker”, The Royal Ballet, photo by Charles Cole.

“Numeri e Auguri”, espressione felicemente coniata da Loredana Semantica, è il titolo del nostro tradizionale articolo consuntivo di augurio e bilancio sull’anno appena trascorso. Solitamente è Loredana a occuparsi della stesura di questo post perché è lei che più di ogni altro ha la pazienza e la competenza di trattare con i numeri ma quest’anno ho voluto cimentarmi io stessa, nonostante non li ami quanto le parole. Dal 21 marzo 2016, data di fondazione di Limina Mundi ad oggi, di strada ne abbiamo fatta e, nonostante gli innumerevoli impegni lavorativi di ciascuno di noi, siamo ancora animati dalla passione e dall’estro necessari a proporre contenuti accattivanti e di interesse. Non è difficile garantire una certa produzione, devo ammetterlo, senza timore di crogiolarsi nell’autocompiacimento dico, infatti, che Limina si alimenta da solo. Lo sappiamo dal momento che non riusciamo a smaltire la posta nonostante si pubblichi quasi ogni giorno e lo sanno tutti coloro che ci scrivono e si imbattono, nostro malgrado, in tempi di attesa piuttosto distesi. Un po’ di numeri dunque, gli auguri li facciamo dopo.

Gli autori che nel 2024 hanno animato il sito sono stati:

Deborah Mega

  • con 44 post dedicati a tutti gli autori che, personalmente o tramite i loro editori, nel corso dell’anno hanno proposto proprie opere o poesie o recensioni e che ci scrivono manifestandoci stima e fiducia: Teodoro Lorenzo, Mattia Tarantino, Filippo Parodi, Rosaria Scialpi, Doris Bellomusto, Marcello Buttazzo, Paolo Landi, Roberto Maggi, Luca Baratta, Giancarlo Baroni, Salvatore Annunziata, Alfredo Alessio Conti, Silvio Aman, Franco Romanò, Rita Pacilio, Giulio Giadrossi, Nunzio Di Sarno, Rita Bompadre, Pietro Edoardo Mallegni, Christian Negri, Federico Preziosi, Paolo Maria Rocco, Lucio Zaniboni.
  • 6 Versi trasversali dedicati a Lucio Zaniboni, Luigi Finucci, Riccardo Mazzamuto, Raffaele Gatta, Marco Plebani, Federica Bembo.
  • 2 Note critiche dedicate a “Dialoghi con Amin” di Giovanni Ibello, il pezzo di approfondimento “Les fleurs maladives de Baudelaire”.
  • 1 Canto presente dedicato a Emilio Paolo Taormina e 1 post dedicato alle poesie di Rupi Kaur.
  • Commenti di racconti vari di autori celebri. A questo proposito, continuano a riscuotere particolare interesse gli appunti letterari che ho pubblicato in questi 8 anni di attività sul sito. Sospetto che siano utilizzati da studenti e che fungano da spunto e da base per ulteriori approfondimenti.

Loredana Semantica

  • con 23 post di cui diversi illustrati da opere digitali di propria produzione.
  • Suo è il progetto del Calendario poetico dell’Avvento e sua la scelta delle opere proposte
  • i racconti “La lunga percorrenza” e “L’amico migliore”
  • la videopoesia “L’occhio scruta”
  • la nota critica “La scrittura che rivela-Dialogo con quarantatrè autori contemporanei”
  • il pezzo di commemorazione dedicato a Leopoldo Attolico e quello dedicato alla ricorrenza del 27 gennaio, giorno della Memoria.

 

Maria Allo

  • con due articoli di approfondimento dal titolo “Le fleurs bleues” di Queneau nella traduzione creativa di Calvino e Calvino a Parigi “legge” De Chirico.
  • con 28 appuntamenti di “La poesia prende voce”, rubrica di letture poetiche a partecipazione aperta. I podcast del 2024 sono stati dedicati a: Lara Pagani, Ornella Mallo, Mariangela Ruggiu, Lucia Triolo, Nicola Manicardi, Franco Massimo Botturi, Loredana Semantica, Francesco Vitale, Daìta Martinez, Grazia Procino, Franca Alaimo, Cristina Bove, Gabriele Greco, Patrizia Sardisco, Rossana Jemma, Sotirios Pastakas, Alessandro Moscè, Sergio Daniele Donati, Gabriella Grasso, Daniela Pericone, Elisa Ruotolo, Marina Minet, Marina Morelli, Mattia Cattaneo, Beppe Costa, Alessandro Baldacci, Maria Pia Quintavalla, Anna Maria Bonfiglio, Patrizia Sardisco, Giovanna Rosadini, Alba Gnazi, Rafaela Fazio, Giovanni Ibello.

Antonella Pizzo, nei suoi interventi settimanali del mercoledì, ha commentato libri di narrativa di recente pubblicazione o grandi successi editoriali che hanno riscosso il suo interesse. In particolare le opere:

  • Il rosmarino non capisce l’inverno di Matteo Bussola
  • I giorni di Vetro di Nicoletta Verna
  • Le città e le sue mura incerte di Haruki Murakami
  • Canto della pianura di Kent Haruf
  • Creatura di sabbia di Tahar Ben Jelloun
  • La vegetariana di Han Kang
  • Trilogia della città di K. di Agota Kristof
  • Via Gemito di Domenico Starnone
  • Mara e Dann di Doris Lessing
  • La strada di Corman McCarthy
  • Weyward di Emilia Hart
  • Virdimura di Simona Lo Iacono
  • Mattino e sera di Jon Fosse

Emilio Capaccio ha pubblicato una Nota di lettura dedicata a Diario dell’approdo di Fernando Della Posta e curato “Monumento al mare”, rubrica di traduzioni dedicate a testi poetici sul mare di: Arthur Williams Symons, Christina Georgina Rossetti, William Stanley Braithwaite,  Thomas Bailey Aldrich, Stephen Crane, Lydia Huntley Sigourney, Nathaniel Hawthorne, John Masefield, Ronald de Carvalho, Joyce Kilmer, Alfred Tennyson, William Ernest Henley, William Ellery Channing, Sarah Teasdale, Cale Young Rice, Georges Rodenbach, William Vaughn Moody, Francis Ledwidge, Gerald Gould.

Francesco Tontoli con 12 Venerdì dispari

Francesco Palmieri con 40 Poesie sabbatiche

Entrambi hanno partecipato all’attività del sito proponendo poesie proprie: Francesco Tontoli è impegnato il venerdì, mentre Francesco Palmieri il sabato, in linea con i titoli delle rispettive rubriche.

A partire dall’anno di fondazione, le visite al sito sono state 407.789, in costante aumento, perché dalle 10607 visualizzazioni del 2016 siamo giunti alle 63994 dell’anno appena trascorso. Dal 27.12, data di programmazione del presente post ad oggi, le visualizzazioni totali sono diventate 408.595. Abbiamo notato che il 2020, anno della pandemia, è stato il periodo in cui l’affluenza al sito è stata più frequente e costante. Si sono susseguiti poi tre anni di traffico intenso ma contenuto, poi l’exploit di quest’anno. Gli articoli pubblicati finora sono stati 1422, di cui 189 nel 2024.

 

 

Gli utenti abbonati sono 274, i visitatori  nel 2024 sono stati 46729, provenienti da vari stati del mondo. Il mese di maggior affluenza è stato ottobre con 7319 visite.

 

 

Nonostante alcuni articoli siano stati pubblicati negli anni scorsi continuano a riscuotere interesse e di conseguenza visualizzazioni.

L’articolo più letto del 2024 è stato “Cosciotto d’agnello” di Roald Dahl con 3241 visite.

Il pezzo di approfondimento “La casa di Asterione” si conferma il post più letto di sempre con 39641 letture.

L’Incipit più letto è stato quello dedicato a “La Metamorfosi” di F.Kafka con 871 visite.

La poesia più letta è stata “Gloria del disteso mezzogiorno” dell’intramontabile Eugenio Montale con 794 visite.

Il Punto di vista 15, dedicato a “Guernica” di Pablo Picasso è stato il più letto con 459 visite.

Le traduzioni più visualizzate sono state quelle a cura di Emilio Capaccio, in particolare quelle dedicate a Fernando Pessoa con 352 visite.

Parole di donna più gettonato è quello dedicato a “Sii dolce con me” da “Bestia di gioia” di Mariangela Gualtieri con 308 visualizzazioni.

La Forma alchemica più visualizzata è stata quella dedicata a “La stella” di Edmond Rostand con 243 visite.

In relazione a La poesia prende voce l’autrice Gabriella Grasso ha ottenuto 175 visualizzazioni e ascolti.

Il file audio più scaricato (166 volte), invece, è stato un testo poetico di Patrizia Sardisco, tratto da “ Autism Spectrum”,  Arcipelago Itaca, 2019.

Poi la Poesia sabbatica più letta a cura di Francesco Palmieri è stata “A quelli che verranno” con 165 visite.

La nota di lettura più letta su libri di Narrativa, rubrica curata da Antonella Pizzo, è stata quella dedicata a “Mattino e sera” di Jon Fosse, con 111 visualizzazioni.

uNa PoESia A cAsO dedicata a Wislawa Szymborska, la più letta, ha ricevuto 67 visite.

Il Monumento al mare più letto è stato quello dedicato a Gerald Gould che ha ricevuto 66 visite.

I Versi trasversali di Cristina Eléni Kontoglou hanno ricevuto 54 visite.

Il Canto presente di Emilio Paolo Taormina ha ricevuto 48 visite.

Sette domande sulla poesia, intervista a Rita Pacilio, ha ottenuto 34 visite.

In RandoMusic l’articolo dedicato a Sweet Jane ha ricevuto 39 visualizzazioni.

Il Venerdì dispari più letto è stato quello dedicato alla poesia “Cometa”, con 27 visualizzazioni.

A questo punto non resta che ringraziare tutti coloro che hanno partecipato all’attività di LIMINA MUNDI, con contributi di qualità, mettendo in luce l’aspetto di coralità che ci contraddistingue da sempre e facendosi parte attiva, autori, collaboratori, lettori, commentatori. Ci proponiamo di proseguire sulla rotta intrapresa e auguriamo a tutti un ottimo 2025, che sia un anno sereno e luminoso.

Deborah Mega

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LA POESIA PRENDE VOCE: LARA PAGANI

03 martedì Dic 2024

Posted by maria allo in SINE LIMINE

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Tag

La poesia prende voce, Maria Allo, Podcast

[…]colui che guarda entra nel silenzio

e attraverso il silenzio entra nell’immagine[…]

Bernard Noël

LA POESIA PRENDE VOCE

Testo tratto da “Le viti del pianto”, Edizioni ilglomerulodisale, 2024 ( Prefazione a cura di Franca Alaimo). Il libro è il primo di una collana” La rosa del guardare”, diretta da Franca Alaimo in collaborazione con Daita Martinez.

 

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I giorni di Vetro di Nicoletta Verna lettura di Antonella Pizzo

20 mercoledì Nov 2024

Posted by Antonella Pizzo in Appunti letterari, Consigli e percorsi di lettura, CRITICA LETTERARIA, LETTERATURA, NarЯrativa, Note critiche e note di lettura, SINE LIMINE

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Antonella Pizzo, I GIORNI DI VETRO, Nicoletta Verna

 
 
 
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I GIORNI DI VETRO  di Nicoletta Verna – Einaudi Stile Libero Big
pp. 448
 

Era molto meglio prima, quando io non c’ero e non c’era nessuno dei miei fratelli, né i vivi né i morti. C’era solo mia madre che si rivoltava sul materasso del camerino e urlava: “Ammazzatemi, osta dla Madona” e la Fafina rispondeva: “Sta’ zeta ché chiami il Diavolo”, e andò avanti così per tre giorni e tre notti, finché mia madre lanciò un grido feroce e venne fuori Goffredo, il primo dei miei fratelli morti. Quando gli diedero lo schiaffo per farlo piangere lui non pianse, allora la Fafina scosse la testa e disse: “E’ segno che a Dio Cristo lassù gli bisognavo un angiolino”.
Ne vedeva tanti di bambini nati morti, e quello era uguale a tutti gli altri, anche se era suo nipote.
Mia madre la guardò avvilita. “Perché?” chiese.
“Perché hai mangiato troppo cocomero. Il cocomero fa acqua nello stomaco e il bambino si è annegato, il purino”.

La vicenda si svolge in Romagna durante il ventennio fascista, una Romagna povera e arcaica, dove vige la superstizione e l’ignoranza, dove si va dal Zambuten per curarsi e fare figli usando il sangue del mestruo versato in un pitale d’argento. 

“Dovete aspettare che vi venga il mestruo. Il primo mestruo dopo la bambina morta è quello buono. Dovete stare seduta su un pitale d’argento e raccogliere il sangue, quindi dovete farne bere dieci gocce a vostro marito, diluite nel Sangiovese. Dopo dodici giorni lui deve prendervi, e anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Poi non dovete guardarvi più. Voi dovete dormire in un letto e lui in un altro. Vi nascerà una figlia che ancora addosso la scarogna, ma camperà.”

Nasce così la figlia che aveva previsto Zambuten che chiameranno Redenda. Redenta rappresenta il ventennio fascista, è nata il 10 giugno del 1924, lo stesso giorno della morte di Matteotti. Nasce a Castrocaro, in Romagna, da una famiglia modesta, il padre è Primo, un uomo mediocre, fa il guardiano e considera la guerra l’unico mezzo per riscattarsi, è una mezza tacca fascista e senza scrupoli. La madre è Adalgisa, vende lupini al mercato ed è una madre che partorisce figli morti. Redenta sopravvive ma, come aveva già avvertito  Zambuten avrà pietà e la scarogna addosso. Redenta si ammala di poliomielite, la malattia le lascia danni permanenti alla gamba, lei la chiama la gamba matta. La babina non parla, sembra ritardata al punto che la chiamano inscimunita,  la purina. La nonna Fafina fa l’infermiera e lavora fuori casa, per guadagnare qualcosa in più accoglie in casa degli orfani per denaro che chiamano i bastardi. Con gli affamati e terribili bastardi Redenta cresce, va d’accordo solo con uno di loro, Bruno.   Fafina lo preferisce agli altri che sono dei selvaggi affamati e quasi lo considera suo figlio. Bruno è un bastardo diverso, è intelligente, si occupa degli altri bastardi, prepara loro da mangiare, li lava. Con Bruno la Redenta comincia a parlare. Redenta vive ai margini, ha uno sguardo laterale, parla con i fratellini morti. Bruno promette di sposarla  ma invece sparisce nel nulla.

I giorni di Vetro del titolo sono i giorni del fascismo, giorni che sembrano non terminare mai, giorni invincibili, imbattibili, ma alla fine finiscono per essere sconfitti dal bene, da chi all’apparenza sembra insignificante, fragile, debole. Sono giorni in cui l’occhio fasullo di Amedeo Neri sostituisce l’occhio vero del bellissimo Amedeo Neri, soprannominato Vetro. Sono i suoi giorni, quelli di un angelo cattivo, un demone, bello, possente, un colosso. Il crudele e sadico gerarca fascista aveva perso il suo occhio in Africa durante una delle sue tante rappresaglie verso la popolazione locale. Il personaggio di Vetro è ispirato al viceré d’Etiopia Rodolfo Graziani che durante il fallito attentato del febbraio del 1937 aveva perso un occhio. Graziani era denominato il macellaio di Fezzan, durante il periodo del colonialismo si è reso protagonista delle peggiori atrocità perpetrando stragi di massa contro intere tribù accusate di collaborare con i ribelli, uccisioni di donne, anziani e bambini, ha distrutto interi villaggi, ha confiscato risorse essenziali, come acqua e bestiame, ha fatto uso di armi chimiche. L’occhio di vetro è il vero protagonista del romanzo, è la violenza allo stato puro, quella violenza incapace di verità. Vetro è la rappresentazione del male assoluto, bello all’apparenza ma incapace di vedere e sentite, inerme e senza vita, uno zombie il cui scopo è quello di causare sofferenza e affermare il potere della malvagità. Di quell’occhio lui è quasi orgoglioso, lui è orgoglioso del male che sa fare,  così come lo è della testa della donna africana mummificata. Nel romanzo si alternano due voci narranti femminili le cui storie si intersecano e trovano ragione di essere l’una nell’altra. Le due voci sono quella di Redenta e quella di Iris.

Iris  non vive a Castrocaro ma a Tavolicci, dove storicamente nel luglio 1944, i nazi-fascisti italiani trucidarono 64 persone, fra cui 19 bambini di età inferiore ai 10 anni, donne e anziani. Le vittime vennero arse vive. I capi famiglia dopo essere stati costretti ad assistere al massacro, furono condotti in una località vicina dove furono torturati e poi uccisi.
Le due protagoniste amano lo stesso uomo, Bruno, che diventa l’eroe Diaz, capo di una brigata partigiana capace di azioni esemplari. Nel contempo le due donne, che non si conoscono, sono vittime dello stesso carnefice, il crudele gerarca Vetro. Il nemico principale di Vetro è Diaz. Vetro sposa Redenta e ne fa la sua schiava sessuale. Vetro è un sadico violento che ama sopraffare le donne. Ha ucciso senza pietà, scaraventato bambini vivi nel fuoco, ha portato dall’Africa la testa di una donna mummificata che mette in bella mostra in camera da letto. Redenta subisce ogni violenza, ogni tortura, viene stuprata, viene picchiata e violentata con armi e pugnali, viene ferita e costretta ad assistere ai rapporti sessuali violenti che lui ogni sera ha con le prostitute del locale casino. Redenta subisce e non racconta nulla alla sua famiglia di origine. Per non rimanere incinta di Vetro, sa che se le nascerà una femmina vetro ucciderà la bambina perché vuole un maschio, beve ogni giorno un sorso di acqua con il piombo, non sa che l’ingestione di piombo è causa di grave, spesso fatale, avvelenamento.
La resistenza fa da contraltare alla violenza e ci fa ben sperare che non tutto è perduto, che esistono gli eroi, che hanno paura come tutti, ma la generosità fa superare ogni paura, gli eroi sono le persone comuni che mettono a repentaglio e sacrificano la propria vita per gli altri. Nel ventennio fascista le donne avevano un ruolo di sottomissione e marginale, ma nelle cascine, nei campi, nella Romagna le donne sono quelle che hanno portano avanti le famiglie quando gli uomini erano stati richiamati o costretti a nascondersi, sono gli eroi della storia. Iris e Redenta, ciascuna a modo loro  hanno fatto la resistenza. A volte gli eroi sono le persone meno insospettabili, le babine, le purine, le inscimunite, insospettabili eroi come la Redenta. Il romanzo è riuscito,  aderente alla realtà storica, i personaggi indimenticabili, Redenta in modo particolare, ma anche quello di Vetro il cui nome è presente nel titolo del romanzo.

Antonella Pizzo

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LA POESIA PRENDE VOCE: FRANCO MASSIMO BOTTURI

15 martedì Ott 2024

Posted by maria allo in La poesia prende voce, Podcast, POESIA, SINE LIMINE

≈ 4 commenti

Tag

La poesia prende voce, Maria Allo, Massimo Botturi

LA POESIA PRENDE VOCE

La poesia è quando il silenzio prende la parola.

Georges Duhamel

INEDITO

NON TI SOMIGLIA IL DOLORE

Non ti somiglia il dolore

perché hai volto, e lucido di foglia

tra i denti, e sai di erba, incolta ed irrigata

acerba e ragazzina.

Somigli più al papavero che teme la tempesta

la sua immobilità di soldato

le sue stanze, di aria ed acqua santa piovuta.

Nulla triste, soltanto un po’ sorpresa

di vita, la crudele; magnifica presenza

che scorda, delle figlie, talvolta

quella mano al mercato nella folla.

Non ti somiglia il dolore, sei più bella.

FRANCO MASSIMO BOTTURI

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Salvatore Annunziata, “Altro tempo e qualche poesia intorno alla luce”, Italic Pequod, 2024.

23 lunedì Set 2024

Posted by Deborah Mega in SINE LIMINE

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Tag

Altro tempo e qualche poesia intorno alla luce, Salvatore Annunziata

 

 

Ottobre

Assisto all’appassire
ma è l’altro autunno:
ciò che ero
cade a foglie.

 

Notturna

Il cielo, forse
è il ricordo più amato
dai morti
e -forse- ci vorrebbe la stessa vocazione
dei martiri
per vedere il resto della Luce
ma sono qui, umano tra gli umani
a scrivere
con troppa miseria da smaltire.
La voce calata dall’Alto (?)
Dio che in principio fu Verbo (?)
Ed io credo.
Io credo.
E allora dicci,
se è vero che non ci hai
abbandonati,
se ci sentiamo soli,
quando ci sentiamo soli
dov’è che ci siamo fermati?
Dov’è che ti abbiamo lasciato,
Cristo?

 

Quartiere

Sulla strada dove sono nato
case con dentro quadri
che non hanno mai cambiato
le parole.

Sui marciapiedi
ragazzi ri-chiamati dalle madri,
altri dalla morte.

Ed altri ancora
ho visto correre
con dentro anime
mai partite.

 

La poesia degli affamati

Ho sentito la poesia negli affamati,
ti fissano gli occhi
con quelle anime che pregano in silenzio
rivolte non so dove.
Con quelle illusioni e con quei sogni
che non nascono in letti caldi
ma dove la pioggia sceglie di cadere.

 

Nel giorno

Nel giorno che dà senso
agli altri giorni
dicesti: vado.
Bisogna.
Ed io restai da solo
distante dall’oblio degli alberi
e delle loro voci.
Una folla di occhi commossi
poi più nessuno parlò
perché la morte,
padre,
ora lo so,
mette a tacere
soprattutto noi,
i vivi.

 

Salvatore Annunziata, “Altro tempo e qualche poesia intorno alla luce”, Italic Pequod, 2024.

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Poesia sabbatica: “Sentenza senz’appello”

21 sabato Set 2024

Posted by Francesco Palmieri in SINE LIMINE

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Tag

Fra improbabile cielo e terra certa, Francesco Palmieri

 

Sentenza senz’appello

 

non riuscire a trattenere

lo smeraldo delle foglie,

questa la pena

 

arrendersi all’affondo delle rughe

allo sfibrarsi della pelle

al passo che non tiene più la strada

e rimanere indietro

all’allontanarsi delle spalle

di chi solo ieri

appena si reggeva sulle gambe

 

scoprire oltre il ritardo di saggezza

che semplicemente vivere

era già essere felici,

stare nell’essenziale di un respiro quotidiano

e ancora così lontano

il tempo della falce e mietitura

 

non riuscire a trattenere neanche un giorno,

questa la pena,

sapere l’impossibile risparmio delle ore

e noi a guardarci morire nello specchio

 

ad ogni singolo risveglio.

 

 

Francesco Palmieri

 

(dalla raccolta edita “Fra improbabile cielo e terra certa” – Edizioni Terra d’ulivi)

 

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Buone vacanze, cari

30 domenica Giu 2024

Posted by Loredana Semantica in Prisma lirico, SINE LIMINE

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Tag

Herman Hesse, Loredana Semantica, POESIA

Con la poesia “Estate” di Herman Hesse e il dipinto di Emil Nolde “Papaveri”, il sito Limina mundi augura ai lettori “Buone vacanze” e chiude l’attività per i prossimi mesi di luglio e agosto.

Arrivederci al primo settembre.

Emil Nolde “Papaveri” 

Estate di Hermann Hesse

Improvvisamente fu piena estate.
I campi verdi di grano, cresciuti e
riempiti nelle lunghe settimane di piogge,
cominciavano a imbiancarsi,
in ogni campo il papavero lampeggiava
col suo rosso smagliante.

La bianca e polverosa strada maestra era arroventata,
dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato,
più greve e penetrante il richiamo del cuculo,
nei prati delle alture, sui loro flessibili steli,
si cullavano le margherite e le lupinelle,
la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio
e nel febbrile, folle anelito della dissipazione
dell’approssimarsi della morte
perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro,
inesorabile avvertimento delle falci in azione.

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Numeri e auguri

09 martedì Gen 2024

Posted by Loredana Semantica in RICORRENZE, SINE LIMINE

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Tag

limina mundi, Numeri e Auguri

fotocomposizione di L. Semantica

Numeri e auguri è un articolo che proponiamo su questo sito tradizionalmente a inizio del nuovo anno.

E’ l’occasione di formulare gli auguri per l’anno appena iniziato, tutto da vivere davanti a noi, e dare un’occhiata al riepilogo dell’attività nell’anno appena trascorso.

Quest’anno il bilancio sarà sinteticamente riferito agli aspetti più significativi.

Gli accessi al sito risultano costanti già da tre anni. I dati statistici delle visite sono i seguenti: 58.902 nel 2021, 58.021 nel 2022, 58845 nel 2023. Dalla fondazione alla data del 7.1.2024 il totale delle visite è di 345.288 accessi.

L’anno 2023 è stato caratterizzato dalla rubrica di grande successo curata da Maria Allo dal titolo “La poesia prende voce”. La formula della rubrica, semplice ed efficace, prevedeva la pubblicazione di una foto del poeta e di una sua audiolettura di una poesia edita della quale è autore. Hanno aderito molti poeti contemporanei. Ogni podcast proposto nella rubrica è stato ascoltato non meno di 150  e fino ad oltre 400 volte.

Da sottolineare l’interesse che suscitano gli articoli contenenti approfondimenti letterari proposti nel tempo da Deborah Mega. Riporto i titoli e il numero di accessi degli articoli maggiormente letti nell’anno 2023: “La casa di Asterione” con 5043 accessi, “Continuità dei parchi”, 1758 accessi, “Jaufre Rudel e l’amor de lonh” con 1509 accessi. Deborah ha inoltre curato tre recensioni e la condivisione sul sito di commenti critici o poesie selezionate da raccolte edite segnalate alla casella e mail redazionale.

Emilio Capaccio ha concluso a maggio del 2023 l’iter dei “Racconti dimenticati” dei quali abbiamo parlato diffusamente in questa interessante intervista. I contenuti della rubrica “Cuentos Olvidados” sono stati raccolti in un e book, messo a disposizione qui , scaricato centinaia di volte.

Loredana Semantica oltre ad occuparsi dell’intervista e dell’ebook di cui sopra, ha proposto videopoesie di testi propri di recente pubblicazione oppure ha illustrato o elaborato videopoesie con poesie di autori non più viventi, tra i quali Bartolo Cattafi Rocco Scotellaro, Cesare Pavese, Nina Cassian, commentando la loro poetica.

I poeti Francesco Palmieri con la rubrica “Poesia sabbatica” e Francesco Tontoli nel giorno di venerdì hanno partecipato settimanalmente all’attività del sito proponendo proprie poesie. Interessante rimarcare come queste proposte poetiche siano state oggetto di interesse, manifestato da accessi via e mail, particolarmente dagli Stati Uniti.

Ultima in elenco, ma non certo meno importante la rubrica di Antonella Pizzo che ha commentato libri di narrativa con particolare fiuto per i casi letterari e successi editoriali.

Con l’occasione ringraziamo tutti gli autori che hanno partecipato con propri contributi ad animare Limina mundi nel corso dell’anno 2023, anche se non indicati nominativamente, avendo qui menzionato solo gli autori di maggiore continuità. Agli scrittori e ai lettori tutti l’augurio che l’anno 2024 realizzi tutti i desideri o che almeno di desiderio siano sempre ricolmi. In fondo non sta proprio in questo tendere “ad sidera” – anelare alle stelle – tutta la grandezza che abita l’umano?

*l’immagine è una fotocomposizione di Loredana Semantica, scelta come copertina dell’antologia collettiva “La prima rosa”, curata da Deborah Mega, Loredana Semantica, Maria Rita Orlando, edita con Youcanprint, Feltrinelli nel 2015. Quest’opera è stata l’occasione di incontro dal quale è nata l’idea di questo sito.

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Vote tree

25 lunedì Dic 2023

Posted by Loredana Semantica in Il colore e le forme, Ispirazioni e divagazioni, SINE LIMINE

≈ 1 Commento

Nel giorno di Natale 2023 pubblichiamo una galleria di immagini di alberi di Natale elaborate con Bing creator e IA, le cui potenzialità creative sono davvero impressionanti. Ci sembra di realizzare così una sorta di proiezione verso il futuro e l’immaginazione, attraverso cioè la sperimentazione del misterioso e del nuovo che si spera intensamente sia sempre migliore di ciò che lasciamo alle spalle.

Da un lato celebriamo le festività in modo visionario, dall’altro porgiamo un piccolo dono, oggi ch’è il giorno nel quale tradizionalmente si scambiano regali. Si tratta di dodici alberi di Natale tra i quali, scorrendo la galleria, potete scegliere il vostro preferito. E’ certo che nessun albero è stato spiantato o abbattuto per realizzare questa “fantasia” 🙂

Con questo post la redazione di Limina mundi Vi Augura di cuore Buone Feste.

Le attività di pubblicazione del sito sono sospese fino al 7 gennaio 2024 compreso.

Arrivederci al prossimo anno 😉

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“Mediterraneo” di Eugenio Montale

02 domenica Lug 2023

Posted by Deborah Mega in SINE LIMINE

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Tag

Eugenio Montale, Mediterraneo, Ossi di seppia

 

Il sito LIMINA MUNDI vi saluta e vi augura

 BUONE VACANZE

 

con le suggestive poesie di “Mediterraneo”, sezione tratta da Ossi di seppia di Eugenio Montale, dedicata interamente al mare. Torneremo il 1° settembre con nuove idee, originali progetti, accattivanti proposte di lettura e rinnovato entusiasmo e con la speranza e l’augurio vicendevole che mai ci abbandonino l’amore per la lettura e la scrittura e il desiderio di arte, bellezza, poesia.

 

LA REDAZIONE di LIMINA MUNDI

 

A vortice s’abbatte
sul mio capo reclinato
un suono d’agri lazzi.
Scotta la terra percorsa
da sghembe ombre di pinastri,
e al mare là in fondo fa velo
più che i rami, allo sguardo, l’afa che a tratti erompe
dal suolo che si avvena.
Quando più sordo o meno il ribollio dell’acque
che s’ingorgano
accanto a lunghe secche mi raggiunge:
o è un bombo talvolta ed un ripiovere
di schiume sulle rocce.
Come rialzo il viso, ecco cessare
i ragli sul mio capo; e via scoccare
verso le strepeanti acque,
frecciate biancazzurre, due ghiandaie.

*

Antico, sono ubriacato dalla voce
ch’esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane,
t’era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l’aria le zanzare.
Come allora oggi in tua presenza impietro,
mare, ma non più degno
mi credo del solenne ammonimento
del tuo respiro. Tu m’hai detto primo
che il piccino fermento
del mio cuore non era che un momento
del tuo; che mi era in fondo
la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso
e insieme fisso:
e svuotarmi così d’ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie
le inutili macerie del tuo abisso.

*

Scendendo qualche volta
gli aridi greppi ormai
divisi dall’umoroso
Autunno che li gonfiava,
non m’era più in cuore la ruota
delle stagioni e il gocciare
del tempo inesorabile;
ma bene il presentimento
di te m’empiva l’anima,
sorpreso nell’ansimare
dell’aria, prima immota,
sulle rocce che orlavano il cammino.
Or, m’avvisavo, la pietra
voleva strapparsi, protesa
a un invisibile abbraccio;
la dura materia sentiva
il prossimo gorgo, e pulsava;
e i ciuffi delle avide canne
dicevano all’acque nascoste,
scrollando, un assentimento.
Tu vastità riscattavi
anche il patire dei sassi:
pel tuo tripudio era giusta
l’immobilità dei finiti.
Chinavo tra le petraie,
giungevano buffi salmastri
al cuore; era la tesa
del mare un giuoco di anella.
Con questa gioia precipita
dal chiuso vallotto alla spiaggia
la spersa pavoncella.

*

Ho sostato talvolta nelle grotte
che t’assecondano, vaste
o anguste, ombrose e amare.
Guardati dal fondo gli sbocchi
segnavano architetture
possenti campite di cielo.
Sorgevano dal tuo petto
rombante aerei templi,
guglie scoccanti luci:
una città di vetro dentro l’azzurro netto
via via si discopriva da ogni caduco velo
e il suo rombo non era che un sussurro.
Nasceva dal fiotto la patria sognata.
Dal subbuglio emergeva l’evidenza.
L’esiliato rientrava nel paese incorrotto.
Così, padre, dal tuo disfrenamento
si afferma, chi ti guardi, una legge severa.
Ed è vano sfuggirla: mi condanna
s’io lo tento anche un ciottolo
róso sul mio cammino,
impietrato soffrire senza nome,
o l’informe rottame
che gittò fuor del corso la fiumara
del vivere in un fitto di ramure e di strame.
Nel destino che si prepara
c’è forse per me sosta,
niun’altra mai minaccia.
Questo ripete il flutto in sua furia incomposta,
e questo ridice il filo della bonaccia.

*

Giunge a volte, repente,
un’ora che il tuo cuore disumano
ci spaura e dal nostro si divide.
Dalla mia la tua musica sconcorda,
allora, ed è nemico ogni tuo moto.
In me ripiego, vuoto
di forze, la tua voce pare sorda.
M’affisso nel pietrisco
che verso te digrada
fino alla ripa acclive che ti sovrasta,
franosa, gialla, solcata
da strosce d’acqua piovana.
Mia vita è questo secco pendio,
mezzo non fine, strada aperta a sbocchi
di rigagnoli, lento franamento.
È dessa, ancora, questa pianta
che nasce dalla devastazione
e in faccia ha i colpi del mare ed è sospesa
fra erratiche forze di venti.
Questo pezzo di suolo non erbato
s’è spaccato perché nascesse una margherita.
In lei tìtubo al mare che mi offende,
manca ancora il silenzio nella mia vita.
Guardo la terra che scintilla,
l’aria è tanto serena che s’oscura.
E questa che in me cresce
è forse la rancura
che ogni figliuolo, mare, ha per il padre.

*

Noi non sappiamo quale sortiremo
domani, oscuro o lieto;
forse il nostro cammino
a non tócche radure ci addurrà
dove mormori eterna l’acqua di giovinezza;
o sarà forse un discendere
fino al vallo estremo,
nel buio, perso il ricordo del mattino.
Ancora terre straniere
forse ci accoglieranno: smarriremo
la memoria del sole, dalla mente
ci cadrà il tintinnare delle rime.
Oh la favola onde s’esprime
la nostra vita, repente
si cangerà nella cupa storia che non si racconta!
Pur di una cosa ci affidi,
padre, e questa è: che un poco del tuo dono
sia passato per sempre nelle sillabe
che rechiamo con noi, api ronzanti.
Lontani andremo e serberemo un’eco
della tua voce, come si ricorda
del sole l’erba grigia
nelle corti scurite, tra le case.
E un giorno queste parole senza rumore
che teco educammo nutrite
di stanchezze e di silenzi,
parranno a un fraterno cuore
sapide di sale greco.

*

Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale
siccome i ciottoli che tu volvi,
mangiati dalla salsedine;
scheggia fuori del tempo, testimone
di una volontà fredda che non passa.
Altro fui: uomo intento che riguarda
in sé, in altrui, il bollore
della vita fugace – uomo che tarda
all’atto, che nessuno, poi, distrugge.
Volli cercare il male
che tarla il mondo, la piccola stortura
d’una leva che arresta
l’ordegno universale; e tutti vidi
gli eventi del minuto
come pronti a disgiungersi in un crollo.
Seguìto il solco d’un sentiero m’ebbi
l’opposto in cuore, col suo invito; e forse
m’occorreva il coltello che recide,
la mente che decide e si determina.
Altri libri occorrevano
a me, non la tua pagina rombante.
Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli
ancora i groppi interni col tuo canto.
Il tuo delirio sale agli astri ormai.

*

Potessi almeno costringere
in questo mio ritmo stento
qualche poco del tuo vaneggiamento;
dato mi fosse accordare
alle tue voci il mio balbo parlare: –
io che sognava rapirti
le salmastre parole
in cui natura ed arte si confondono,
per gridar meglio la mia malinconia
di fanciullo invecchiato che non doveva pensare.
Ed invece non ho che le lettere fruste
dei dizionari, e l’oscura
voce che amore detta s’affioca,
si fa lamentosa letteratura.
Non ho che queste parole
che come donne pubblicate
s’offrono a chi le richiede;
non ho che queste frasi stancate
che potranno rubarmi anche domani
gli studenti canaglie in versi veri.
Ed il tuo rombo cresce, e si dilata
azzurra l’ombra nuova.
M’abbandonano a prova i miei pensieri.
Sensi non ho; né senso. Non ho limite.

*

Dissipa tu se lo vuoi
questa debole vita che si lagna,
come la spugna il frego
effimero di una lavagna.
M’attendo di ritornare nel tuo circolo,
s’adempia lo sbandato mio passare.
La mia venuta era testimonianza
di un ordine che in viaggio mi scordai,
giurano fede queste mie parole
a un evento impossibile, e lo ignorano.
Ma sempre che traudii
la tua dolce risacca su le prode
sbigottimento mi prese
quale d’uno scemato di memoria
quando si risovviene del suo paese.
Presa la mia lezione
più che dalla tua gloria
aperta, dall’ansare
che quasi non dà suono
di qualche tuo meriggio desolato,
a te mi rendo in umiltà. Non sono
che favilla d’un tirso. Bene lo so: bruciare,
questo, non altro, è il mio significato.

 

Eugenio Montale, Ossi di seppia, -Mediterraneo-, Piero Gobetti Editore, Torino, 1925.

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“Lo sforzo umano” di Jacques Prévert

01 lunedì Mag 2023

Posted by Deborah Mega in SINE LIMINE

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Tag

Jacques Prévert, L'effort humain

 

Lo sforzo umano
non è quel bel giovane sorridente
ritto sulla sua gamba di gesso
o di pietra
e che mostra grazie ai puerili artifici dello scultore
la stupida illusione
della gioia della danza e del giubilo
evocante con l’altra gamba in aria
la dolcezza del ritorno a casa

No
Lo sforzo umano non porta un fanciullo sulla spalla destra
un altro sulla testa
e un terzo sulla spalla sinistra
con gli attrezzi a tracolla
e la giovane moglie felice aggrappata al suo braccio

Lo sforzo umano porta un cinto erniario‎
e le cicatrici delle lotte
intraprese dalla classe operaia
contro un mondo assurdo e senza leggi
Lo sforzo umano non possiede una vera casa
esso ha l’odore del proprio lavoro
ed è intaccato ai polmoni
il suo salario è magro
e così i suoi figli
lavora come un negro
e il negro lavora come lui

Lo sforzo umano non ha il “savoir-vivre”‎
Lo sforzo umano non ha l’età della ragione
lo sforzo umano ha l’età delle caserme
l’età dei bagni penali e delle prigioni
l’età delle chiese e delle officine
l’età dei cannoni
è lui che ha piantato dappertutto i vigneti‎
e accordato tutti i violini
si nutre di cattivi sogni
si ubriaca con il cattivo vino della rassegnazione
e come un grande scoiattolo ebbro
vorticosamente gira senza posa
in un universo ostile
polveroso e dal soffitto basso
e forgia senza fermarsi la catena

la terrificante catena in cui tutto s’incatena
la miseria il profitto il lavoro la carneficina
la tristezza la sventura l’insonnia la noia
la terrificante catena d’oro
di carbone di ferro e d’acciaio
di scoria e polvere di ferro
passata intorno al collo
di un mondo abbandonato

la miserabile catena
sulla quale vengono ad aggrapparsi
i ciondoli divini
le reliquie sacre
le croci al merito le croci uncinate
le scimmiette portafortuna
le medaglie dei vecchi servitori
i ninnoli della sfortuna
e il gran pezzo da museo

il gran ritratto equestre
il gran ritratto in piedi
il gran ritratto di faccia di profilo su un sol piede
il gran ritratto dorato
il gran ritratto del grande indovino‎
il gran ritratto del grande imperatore
il gran ritratto del grande pensatore
del gran camaleonte
del grande moralizzatore
del dignitoso e triste buffone

la testa del grande scocciatore
la testa dell’aggressivo pacificatore
la testa da sbirro del grande liberatore
la testa di Adolf Hitler
la testa del signor Thiers
la testa del dittatore
la testa del fucilatore
di non importa qual paese
di non importa qual colore

la testa odiosa
la testa disgraziata
la faccia da schiaffi‎
la faccia da massacrare
la faccia della paura.‎

 

Jacques Prévert, Poesie, Guanda

(Traduzione italiana di Giandomenico Giagni)

 

Serge Reggiani, da Poètes 2 et 3.

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“Quel Lineare Raggelato Azzurro” di Dominica Villa Balbinot

12 mercoledì Apr 2023

Posted by emiliocapaccio in CRITICA LETTERARIA, Note critiche e note di lettura, SINE LIMINE

≈ 3 commenti

Tag

Dominica Villa Balbinot, Emilio Capaccio, Quel Lineare Raggelato Azzurro

Dominica Villa Balbinot deve avere un conto in sospeso con la Natura o deve avere qualche oscuro legame ancestrale con i popoli del bosco. Forse un tempo in cui genietti e spiritelli erano stanziati sul pellame d’una foglia accartocciata o sotto gli ombrellini sforacchiati delle querce e delle betulle, era la comandante della guarnigione delle genziane sull’argine del ruscello, o era a capo dello sciame piratesco delle vanesse delle ortiche, o tra le nebbie dell’autunno trinava i colletti delle dissolventi fustaie come la più copiosa delle ariante arbustorum.
Quasi tutta la poesia di Dominica Villa Balbinot possiede un vigoroso rimando al mondo naturale, uno sfarfallio di tanti rapidi occhiolini a chi si avventa tra le calle dei suoi versi, suonati con tastiera di un linguaggio che riprende stilemi classici, eccezionalmente forbito, ricercato, con uso di attributi a volte disappresi, indubbiamente, per colposa corsa dei giorni che fuggono più velocemente di quanto possa contenere la nostra memoria.
È nella correlazione dell’individuo con il mondo naturale che nella poesia di Dominica Villa Balbinot, più precisamente in “Quel Lineare Raggelato Azzurro” (raccolta di scritti dal 2020 al 2023), si declina implicitamente, come per contrasto dovuto a precisa tecnica di bassorilievo, la condizione esistenziale dell’uomo, assumendone per comparazione le qualità degli elementi naturali: la secchezza della sabbia, nei cuori; il giallo flaccido di certi autunni imporriti dalle piogge, nell’anima; i caleidoscopici colori del cielo vaticinanti inquietudini o sofferenze, come visioni da un immenso fondo di caffè, negli occhi.
Dominica Villa Balbinot è la voce sottovento dei boschi. S’alza dall’usta dei conigli selvatici, dai sentieri delle volpi, dai cunicoli terrosi dei porcospini e diventa, per sua ammissione, per sua negazione, poesia dell’uomo.

Emilio Capaccio

Continua a leggere →

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Festività pasquali

06 giovedì Apr 2023

Posted by Loredana Semantica in RICORRENZE, SINE LIMINE

≈ 1 Commento

Le attività del sito sono sospese da oggi al giorno 11 aprile 2023 per le festività pasquali.

Non mancheranno tuttavia i nostri auguri poetici.

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“Bruciaglie” di Gabriele Greco.

29 mercoledì Mar 2023

Posted by emiliocapaccio in CRITICA LETTERARIA, Note critiche e note di lettura, SINE LIMINE

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Tag

Bruciaglie, Emilio Capaccio, Gabriele Greco

Nella vichinga e impronunciabile Örnsköldsvik, fiamma un piccolo, piccolissimo, italico, cuore, duplice padre dall’ occhione che s’appollaia benigno, insegnante di lingue e diuturno artiere di ars poetica. Porta in tasca la sua radice, come una zampa di coniglio, e un verso breve e asciutto, frettoloso nell’urgenza di condurre dirozzata la parola, come un fare preciso di sgorbia, e di sopraggiungere ratto ratto all’emozione. Lo stile spinge le pedivelle di un biciclo romantico con la cesta di paglia intrecciata e il fiocco sul davanti, dove sono adunati i temi cari e discari dell’uomo: la vita, l’amore, la speranza, i giorni avanti. La scrittura è sobria, matura, appartenente a un’anima di mezz’età coltivata bene con olio e sole di Toscana, permeante di solida consapevolezza: non decanta sconvolgimenti e cataclismi, non cade in adulazione dell’enfasi teatrica, né cede a solennità nel lirismo.
Porta un vento teso e letizioso dalle antiche leccine e moraiole dei colli fiorentini e tanta promessa di nuova scrittura.

Emilio Capaccio

La raccolta di Gabriele Greco si intitola Bruciaglie, peQuod, Ancona, 2022, eccone una sinossi.

“Bruciaglie” è una raccolta costituita di sessanta poesie inedite scritte durante l’arco di quest’ultimo decennio tra Firenze, città d’origine e di formazione dell’autore e Örnsköldsvik, cittadina svedese nella quale egli vive e lavora da otto anni.
La raccolta si apre con una riflessione metapoetica sul senso e sulla necessità dello scrivere speculari al mistero della poesia stessa e dei suoi simboli. Su questo tema cardine, s’innestano poi, rivisitati e reinterpretati, alcuni classici tópoi della poesia, quali ad esempio: la meditazione sul senso della vita, sul dolore del vivere, sul tempo, sulla memoria e sulla morte; ed altri temi chiave quali: la rinascita, la partenza, il ritorno, il viaggio, la paternità, l’infanzia e le stagioni. Alcune delle immagini ricorrenti sono spesso soltanto lievemente accennate da un tenue e acquerellato cromatismo: il biancore delle nevi e dei ghiacci dei lunghi inverni svedesi, le afose e solitarie estati fiorentine, le domeniche azzurre di mare, fino ai contrasti più accesi tra il buio e la luce, tra un io poetico dissolto e un tu muto e distante, o tra il quotidiano rarefatto esistere e l’anelito d’infinito e di bellezza.
Due ulteriori nuclei tematici significativi della raccolta sono infine quello relativo alla sfera dell’amore, della sensualità, del mistero e del sogno in stretto dialogo, e talora intercambiandosi e quasi confondendosi fra loro, con il nucleo complementare relativo alla sfera del disamore, della perdita, dell’abbandono, della distanza, dell’inganno, dello sradicamento e dell’oblio.
Il linguaggio di Bruciaglie è teso alla ricerca di un’essenzialità estrema. Il dettato è stilisticamente scabro, diafano, talvolta quasi arido, vòlto a mostrare i nervi e l’ossatura del corpo della poesia.

Senza posa è questa vita
così preziosa e inafferrabile
che tu quasi la divori.

E non trattieni
l’inconsulta voglia
di un bacio al mattino

mentre riparte il treno
dalla stazioncina assopita
sulla costa degli Etruschi.

La necropoli ci attende assolata.

E la serpe che in sogno t’apparve.

Fra le felci
non falciate
da nessuno

– tu sola
anima viva sei –

fra tutti i morti
della necropoli,

me compreso.

*

Non importa
se il tuo cuore abbia
taciuto
o si sia voltato
dalla parte sbagliata,
sognando lune
da afferrare
o stelline di carta
da desiderare.

È l’amore forse che vince.

Addosso
hai una croce
senza chiodi

perciò sei libera.

*

Un mare
di pietra
lassù
mi attendeva.
Sudario di ricordi.

Quell’ossaia
affastellata
cantava
di giorni
disfatti
per sempre.

E forse anche dei miei.

Poi un volo senza ali.

Solo ‒
sospinto
da un vento
di terra e di mare.

Altro non sapevo.

Infine un silenzio di polveri

*

Qui
termina
il nostro
cammino
di attese
inespresse
e di parole
tagliate
legate
mute.

Lacci
soffocano
stretti
i cuori.

Cartevetrate
stridono.

Tutto
assurdo
e
vita
niente.

*

Sera trafelata
rauca: vermiglia
cruda piaga.

Grumo
di vita
in un’acre
fiala.

Cera viva,
che di mestizia
t’arrossi,
stammi dentro
ora che io
son restio
e più non veglio:

quasi
stelo
divagato
e sghembo
del tuo
adombrato
senso.

Gabriele Greco nasce nel 1978 a Fucecchio (Firenze). Dopo il diploma di maturità classica al Liceo Ginnasio Statale Virgilio di Empoli, pubblica le sue prime due raccolte di poesie: Lieve, stelle in processione (Titivillus, 1998) e Petali notturni (Titivillus, 1999). Frequenta la Facoltà di Lettere presso l’Università degli Studi di Firenze, laureandosi in Teoria e Critica della Letteratura con una tesi sul poeta e pittore francese Henri Michaux. Dal 2015 vive in Svezia, a Örnsköldsvik, dove insegna italiano, francese, spagnolo e arti visive in un liceo. Nel 2020 pubblica quattro sue poesie inedite in Affluenti. Nuova poesia fiorentina. Vol. 2 (Ensemble) e nel 2022 esce la sua ultima raccolta di poesie Bruciaglie (peQuod). Nel giugno 2022 ad Ancona, partecipa a La punta della lingua, Festival Internazionale Poesia (17° edizione). Nel settembre 2022 è finalista con la poesia inedita Cardeto al Concorso “Se vuoi la pace prepara la pace” indetto dall’Università per la Pace, dalla Regione Marche e dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona e a Spoleto riceve il Premio Internazionale Menotti Art Festival per la Letteratura 2022. Nel dicembre 2022 una sua poesia inedita, Labirinti perpetui, è selezionata e pubblicata nell’Agenda poetica 2023 (Ensemble).

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Un anno di LIMINA MUNDI

04 mercoledì Gen 2023

Posted by Deborah Mega in SINE LIMINE

≈ 1 Commento

Il primo post dell’anno è, per tradizione, “Numeri e auguri”, un articolo consuntivo di bilancio e di augurio. Quest’anno, per desiderio di innovazioni, abbiamo pensato di realizzare un video riepilogativo di quanto svolto nel 2022 dai redattori del sito. Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato all’attività di LIMINA MUNDI, autori, collaboratori, lettori, commentatori, curiosi, passanti. Auguriamo, inoltre, un ottimo 2023, che sia un anno ricco di serenità e di emozioni belle per tutti!

 

LIMINA MUNDI video

LIMINA MUNDI video

 

 

GRAZIE A:

Adriana Gloria Marigo, Anna Maria Bonfiglio, Antonella Pizzo, Deborah Mega, Emilio Capaccio, Francesco Palmieri, Loredana Semantica, Maria Allo, Maria Grazia Galatà, Cipriano Gentilino, Patrizia Destro, Fabio Dainotti, Giorgia Vecchies, Silvio Raffo, Claudia Piccinno, Hiram Barrios, John Taylor, Paolo Lago, Flavio Almerighi, Emilio Paolo Taormina, Maria Grazia Calandrone, Marco Ercolani, Lucetta Frisa, Marco Scalabrino, Dominica Villa Balbinot, Flora Restivo, Alfredo Panetta, Anna Chiara Bruno, Domenico Cipriano, Giuseppe Di Matteo, Massimiliano Damaggio, Michele Cardinali, Floriano Romboli, Marcella Mellea, Marco Zelioli, Maria Elena Mignosi Picone, Giuseppe Ruggeri, Rita Bompadre, Rosa Pierno, Raffaele Piazza, Rita Pacilio, Paolo Castronuovo, Zahira Ziello, Doris Bellomusto, Paolo Parrini, Johanna Finocchiaro, Guglielmo Aprile, Mattia Tarantino, Antonio Bianchetti, Silvano Sbarbati, Riccardo Mazzamuto, Michela Zanarella, Marco Galvagni, Francesca Innocenzi, Roberto Crinò, Dianella Bardelli, Marco Antonio Sergi, Stefano Colucci, Luigi Finucci, Tommaso Tommasi, Emanuele Martinuzzi, Carlo Tosetti, Giuseppe Settanni, Pasquale Ciboddo, Carlo Zarinelli, Adriana Deminicis, Marco Senesi, Giuseppe Arrigucci, Maria Rosaria De Lucia, Maurizio Cinquegrani, Marisa Cossu, Alfredo Alessio Conti, Mario Fresa, Ottorino Pendenza, Giovanni Tavčar, Roberto Galaverni, Paolo Laddomada, Marcello Buttazzo, Pietro Pancamo, Isacco Turina, Andrea Terreni, Alessandro Barbato, Nunzio Di Sarno, Gianni Marcantoni, Paolo Pera, Nicola Barbato, Antonio Sambiase, Stefano Guglielmin, Gualberto Alvino, Mariangela Ruggiu, Davide Cortese, Silvana Pasanisi, Francesca Tuscano, Cristina Simoncini, Giorgia Deidda, Alessandro Monticelli, Davide Morelli, Letizia Dimartino, Antonio Fiori, Remo Bassini, Franca Alaimo, Federica Galetto, Alessandro Assiri, Fernanda Ferraresso, Liliana Zinetti, Giacomo Cerrai, Leopoldo Attolico, Rafaela Fazio, Daìta Martinez, Pietro Romano, Grazia Procino,  Alessandro Moscè, Umberto Piersanti, Gabriella Grasso, Sotirios Pastakas, Maria Pina Ciancio, Marina Minet, Antonio Nazzaro, Laura Pierdicchi, Fernando Lena, Alberto Mori, Toni Piccini, Rodolfo Bisatti, Loredana Raciti, Linda De Luca, Elvezia Allari, Giuliano Ladolfi Editore, La Vita Felice, 4 Punte Edizioni, Biblioteca dei Leoni, Pequod, Effigie, Poetica Edizioni, Samuele Editore, L’Erudita, Il Convivio Editore, Giulio Perrone Editore, Arcipelago Itaca Edizioni, Quaderni dell’Acàrya, Interno Libri, Dot.com Press, Aliberti, Compagnia Editoriale, Terra d’ulivi, Eretica Edizioni, Wonderlart, Il ramo e la foglia edizioni,  Nulla Die Edizioni, Robin Edizioni, Edizioni Cofine, Edizioni Ensemble, Transeuropa Edizioni, Mondadori, Guido Miano Editore, Besa Editore, I Quaderni del Bardo, Fallone Editore.

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Natale al Caffè Florian

25 domenica Dic 2022

Posted by LiminaMundi in SINE LIMINE

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Tag

Alfonso Gatto, Natale al Caffè Florian

by Keld N

 

La nebbia rosa

e l’aria dei freddi vapori

arrugginiti con la sera,

il fischio del battello che sparve

nel largo delle campane.

Un triste davanzale,

Venezia che abbruna le rose

sul grande canale.

 

Cadute le stelle, cadute le rose

nel vento che porta il Natale.

 

Alfonso Gatto

(da “Il capo sulla neve”, 1949)

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