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LIMINA MUNDI

~ Per l'alto mare aperto

LIMINA MUNDI

Archivi tag: poesia contemporanea

Versi trasversali: Giulio Laurenti

04 lunedì Set 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Giulio Laurenti, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

GIULIO LAURENTI

 

Quando la passione amorosa
diviene habitat, allora
occorre arredarne gli spazi
secondo le inclinazioni
i gusti e i capricci di ciascuno
con l’attenzione alla danza
che Eros imprime ai corpi
è quest’armonia primordiale
assai animalesca a tenerci uniti
e sarai la mia reggia
io tuo trono.

*

Chi siamo quando
non ci siamo?
Mia madre mi chiede
con voce novantenne
se ho visto un tizio
e pronuncia un nome
io, annuendo, le dico: sì
lo vedo tutte le mattine
allo specchio, e sorrido
perché è di me che lei
mi sta domandando
sono dinanzi a chi
mi ha messo al mondo, ma
non sono nel mondo suo
sto appeso al chiodo
dell’evanescenza, chi è
che non è più, di noi due?

*

Le attese, mi chiedo
cos’è che fanno quando
nessuno le attende
chissà se stanno lì
randagie e in branco
come panchine vuote
sul viale deserto
solitudini di gruppo
sbadigli interrotti
pluralità singole
diverse quanto lo sono
piccone e rastrello
senza mani ad impugnarli
o i bei sogni abortiti
accatastati a desideri
non più desiderati
siamo noi o son loro
ad aver deciso di colpo
o con lentissima inerzia
di non accoppiarsi ancora
il sognante con il sogno
la freccia col bersaglio
la domanda e la risposta
l’interrogativo e l’esclamativo.

*

Sorridere assieme
scoprendo il gomitolo
di colorati ricordi
arrotolati a quattro
mani e piedi, tacendo
d’altri modi d’intrecciarsi
e rievocare le liti sciocche
che della vera passione
son corollario e dannazione
trovando un senso là
dove trionfò il nonsenso
fa sì che in due, si è più
della somma di uno più uno.

*

Un’ombra può
far risaltare ciò
che la luce sa
illuminare lì
dove l’incanto
dell’intangibile
trasparenza
del fragile vetro
si rivela leggera
allo sguardo
e così fa il cuore
quando trapassa
agilmente
solidi ostacoli
e incerti destini.

*

C’è questo Dante Alighieri
che mi sovviene guardando
due antiche sculture in mostra
l’artista che nel mito muore
ucciso dal dio invidioso, Apollo
l’arte che ti costa la pelle
l’arte che è una seconda pelle
l’arte che ti avvolge l’animo
vulva che ti partorisce ad arte
ma il Sommo lo dice meglio:
Entra nel petto mio, e spira tue
sì come quando Marsia traesti
de la vagina de le membra sue.

*

Ar cane mio, de botto
je pijano momenti
de solitudine cosmica
lui, sempre così randagio
che convive con me
così come se fa
co’ ’na pantofola
pe’ masticalla forte
e poi dimenticassela
‘nvece me s’appiccica
accucciando er pelo suo
sulle cosce mie, de peso
colandome addosso
‘na malinconia detta:
ora der lupo, tristezza
del pomeriggio fatto
daa vita che sfuma
e è ‘sta pulce che morde
chiamata fame, ma fame
d’amore, che c’è e però
nun ce basta mai, de più
ne volemo de più, perché
der cosmo riscalda er core.

 

Testi tratti da “In circostanze normali” di Giulio Laurenti, Edizioni Ensemble, 2023

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Saluto all’estate

31 giovedì Ago 2023

Posted by Loredana Semantica in ARTI, LETTERATURA, Poesie

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Loredana Semantica, poesia contemporanea

Cari Amici del sito e Lettori, siamo tornati. Da domani riprendono le attività di Limina mundi. Rinfrancati dal riposo estivo ricominciamo, nuove idee bollono in pentola delle quali – se tutto va bene – vi parleremo. Intanto con sei poesie brevi un saluto all’estate che volge al termine. Mandatene di vostre a tema, se lo desiderate, all’indirizzo e mail dei contatti, le vostre poesie saranno qui accodate. Per il resto stay tuned, coming soon e tutto quello che vi va…

SALUTO ALL’ESTATE

(sei poesie brevi di Loredana Semantica)

Io non ero
e splendendo cadevo
lungo l’estate
accartocciata al suolo.

Un vento d’estate
mi ha sollevata al cielo
lì sostavo danzando
un valzer d’incanto
la parola.

Come Pavese sono devota
all’estate arida e assolata
ha un fascino ferale.

Odio l’estate di sudore
tutto ciò che dico riguarda
un’ astrazione concettuale.

Non pensiate che l’estate
sia una stagione ininfluente
il fico ad esempio s’è arreso
disseccato totalmente.

Salutiamola con cura l’estate
accogliendo l’autunno
la promessa è di rivedersi
come un amore vacanziero
l’anno venturo.

Il disegno digitale ” Saluto all’ estate” è di Loredana Semantica

di Raffaella Rossi da Epidermide rara, Eretica Edizioni 2023

I tavoli si sono spenti
e con essi le sigarette di fine agosto.
Di questo quartiere solo alberi muti
e sedie cariche di pioggia.
Nessuno si risveglia
se non i morti del paese.
Non cantate ninne nanne
per addormentarmi
non fate rumore per svegliarmi.
Risate solo risate.

Adolescente estate di Giorgia Vecchies

Erba tagliata, quasi fieno. Secco
afrodisiaco ricordo di adolescenti
baci di campo che rotolavano
Impauriti sul grano.

L’estate ci era scoppiata addosso,
l’estate bruciava i minuti
tra i nostri baci, infiniti
slanci e paure e nuvole
sopra di noi tra cielo e grano.
Il verde si è perduto,
bruciato dai tuoi baci, ma
l’estate ancora divampa.

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Versi trasversali: Antonio Semproni

28 mercoledì Giu 2023

Posted by Loredana Semantica in LETTERATURA, Versi trasversali

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Antonio Semproni, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

ANTONIO SEMPRONI

Morte addosso

Mi sento la morte addosso
m’avvolge come una calda coperta
la penso quando il mare è mosso
come un dolce rifugio dalla tempesta
è venuta la morte e mi ha dato altro tempo
mi pare quasi una vita
è venuta la morte e il giorno s’è spento
cammino in una notte che pare infinita

Genova cartolina

Falce di luna alla finestra
che è una magra lastra
certificato di inferma costituzione
che prendo e metto in tasca
per riposare fra i corpi di questa galassia
disco di luna sul mare
che è un tappo di vasca
muta dogana della galassia
che trattiene i sogni dell’età media
che ogni mese danno la stessa commedia

Pop

Oggi sono andato a fare shopping
ma non ho comprato niente
è stato come fare jogging
ma molto più seriamente
senza nemmeno salutare la gente
ieri sono andato in discoteca
ma non ho ballato per niente
è stato come andare in biblioteca
ma molto più riservatamente
senza nemmeno riconoscere la gente
l’altro ieri sono andato a lavorare
ma non ho combinato niente
è stato come andare al mare
ma molto più pudicamente
senza vedere nuda la gente
domani scoppierà la guerra
ma io non farò niente
sarà come cadere giù per terra
ma molto più divertente
cadrò insieme a tanta altra gente

Rime della piccola accumulazione del capitale

Nel salvadanaio vanno i soldi in piccoli pezzi
quelli migrati dai portafogli dove stavano stretti
quelli rifilati dai bottegai in vena di dispetti
quelli tra cui sguazza Paperone nei fumetti
dal salvadanaio i soldi sgusciano via come pesci
tintinnano e si ruzzolano, sono in vena di scherzi
decantano di essere il tuo massimo guadagno
e si burlano della tua professione di risparmio
“Non ci avresti avuto se non avessi né speso
né fatto in frantumi un salvadanaio indifeso”
già ti hanno seccato e volentieri faresti a cambio
che hai in mente? Comprare un altro salvadanaio

Festa

La pasta sfoglia
nel piatto che avanza
è già pasta stanca
e la tua forchetta che la rimesta
la fa cartapesta
spalmata sulla tovaglia
carta d’auguri
già straccia della tua festa

Procede

La vita procede in senso orario
ma io spesso mi inceppo
io spesso vado al contrario
questo presente è un giro stretto
la vita procede a passo di marcia
ma io spesso incrocio le braccia
io spesso inciampo
questo presente morde come un crampo

Ragnatela

Inseguivo il filo dei miei pensieri
alla fine eri tu che mi prendevi
disponevo i miei pensieri in un gomitolo
era così che ti perdevo in un vicolo
quindi i miei pensieri si mettevano a catena
pronti a scattare, a catturarti per la cena
ma nella mia testa c’era una ragnatela
ero io la mosca, eri tu la fiera

testi tratti da “Rime in prima copia” di Antonio Semproni, Controluna edizioni, 2020

ANTONIO SEMPRONI

Antonio Semproni (Tivoli, 1988) vive tra Tivoli e Roma. Ha pubblicato una raccolta di poesie in rima: Rime in prima copia, Controluna edizioni, 2020 (attestato di merito al Premio Lorenzo Montano 2022). Sue poesie sono apparse su vari blog (tra cui Niedern Gasse, L’Altrove – Appunti di poesia, Cartesensibili e Poeti Oggi) e suoi racconti breve sui blog Gorilla Sapiens Finzioni e Racconticon. Suoi contributi su temi economici sono apparsisulla pagina in rete della rivista La Fionda.

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Versi trasversali: Donatella Nardin

19 lunedì Giu 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Donatella Nardin, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

DONATELLA NARDIN

 

 

L’occhio verde dei prati

 

L’occhio verde dei prati, risvegliato,

fa nido bevendo la nuda

chiarità del mattino

come le vite care appese alle finestre

del loro infinito mancare,

come il biondosole, amore riverso

tra le scapole azzurre rotte

da assenze, commiati, afasie.

Ringraziare ogni risveglio che sia

sassopietra o nuvolafiore,

nell’attimo essere immensamente

grati – ai prati, al mondo, fosse

pure ai respiri affannati –

prima che il verde esca dagli occhi

come le vite care divenute

allo sguardo pura nostalgia.

 

Le madri

 

Si è riempito di buchi dolenti

il cielo infuocato da guerre

e da siccità.

 

Senza dirlo a nessuno,

le madri hanno raccolto in sé

i figli e sono fuggite

 

a fare mondo altrove lì dove,

in pura nostalgia di pace

e di unità, potranno sottrarre

 

al tempo giorni migliori,                                 

nei bimbi deporre ossa

e vertebre miti

 

purissimo un sangue nuovo

e ritrovato un futuro, speranza

che non muore

 

nella sua gratuità.

  

L’uomogroviglio

 

Macchia le malve sottili                                    

il volo aggraziato di una garzetta,

proteso il punto perfetto in cui

stanno insieme – nell’animo come                               

nei sensi – finito e infinito.

 

Solleva lo sguardo dal nulla

l’uomo groviglio, blunube

sulla laguna – che c’è ma non

si mostra – tenta di mettere

al riparo la vita sotto un maglione

infeltrito.

 

Che sia benedetto il punto perfetto

come le malve sottili

rientrati nei corpi e nelle menti

percorrendo le soavissime

vie dello stupore, invisibili

ai più.

 

L’ora giovane

 

Due baci, un panino e le corse

in bicicletta verso ogni dove.

 

Così l’ora giovane – vorace

nella passione – con tutti i sensi

bagnati dal sole.

 

Così più avanti nel tempo

con tutti i venti e i sogni rapaci

venuti a morirci didentro.

 

Per tale via becchettare ora

l’incarnato di allora dando forma

e sostanza all’imbrunire

 

per poi dileguarsi incompiuti

nell’afasia, dopo aver respirato

per sottrazione la vita senza

 

riuscire a scansare le cose feroci,

senza dimidiarne il danno.

 

Papaveri rosa

 

Il nulla sulle labbra e sul collo

dove prima c’erano i baci

smeraldino echeggiare in un ribollire

di terre e di universi lontani.

 

Mi chiedi che ne sarà

del nostro amore – se d’oro il cantare

se d’oro la rosa dell’antico

sognare.-

 

Mi chiedi che ne sarà della nostra

casa interiore, dimora che accoglie

il sapere profondo del cuore,

prezioso e raro

 

come i papaveri rosa, taciturni

e smarriti ora.

Mi chiedo dell’intatto accaduto,

del prima e del dopo di noi

 

se amara la spina infilata

sotto la pelle delle nostre aurore

più belle e luminose

e chiare.

 

La sedia vuota                 

  

Tutto l’amore è stato già detto

e scritto per questo non so dire

i giorni suoi lasciati altrove.

 

Forse nei sogni li ho rivisti

attraversare i miei,

due dita tremanti a disegnare

 

nell’altro il restare contro

l’ignoto che l’ha strappata via.

Era tepore l’immagine sua

 

come di albero fiero svettante

in un possibile vero.

Ci è segreto – ora – il suo tempo

 

scarna la gioia, inintelligibili

i giorni se giorni in lei

ancora potremo dirli da posare

 

intatti, leggeri sulla sedia vuota

in giardino.

 

Donatella Nardin, poesie tratte da “L’occhio verde dei prati”, Fara Editore, 2023

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Canto presente 60: Lara Pagani

15 giovedì Giu 2023

Posted by Loredana Semantica in Canto presente, LETTERATURA

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Canto presente, Lara Pagani, poesia contemporanea

Nell’ambito della rubrica “Canto presente” oggi presentiamo la poesia di

Lara Pagani

un prologo

Come batte, fiacca, la distanza.
Mando i suoi anni a memoria,
luce li dicono e sono notte:
una catena di ossa malandate,
mai spezzate, soltanto corrotte.
Li ripasso dal cuore alle vene,
gli anni luce dell’infiorescenza;
è proprio nella cruda assenza
che traspare come ti avvicini
e si spoglia la trama della storia.
*
Vuotare una lavastoviglie che fischia
dimenticata in cucina, stendere in furia
una lavatrice, lavare di getto una tazza
per l’ennesimo caffè senza zucchero —
le mani mi occorrono affaccendate,
le piante formicolano, i capelli cadono
sulla parte sbagliata del viso.

Penso un’altra: dovrò scoprire quale
delle tante nuove, ricominciare.
Come brulicano, come premono
sotto la pelle le parole non scritte.
*
Francesca, stamattina mi ha destato
una punta di diamante posata in alto
a destra sulla fronte che ora sfolgora

e debolmente duole. Attendo
la tua ultima missiva. Nel bicchiere
dal vetro che risaliva ho versato lacrime
e diciassette gocce di Novalgina.
*
Sentirmi dire che sono malata,
che a volte il mio cervello non funziona
chiuso in cantina a quadrupla mandata
da visioni che nessuno perdona

è storia vecchia, è storia collaudata —
non fosse che ha stancato. Sono buona
da buttare? Non credo. Sono nata
per amarti e smentirti di persona.

Nel mio secondo mondo, come tu
lo chiami passo il tempo a farmi male
ma quello che non vedi, non ancora

è che nessuna tristezza finora
è stata la tormenta del finale.
Sono al sicuro — non salvarmi più.
*
Ogni tanto io ti piango
come si piangono i morti.
Ritento il conto dei torti
fatti e subìti, rimango indecisa
ma rivango, piango in flutti
di mare, a fiotti mi frango –

ma sono momenti anche i lutti
se riguardano te.

Sempre risalgo la riva –
m’accorgo del cielo, i gabbiani
stridenti che odiavi radenti l’orlo
dell’onda, il tuffo della testa
loro spietato e fulmineo –

e m’accordo con me stessa –
ritorno a parlare coi vivi.
*
se non m’amerai più

annuserò quando passo di lì
la corteccia del nostro albero in fasce.
Dove tu piantasti radici io pianto
non verso ma penso: ombra avrò
quanto basta, un posto in cui riposare
per tutta la vita che splende di fronte.
*
se per un giorno nella vita

qualcuno al posto mio, delle mie dita,
agli amati nel tempo riscrivesse
il tonfo della rabbia dentro al pugno
pesante dell’affetto… se potesse
con frasi a effetto ma senza mentire

rammendare gli strappi — come un ago
sutura lembi e stracci, come un medico
o una sarta capace — rammentare
che pur essendo atroce sono stata,
rimasta, ho solamente ingarbugliato
tono di voce e sbagliato parole.

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Versi trasversali: Domenico Setola

13 martedì Giu 2023

Posted by Loredana Semantica in LETTERATURA, Versi trasversali

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Domenico Setola, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

DOMENICO SETOLA

Se morire è già sapere
dove cadrà la luna
nell’ultima notte?

Se altrove è ristoro
dei morti, dove finirà
la voce, origine e
sigillo dell’ultima
lettera?

Bianca la paura
e il fondo del mare
che un giorno non
basta se caos
forma e dissolve
distrugge e riplasma.

Noi, forse una parola
nei volti bianchi che
guardano il sole,
l’ultimo sogno
che sulla terra
freddo
giace.

25 marzo 2023

*

Lontano da qui
e forse ancora noi
nei luoghi consacrati
delle specie estinte.

Fanciulli morimmo
all’ardore di un bacio
sole a picco
rovistando
il nostro intimo decreto.

Volevi disunirti
dal tuo profondo abisso,
io lontanamente solo
all’orizzonte
sparendo il tuo viso
nel crepuscolo rosa.

17 marzo 2023

*

Dove porta il fiore
della memoria,
le carte dimenticate della poesia,
la Francia di Char
alle periferie ricordate
di Napoli.

Se ogni vicenda
ha la sua deriva
che si disperde
e rapisce il sonno,
noi siamo i sonnambuli
delle parole, fra epoche
e miti ove un’ombra
gelida incombe.

23 febbraio 2023

*

Da te a me
come sera alla notte,
quando il freddo che scagliò
il mare oltre l’inverno
fece delle nostre parole taciute un canto.
Vinti e sommersi dalle profonde acque,
ritorni fra le mani
sull’onda che sussurra l’istante.
Ora la tua preghiera
è primavera
che al chiaror d’una camelia
accoglie, fra la neve, il nostro ricordo.

Da il “cerchio imperfetto” Controluna ed. 2021

*

Nella sapienza del volo
l’ombra si muove;
quel nome che ora è distanza,
sconfinando da me,
sospeso è nell’aria.

Da il “cerchio imperfetto”, Controluna edizioni 2021

*

Il cielo non ha dimenticato
il candore del tuo sguardo,
rifugio del tempo andato.

L’architettura delle stagioni
disegnata sul tuo volto,
cantiere di incontri e addii.

E l’eco dei bambini
precipitati nella danza buffonesca della vita,
il frutto primaverile che
tua madre vaticinava.

Da il “cerchio imperfetto”, Controluna edizioni 2021

*

Or che al porto delle nebbie
la tua ombra avvolge
la cenere che ti chiama,
or che fuori emerge al primo sole
la luce che ai grani semina
vita, resta al cuore
figlio che ora appari,
a me che padre di te mi fingo
a sfiorarti un’ultima carezza.

Da il “cerchio imperfetto”, Controluna edizioni 2021

*

Quel cielo di febbraio
febbre del ricordo
e il tuo volto crocevia
che mi scruta al confine
del giorno.

Ciglia contro ciglia
la foglia tremula
e io specchio inerme
del tuo affronto
a volare giù fin qui,

Dove il sole non arriva
né i morti ti sorridono,
qui dove il tempo suona
l’arpa dell’incontro
ed Eros scocca
l’ultima freccia,
il destino che ci unì.

febbraio 2023

*

È tempo che la rosa
lasci il suo sangue
sulla veste della notte,
che la chiave arrugginita
apra il varco dischiuso
del tuo sguardo.

È tempo che la casa
accolga lo straniero
e l’orecchio ascolti
il vento che urla
nell’urna del destino.

Suona ancora
il mare nella conchiglia
e la tua bocca è guscio
della mia alba.

È tempo che il tempo
si faccia arco roccioso
delle nostre ali
da qui alla cenere.

gennaio 2023

*

I morti hanno scritto
canzoni per l’autunno
e si sono addormentati per
i viali ingialliti.

A volte tornano
col vento e le sue note
e sono gli alberi coi
capi chini a cedere le foglie.

Vagano afoni senza chiavi
seduti sulle panchine
infreddoliti di solitudine.

I morti hanno sognato
gli inverni che verranno
ed ora attendono la tua
voce.

un testo del 2021

BIO

Domenico Setola, si è laureato in Giurisprudenza presso la Federico II di Napoli, dove attualmente studia storia medievale e moderna. Collabora da anni con giornali locali della provincia di Napoli.
Scrive poesie da vent’anni. Appassionato di Paul Celan, Paul Auster, Remo Pagnanelli, Umberto Saba, Vittorio Sereni, J. Derrida, G. Deleuze, M. M. Ponty, G. Bachelard.
Ha pubblicato la silloge Il “cerchio imperfetto”, Controluna edizioni, 2021.

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Versi trasversali: Francesco Randazzo

29 lunedì Mag 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Francesco Randazzo, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

FRANCESCO RANDAZZO

 

Silenzio

Albeggi, tendaggi e sàgole,
pianto di rosmarino in bilico,
mentre sulla torre smemora
ogni sapienza esatta.

Dietro lo specchio opaco
ride la sfinge isterica
e con le mani stringe la cornice.

E poi silenzio, silenzio senza enigmi.

Finché la zagara

Arriverà la primavera
di questo freddo
di queste morti
resteranno fiori
pronti a rinascere
pagine da riscrivere
e bocche respiri
baci e lenzuola
Sulle teglie
di pomodori
stesi al sole
affiorerà
il sale bianco
I bambini
ruberanno le mandorle
correndo e inciampando
felici
Arriverà la primavera
per dimenticare
di questo freddo
di queste morti
Almeno per un poco
ci sembrerà impossibile
che si possa lasciare
di sé soltanto un brivido
un’improvvisa assenza
Finché la zagara c’ingannerà di nuovo
Finché le bucce d’arancia bruceranno l’unghia.

Ben vestito

A volte vado a letto vestito,
di tutto punto, giacca compresa,
ci fosse un terremoto fuggirei dignitosamente,
ci fosse un trapasso sarei già pronto,
ci fosse, come poi è, per lo più,
che semplicemente dormo,
me ne vado in giro ben vestito
nei miei sogni e al mattino
mi alzo ed esco così come sono,
con gli abiti stropicciati dal sonno,
e gli occhi furbi di chi va
continuamente tra due mondi,
senza andate e ritorni,
sempre in giro, altro dove,
altro quando, ben vestito,
spiegazzato di vita e di sogno.

Ai primi di novembre

Non mi piace venirvi a trovare, laggiù,
messi in fila, inscatolati nel cemento,
piantati nell’asfalto, freddati dal marmo,
con le date d’inizio e fine, perentorie.
Preferisco incontrarvi, come siete per me,
straordinariamente vivi e guariti dal male,
dagli errori e i rimpianti, bellissimi per sempre,
come forse non speravate o non avete saputo,
ma adesso e per sempre lo siete, in questo
enorme palazzo della memoria, il mio,
il nostro, che abitate con me, dentro stanze perfette.
Non ci sono rintocchi, né grida, né lacrime,
nessuno può disturbarci, persino ridere possiamo,
dimenticarci di tutto, rivivere solo il bene, sempre.

A qualcuno dovrò lasciare le chiavi,
ma questo palazzo non sparirà.

Acufeni 

Acufeni intonati
in coro cinguettante
nel bosco della mente
Gorgheggi
stranamente
meravigliosi armonici
stupiscono e rivelano
quanto perfetto
possa essere
il caos dell’anima
la faglia nel
diapason
dell’equilibrio fisico
Quando torna il
silenzio
sorprendentemente la
calma sussurra
la certezza che la vita
dentro di noi
è un haiku
senza sillabe

Chimere 

I sussurri dei fogli sparsi sul
tavolo, la polvere che incipria i libri
seri,
questo canto che viene da
lontano, da memorie di carezze
antiche,
un calpestio di passetti infantili,
una luce spenta all’improvviso,
tra gli scaffali corre una bicicletta,
e dai cassetti chiusi bussano
gnomi dispettosi spacciatori
d’incertezze, il caffè si fredda e sospira aromi,
il timore lontano grida minacce
ancora vive, feroci, umilianti.
Un battito di ciglia e il respiro ansioso,
tutto si esala nell’alambicco fragile,
della mente smarrita in dedalo
infinito.
Una mano sul volto per cancellare. E soltanto
una lacrima per assaggiarne il sale.

Non contare i passi 

Non contare i passi che percorri nella notte,
ascolta soltanto il suono delle tue scarpe,
dalle finestre chiuse intrufola il pensiero,
muovi le braccia in una lingua muta,
attraversa il silenzio e le sue colonne
d’Ercole, perditi in un’avventura senza più
tempo, e ricorda di ringraziare ciò che
dimentichi, con un sospiro e un sorriso
disegnerai quella gioia impossibile nei giorni
spietati.

Francesco Randazzo, testi tratti da “Sabbia aspra”, Porto Seguro Editore, 2022

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Versi trasversali: Manuela Cecchetti

22 lunedì Mag 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Manuela Cecchetti, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

MANUELA CECCHETTI

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Versi trasversali: Antonia De Gattis

08 lunedì Mag 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Antonia De Gattis, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

 

ANTONIA DE GATTIS

 

*

Se ci incontreremo 

 

Se ci incontreremo, dammi consolazione
e non amore per questa lunga
e lunga attesa,
oltre il tempo che mi consuma.

Cullami tra le tue braccia,
accarezzami
e calma se puoi la mia inquietudine.

Concedimi l’orgoglio
di sentirmi solo tua.

Ti ho aspettato, amore
oltre il tempo che ci consuma.

Cullami, accarezzami,
lascia che si addormenti accanto a te
il mio cuore stanco.

*

Il primo desiderio 

 

Il primo desiderio è addormentarmi,
tenendo la tua mano stretta
finché l’alba si schiuderà tra le tue ciglia.

Il secondo desiderio è la tua bocca
dopo il caffè, il miele e il burro
su una fetta di pane tostato.

Il terzo e il quarto
sono già meno importanti
di questo piccolo miracolo,

che siamo io e te,
lo stare quieto
di un giorno come un altro.

*

Dei perduti amanti 

 

Dimmi, dove vuoi che posi la mia mano
prima ancora della mia bocca
in questo vicolo cieco
e un muro a farci da alcova.

Dimmi, dove vuoi che posi i nostri sogni
di perduti amanti se le tue labbra
hanno il sapore amaro della rinuncia.

Sento rumori di passi in lontananza.

Qualcuno ride, qualcuno piange.
Qualcuno alza un calice
che non celebrerà nessuna vittoria.

Ho paura e il canto della sirena
è sempre un canto di morte.

Adesso la mia mano è sul tuo petto
e ogni granello di sabbia nella clessidra del tempo
è una perdita inarrestabile.

Chi ha deciso dei nostri anni?
A chi dobbiamo l’infausta scelta?
Intorno a noi, la guerra.

*

 

Ricostruirsi, un pezzo alla volta.
Rinascere, con lentezza.
Ho solo bisogno che mi accarezzi.

 

*

Quando saremo insieme

 

Quando saremo insieme
ci sveglieremo stanchi
al mattino.

Cammineremo la notte
uno accanto all’altra,
in un unico disegno d’ombra.

Quando staremo insieme
rideremo
di questi giorni infelici.

Con una mano
scosterai i capelli dal mio volto
e io, lentamente, sorriderò al tuo.

 

*

Tanta malinconia 

 

Un ragazzo ucraino
giocava a pallone,
cercava un piccolo momento di libertà.
Un’esplosione lo ha dilaniato.
Le bombe fanno questo,
cancellano le fattezze di un corpo.
Come in ogni guerra,
una vita uccide un’altra vita
e c’è tanta malinconia.

*

 

 

Testi tratti da Antonia De Gattis, “Eternità”, Città del Sole edizioni, 2023.

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Versi trasversali: Fernando Della Posta

24 lunedì Apr 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Fernando Della Posta, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

FERNANDO DELLA POSTA

 

Quei luoghi di apparizioni terribili

e dolci, dove tra le tante cose insegnasti

che certo vino è cosa pura e non lascia

traccia – se non un torace più caldo –

e guida il gesto come

olio santo,

affinché il colpo sia preciso

e stampi l’araldo senza sbavature

imprimendo le volontà nel legno

per vite più accessibili.

 

*

 

Avvistare arcipelaghi dai finestrini

degli aliscafi può illudere un dominio

che si estenda su pianeti interi

fatti di gas, fluidi e faune. Qui il mare,

il mare, che tutto sembra separare

tutto ferma con pellicola splendente,

tutto lega nella luce e nelle attese,

smorza l’ansia di partire e di arrivare.

 

*

 

Tuscania

 

Alte torri come grida sul paesaggio,

massicce, che si perdono prima del cielo,

affermano con forza d’esser figlie

anch’esse della genia testarda.

 

Ma nel silenzio assolato del lago

ritrova la sua statura e cresce,

con rinnovati passi d’atleta,

l’espunta latitudine di cuore.

 

*

 

Quando la luna è alta e illumina il lento

sonoro brusio delle stelle, tu

dannato allo specchio cerchi uno stile,

la cifra, ma il simile cui non somigli

deride, diffida, ti cuce addosso

l’insignificanza, la tragica commedia.

 

*

 

è venuto un nero d’inverno

che trasuda gelo alle pareti

come la manna di una pietra rivolta

al muro della cripta, benedetta da chissà

quale santa santità di crani e ossa

 

ma vi nascerà erba di muschio verde e nuova

che si gonfierà all’apparir del secco

refolo dell’aria estiva

 

in noi amata e benvoluta stinge

una rosa antica e velenosa

 

*

 

Solo se lo riprendi in time-lapse

il tattoo sul cuore della città

è macchia di sangue che allaga, e tu

difficile capire che se indossi

un muso duro dopo la tempesta

è solo un suppurare di speranza.

 

*

 

Sullo scacchiere del sublime

si gioca una partita rischiosa,

ed è la contezza del possedimento

a tradire la sconfitta più dura.

L’invincibile artificio dei volti

avvalora il sospetto di menzogna.

Nella mera vanagloria dei poeti

si esaltano miserie d’uomini.

 

 

Testi tratti da Fernando Della Posta, “Ricostruzione delle favole”, PeQuod, 2022.

 

 

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TITANiO di Loredana Semantica, Terra d’ulivi 2023. Una lettura di Antonella Pizzo

18 martedì Apr 2023

Posted by Antonella Pizzo in Appunti letterari, Consigli e percorsi di lettura, CRITICA LETTERARIA, LETTERATURA, Note critiche e note di lettura, POESIA, Poesie, Recensioni

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Antonella Pizzo, Loredana Semantica, POESIA, poesia contemporanea, Terra d'ulivi, titanio

TITANiO

Dopo L’informe amniotico [appunti numerati e qualchepoesia]  edito da Limina Mentis edizioni, 2015, opera prima di Loredana Semantica,  con prefazioni di Giorgio Bonacini e Rosa Pierno segnalato al premio Lorenzo Montano, esce la nuova raccolta di Loredana Semantica TITANiO edita da Terra d’Ulivi 2023.  Il titanio è un elemento metallico conosciuto per la sua resistenza alla corrosione, quasi pari a quella del platino, nonché per il suo alto rapporto tra resistenza e peso. È un metallo leggero, duro ma con bassa densità. Allo stato puro è molto duttile, lucido, di colore bianco metallico.

Il Titanio è il metallo ideale perché porta in sé due qualità opposte e ugualmente importanti, rappresenta l’equilibrio fra due proprietà intrinseche, la leggerezza e la resistenza.

La parola Titano deriva dal latino Titanus. I Titani vengono considerati come le forze primordiali del cosmo, che imperversavano sul mondo prima dell’intervento regolatore e ordinatore degli dei olimpici. C’è anche un IO graficamente inserito con la i in minuscolo a formare la parola che dà il titolo alla raccolta, suggerendo probabilmente che l’io poetico dell’autrice si qualifica,  si colloca, si identifica con la leggerezza e la durezza.

Le poesie sono sotto datate e seguono un ordine cronologico preciso,  sono in ordine progressivo cronologico dalla più vecchia alla più recente all’interno di ogni sezione,  ordinata per senso e omogeneità di stile e ispirazione. TITANiO raccoglie settanta poesie ripartite in 4 sezioni: 12 in Je est un autre, 21 in Biografia, 12 in Calligrafia, infine 25 in Sacrario. Esse scaturiscono da un lavoro, durato un anno, di riordino della produzione poetica dell’autrice degli anni che vanno dal 2010 al 2021, lavoro iniziato con la raccolta inedita In absentia vocis che è stata segnalata al Premio Lorenzo Montano del 2022.

Riporta l’autrice in prima pagina un breve testo tratto dalle Memorie di Adriano di Margherita Yourcenar    “Sono giunto a quell’età per cui la vita è, per ogni uomo una sconfitta accettata…  Ritrovavo in quel mito, (dei Titani n.d.r)  ambientato ai confini del mondo, le teorie dei filosofi di cui mi ero nutrito: ogni uomo, nel corso della sua breve esistenza, deve scegliere eternamente tra la speranza insonne e la saggia rinuncia ad ogni speranza, tra i piaceri dell’anarchia e quelli dell’ordine, tra il Titano e l’Olimpico. Scegliere tra essi, o riuscire a comporre, tra essi l’armonia.”  Ciò ci induce a credere che questo lavoro di riordino sia scaturito dal  bisogno di Loredana Semantica di riuscire a comporre un’armonia, un equilibrio, fra la sua vita quotidiana ordinata e regolare e le bruttezze del vivere, fra le forze irrequiete dell’inconscio generatrici di metafore e sogni, fra il sonno  e la veglia,  fra il suo bisogno di bellezza che salva e la necessità dell’amaro pane, quell’armonia necessaria che non porta alla rinuncia della speranza e che consente piuttosto di bilanciare le due  parti contrastanti.

Da questo equilibrio di forze, proprio quando dall’incontro delle due parti potrebbero scaturire lampi e saette,  dall’attrito delle due, fluisce piuttosto precisa e misurata la sua poesia, quasi un lento ritmare,  a tratti nostalgica, velata di ironia, non cinica ma disincantata, rassegnata ma non troppo, che osserva con freddezza la  nuda e cruda realtà sperando però che le sue parole siano come semi dai quali un giorno nasceranno  fiori. Spargo semi nel mondo/non appariscenti/gli occhi profondi/chissà se ne sbocceranno fiori. Una poesia che ha una sua musica interna come una musica da camera che sembrerebbe tranquillizzare Io vorrei dormire/di più e più a lungo/il sonno dovrebbe coprire/ogni pensiero con la sua/coltre bianca di silenzi e neve.// in realtà provoca un vago senso di malessere, il suo sguardo disincantato si ferma sulle cose inanimate, su un fantomatico  direttore, che rappresenta il potere, sul lavoro che aliena e che spesso ci è alieno, negli immensi bla bla, sapessi come tutto gira intorno/senza senso/c’è un bla bla immenso/ nel quale non mi riconosco/quattro fessi al tavolo di fronte/ parlano e ridono/con la bocca ripiena di cibo. La casa e gli affetti familiari che sono il suo porto sicuro e la ripagano di quel senso di non appartenenza e ostilità avvertito nel quotidiano andare. Scrivo una dopo l’altra/cose elementari/quasi uno scavare dentro/ fino all’essenza//,  appartenenza che ritrova però nelle sue radici e nella loro ricerca delle quale lei sente d’essere la foglia terminale.

Non se questa sia ricerca spirituale/o piuttosto di radici.  C’è un acclamare alla parola salvifica che può essere occasione di riscatto e di ritrovamento del sé più autentico. Lo calpesto  se posso e l’odio/lo danneggio e rivendico/ inneggio alla parola/mio unico luogo labirintico. Oppure ancora Io starei immota al caldo/beata in un respiro lieve/aperto ai movimenti del corpo/e del torace lenti e morbidi/come una schiuma soffice. Bisogna comunque leggerla questa raccolta e farsi un’idea propria perché nessuna nota può essere esaustiva perché è vasta la materia trattata, trattandosi di vita.

Di certo si può dire che l’autrice sa scrivere bene, che la sua scrittura è matura, che scrive e frequenta il web poetico da vent’anni, che ha fatto bene a riordinare la sua significativa produzione poetica, affinché non venga perduta nei meandri di una memoria volatile di un pc, come quelle foto, spesso importanti e belle, che non facciamo stampare mai e che ci dimentichiamo di aver fatto, negandoci il piacere della vicinanza, ma che dovremmo trasformare in concretezza cartacea affinché si squarci la siepe della dimenticanza che oscura i ricordi e il sole. (Antonella Pizzo)

Testi

Abbiatemi per lontanissima
così lontana che tremano i cieli
nella mia bocca d’amianto
costretta da un solo cunicolo
abbiatemi per rarefatta
così sperduta molecola
che nello spazio non piove
neanche un raggio di luce
a forare coltre maledetta
la piracanta spinosa.

10.02.2017

Io sono qui
e qui è la mia casa
i miei profumi la crema
per il viso le borse le ciabatte
i miei vestiti e arredi
qui il mio cane il frigo ricco
di cose buone il mio lavoro
gravoso e senza sole
atomica che sfianca e fagocita
l’uranio impoverito dei miei giorni
qui il mio centro e debolezza
mia forza e sicurezza la sagoma
del tuo corpo confortevole
il capo bianco dei tuoi capelli corti
qui i miei figli quando capita talvolta
a ristorare l’attesa ostinata
tra un’uscita e l’altra
con gli amici.

5.4.2017

Dentro di me un romanzo
dalla nascita brulicante di cortili
alle gebbie d’acqua fredda e anguille
sperdute tra rovi cicale e frinire
oltre le cancellate in cima alle scale
nei posti della memoria
dimenticati dalla storia spariti dalla terra
arati dalle ruspe al suolo
che compaiono solamente
in flash incerti dei ricordi
quasi fossero dei sogni.
In un altro capitolo il presente
arroccato a qualcosa che si sgretola
mentre avanza il tempo inesorabile
senza fretta con la calma sicurezza
di chi non ha precisi appuntamenti
dagli ostacoli si vede
che franano i punti fermi
gli stessi che sul foglio con la penna
erano uniti in progressione
in forme di una certa consistenza
a cui appuntare piedi medaglie o certezze
d’essere un preciso essere
un puntino esatto sulla terra.
Adesso il finale ad effetto
sui palmi le stimmate rosse
nel costato lo squarcio incrostato
dell’eremita.

10.01.2020

biografia

Siti dell’autrice

https://liminamundi.com 

https://lunacentrale.wordpress.com/

Loredana Semantica

Nata a Catania, laureata in giurisprudenza, sposata, ha due figli, vive e lavora a Siracusa. Si interessa da molti anni di poesia, fotografia e lavorazione digitale di immagini. Proviene dall’esperienza  di partecipazione e/o collaborazione a gruppi poetici, di fotografia, arte digitale, litblog, associazioni culturali nel web e su facebook. Ha pubblicato in rete all’indirizzo http://issuu.com/loredanasemantica le seguenti raccolte visuali e/o poetiche: 

Silloge minima (7/11/2009) 

Metamorfosi semantica (3.2.2010), 

Ora pro nomi(s) (27.3.2010) 

Parole e cicale (13.8.2010) 

L’informe amniotico (27.2.2011), quest’ultima raccolta  opera selezionata al premio Opera Prima 2012 e finalista al premio Lorenzo Montano 2012” è stata pubblicata nel 2015 da Liminamentis.

Il 4 agosto 2012 ha pubblicato, sempre su issuu, la raccolta di riflessioni e racconti “I sette vizi capitali” e da ultimo una Trilogia poetica, formata dalle tre seguenti raccolte: “Apologia del silenzio“, “Nulla Parola” di 30 poesie ciascuna, e “Poesia delle feste” .

Con Feltrinelli/ilmiolibro, insieme a Deborah Mega e Maria Rita Orlando nel 2015 ha pubblicato La prima rosa antologia di 160 poesie e 28 immagini d’autore sul tema della rosa. Gestisce il blog personale  “Di poche foglie” all’indirizzo https://lunacentrale.wordpress.com/.

antonella pizzo

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Versi trasversali: Fabio Petrilli

17 lunedì Apr 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Fabio Petrilli, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

FABIO PETRILLI

SILENZIO

Un tuffo nel silenzio
tra ricordi passati.
Cerco nella memoria voci e pensieri, rumorosi

Fermo il pensiero, nuoto nel silenzio : giungono verità.

Ancora mi rifugio in te
giudice non sindacabile di questo mondo
percosso dal tempo.
Fragile si scopre l’uomo.

TRAMONTO

Una pennellata ricolma di colore d’un pittore e il tramonto viene ricamato d’oro.
Con le nuvole si sciolgono i colori ed io mi incanto sempre di più mentre aspetto te.
L’ultimo raggio di sole, quello più rosso ti accoglie tra le sue braccia e tu felice corri verso me.
Il sole si rispecchia dentro il mare, nei tuoi capelli ti è rimasto l’oro e il vento ci gioca
e non me li fa baciare perché è geloso di questa felicità.

UNA LACRIMA

Una lacrima scende lentamente su quel bel viso.
Silenziosa ha deciso di abitare nei tuoi occhi.
Silenziosa accarezza le tue guance e sfiora le tue labbra.
Quanti livori porta con sé
Tutto tace
Mi emoziono ancora una volta mentre guardo l’altra immagine che ha conservato di te L’asciugherò con tutto l’Amore che merita delicatamente sfiorando i tuoi occhi lucidi.
Ma tu promettimi che non piangerai più
Promettimi che se avrai bisogno di me
E non mi troverai,
mi cercherai in un sogno ed io sarò lì ad aspettarti

sarò lì pronto a proteggerti.

FABIO PETRILLI

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Nato a Foggia il 9/3/2000, si diploma al Liceo Scientifico E.Medi di San Bartolomeo in Galdo, in provincia di Benevento dove vive, iscritto alla facoltà di Lettere e Beni Culturali presso l’Università degli Studi del Molise. Durante la frequenza del Liceo, scopre una passione per le materie Umanistiche, in particolare Latino e Letteratura Italiana, inizia a scrivere poesie dal 20 Luglio 2020. Le sue poesie sono state tradotte in francese dalla poetessa Irène Duboeuf e in spagnolo e catalano dal poeta Joan Josep Barcelò i Bauçà, in greco dalla poetessa Irene Doura Kavadia.  Suoi componimenti sono presenti nelle seguenti riviste letterarie nazionali:
– Rivista letteraria “ Poetrydream “ di Antonio Spagnuolo
– Rivista letteraria “ Alla volta di Lèucade” di Nazario Pardini
– “ Leggere Poesia “ di Michela Zanarella
– Blog letterario “ Borderliber” di Martino Ciano
– Rivista Letteraria “ Di Sesta e Settima Grandezza – Avvistamenti di poesia” di Alfredo
Rienzi
– Rivista letteraria “ Transiti Poetici” di Giuseppe Vetromile
– Associazione socio- culturale , rivista Thetis
– L’Altrove – Appunti di poesia di Daniela Leone
– Nel IV numero ( giugno 2023) della rivista letteraria online “ Circolare Poesia “ di Mattia Cattaneo.
Inoltre suoi testi poetici in lingua inglese sono presenti nella rivista letteraria internazionale  “ Writers Capital International Foundation “ .

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Versi trasversali: Elvio Carrieri

31 venerdì Mar 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Elvio Carrieri, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

ELVIO CARRIERI

 

 

Poema sinfonico
o canto dell’odio e del compostato

È il tempo dei margini e sta finendo
Cosi sarà giusto chiedersi
Dove siamo diretti, in quale specchio
Si sfalderà la nostra imitazione
Ma viaggiare
Da limite a illimite è un rischio
Bisogna imparare a star muti nel centro
Dove cadranno gli asfalti
Gli IBAN, i codici di accesso
Che spesso si violentano nella memoria
E va imparata, l’arte del carbonio
L’urlo di una poesia sciolta nell’acido
Il gesto del progresso, il sogno erotico
L’orrendo orgasmo
Impastato nella terra
Va assorbito l’acido odore
Di questo fango pieno di compostato
Su questa terra compressa va scritto
L’imperativo del terrore
Annullare il verso
La memoria della lettera
Bisogna sputare in faccia al raccolto
Come veri malviventi
Con l’incudine dell’unghia
Scheggiare la bussola antica del tempo
Solo così impareremo a invecchiare
Vivere al centro
Non è cosa da poco
Si tratta di lamine, di movimento
Si tratta di cenere che è liscia, silenziosa.

Eῖδος
Su un esemplare di scheletro

Non è disprassìa
Sono i tratti della bocca
Che proprio non mi piacciono
Fanno paura
Quanto un’antica maschera cinese
Sono i muscoli striati
Maledetti, inesistenti
Lavativi corrotti sicuramente
Abominevoli
Che si rendono al cospetto della mente
Non è disprassìa
Non è una colite che mi semplifica
Fosse solo così facile
Dissolversi nella malattia
Non è neanche la gola
Che perderò con la giusta postura
A rendere giustizia
Non sono le anche, il costato
Gli accenni di scabbia
O forse è la signorìa
Di quel ventre colluso e sprezzante
E di quel feudo che chiamo stomaco
Che mi rigo come una bestia
E trasporto come una missiva
A rendere giustizia è la paura
Non è mica disprassia
Questa assurda involuzione
In-volontà di muoversi
Forse è solo lo scheletro
Forse fargli giustizia è impossibile.

Ci ho messo appena tre anni

Ci ho messo appena tre anni
Per farti capire
Che quelli che scrivo non sono ditirambi
Sottesi, o peggio ancora
Poemetti in prosa, o sperimentazioni
Illuminate, contusioni insomma
Di una qualche singolare zona del cervello
Ho tentato addirittura
La mossa del malmenato
Dell’uomo scheletrico
Un Kafka ancora più secco e ancora più magro
Ci ho messo appena tre anni
Per capire e poi dimenticare
Effettivamente cosa fosse un ditirambo
C’era poco da fare in fondo
Oltre che tornarmene da solo a scavare.

A un Bestiario del passato

È facile sorprendersi se a tratti
Anche l’ombra soggiace a un’altra ombra
Tanto diversa quando si compone
Copre per sé, come se fosse il tutto
Come se a un tratto il buco nell’asfalto
Lo scheletro sventrato dell’uccello
Mi ricordassero che sono un uomo
Che sono vivo e anch’io porto uno scheletro
Ed anche lui con me si porta un’ombra.
Dal bianco dei miei occhi calcinati
Li stringo in mano, annodo le falangi
Sciolgo le trecce e il groppo delle vene
Dalla stanca parabola che formo
Sul limite, sul bordo della strada
Fino a dove la calce si costringe
Sento la crepa, il tratto che non bada
A ricongiungersi, la mente che straborda
E non recide, e neanche mi determina
E non occorre il ghigno del coltello
L’amplesso che fa il rame nell’acciaio
Non occorre il silenzio del portone
Altre falangi, altre capigliature
Luoghi migliori, altre nevrastenie
Tutto ciò non occorre per salpare
L’ombra comparirà, si farà netta
Verso una consuetudine che attende
L’ombra che niente vuole e niente prende
Fino a dove la calce si costringe.

Neuköln

La turbolenza scorre sotto i polsi
Allora in ordine
Cedono petto viscere carni
Caviglie accorpate nel decollo
La convinzione
In aria c’è l’odore di una congiura
Dove dorme il dolore
Commisto alle orme
La turbolenza scorre sotto i polsi
Così con eleganza si ripiega al padre
Che faccia la sua volontà
Ma non troppo di getto
Non in modo così barbarico
Qui fuori da me la convinzione
Il tanfo delle biomolecole che brama
Sono pronto a disgiungermi
Dov’è la presunzione
Nel credermi parte di questa creazione sigillata
Il capitano parla in portoghese
In aria c’è l’odore di una congiura
E il vecchio con l’occhio bionico
Ancora non si siede
Chissà che aspetta a farsi volontà
Cosa gli costerà mai arrivar fin qui
Stracciarmi il doppiopetto
Coprirsi il volto sfigurato dalle piaghe
Guardarmi nelle tempie
Aprirsi l’epicardio
E sputarmi nel cuore
E dirmi sono qui per te che tremo
Non così
Non in modo così barbarico
Il padre non può cedere alle mie lusinghe
La mia volontà
deve farsi signora
La mia congiura deve avvelenarmi da sola.

Quasi un Lied

Certo mi guardi
Come farebbe un’avèrla
Sul palo che è il ramo
Dove poi finirei scorticato
Credo fra poco
Dovrei darmela a gambe senza ritegno
A che pro finire poi
Con un rametto in mezzo allo sterno
A mo’ di antica preda
Tu avèrla che mi sanguini
Inumata a sacrificio metropolitano
Certo l’istante
Di me col collo aperto in due
Sopra un’antica quercia
Le mani soppresse
Braccato come un selvatico
Odore di muschio felci sorprese
Sotto di me che muoio
Sopra di me che sanguino
Tu avèrla che mi guardi
Di me non puoi farne che questo.

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Versi trasversali: Simone Consorti

17 venerdì Mar 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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poesia contemporanea, Simone Consorti

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

SIMONE CONSORTI

 

 

Oggi ho piantato un sasso

 

Oggi ho piantato un sasso

innaffiandolo e parlandoci

dandogli semi e cercando

il terreno adatto

 

Il mio sogno è che cresca come

un Partenone

 

Oggi ho piantato in asso

un fiore per un sasso

 

 Mi consegno all’acqua verso l’alba

 

Mi consegno all’acqua verso l’alba

per morire un po’ di morto a galla

Non ho niente addosso

se non il mio corpo

di cui mi libero

Tutto quello che ho dentro e che è fuori

(e non intendo l’anima o i colori)

è strenuamente

dolcemente vita

che a riva mi trascina

e alla deriva

 

Ho lasciato accanto al mio un posto vuoto

 

Ho lasciato accanto al mio un posto vuoto

e a chi me lo chiede

dico occupato

Dico sto aspettando

dico lui verrà tra poco

non so quando

 

D’altronde non c’è fila per sedere

perché nessuno vuole mettersi vicino

a chi sta aspettando qualcun altro

 

Ho lasciato un posto vuoto qui accanto

ma intanto pure il mio si sta svuotando

 

In ogni bara lasciateci un buco

 

In ogni bara lasciateci un buco

per farci entrare il mondo

oppure un bruco

 

In ogni bara lasciateci un buco

per fare uscire almeno un po’ di buio

 

C’è tutto ciò che han veduto

negli occhi di ognuno

quando si chiudono

 

In ogni bara lasciateci un buco

a forma di nuvola

 

La ragazza che raccoglie le conchiglie

 

La ragazza che raccoglie le cartacce

e quella che raccoglie le conchiglie

si incrociano ogni giorno sulla spiaggia

verso l’alba

Nemmeno si salutano

solo la prima parla

ma l’altra ha una conchiglia sull’ orecchio

perché anche se il mare è ad un passo

lo vuole sentire più vicino

e più lontano

Avvolta la immagino di notte

mentre attutisce il suono delle onde

per ascoltare meglio i tuoi silenzi

avviluppati ai miei

Se un giorno amerò qualcun’ altra

sarà lei

  

Stamattina ho pedinato una formica

 

Stamattina ho pedinato una formica

Prima girava senza meta

poi si è vista con un’amica

Bisbigliavano talmente basso

che ho dovuto avvicinarmi

di qualche passo

e pure in quelle condizioni

non ho capito se parlassero di yoga

o di rivoluzioni

sta di fatto che a un certo punto

erano cento

Blateravano di sviluppare ali

e diventare api

E poi ordigni atomici

e trasformarsi in uomini

Una sosteneva che voleva

creare un Dio

nero e piccolissimo

capace di far funzionare le cose

anche fuori dal Paradiso

Quando si sono separate

ho ripreso a seguire la mia formica

Ma forse era l’amica

 

Cose e persone

 

Oggetti chiamati regali

reclamati indietro dopo anni

Il regalante si è pentito

Il regalato è diventato uno sconosciuto

Nel frattempo un libro è stato letto

delle scarpe hanno girato per il mondo

un gioiello ha brillato

a beneficio di occhi e di specchi

I freddi oggetti sono diventati cose

a volte perfino pròtesi

Sottrarli adesso è togliere

un pezzo di sé alle persone

 

Simone Consorti

 

Simone Consorti è nato nel 1973 a Roma, dove insegna in un liceo. Ha esordito con “L’uomo che scrive sull’acqua ‘aiuto’”(Baldini e Castoldi 1999, Premio Euroclub 2000, Premio Linus). Ha pubblicato i romanzi “Sterile come il tuo amore”(Besa, 2008), “In fuga dalla scuola e verso il mondo”(Hacca, 2009), “A tempo di sesso”(Besa, 2012),“Da questa parte della morte”(Besa, 2015), “Otello ti presento Ofelia” (L’erudita, 2018), “La pioggia a Cracovia”(Ensemble, 2019), “Vi dichiaro marito e morte”(Ensemble, 2021).  Sono uscite diverse sue raccolte di poesia tra cui “Nell’antro del misantropo” (L’arcolaio, 2014),“Le ore del terrore”(L’arcolaio, 2018) e “Voce del verbo mare” (Arcipelago Itaca, 2022). Le sue piéces “Berlino kaputt mundi” e “Sterile come il nostro amore” sono andate, con successo, in scena, rispettivamente al Teatro Agorà e al Teatro Antigone di Roma tra il marzo e il giugno del 2018. Si occupa di street photography; ha tenuto mostre personali in Italia e partecipato a collettive in Francia e Russia.

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Versi trasversali: Salvatore Annunziata

03 venerdì Mar 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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poesia contemporanea, Salvatore Annunziata

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

SALVATORE ANNUNZIATA

 

Auschwitz

 

E non chiedermi

chi sono,

tanto poi

non ti rispondo.

 

E non guardarmi

queste mani!

Tra quello che resta

delle mie ossa

non cercarci

la speranza:

pietra morta

verso il lago dell’inutile

l’ho scagliata

oltre le mura.

 

Tanto io non spero.

 

Io non sogno.

 

Io non sono.

  

Come foglia caduta

 

Scendo fino in fondo

al mio dolore

e per un istante

ti rivedo.

E ti chiamo

ancora ti chiamo.

A bassa voce ti parlo

ancora ti parlo.

E tu che cosa fai?

Mi guardi

ma col nulla m’intrattieni.

 

 (A mio padre)

 

 Avere amore

 

È come guardare la vita

dall’alto

dell’idea della morte.

Guarda!

Guarda come sono chiari

i giorni creduti senza sole!

E così caldi ancora

anche i baci

creduti senza fuoco!

 

Testi tratti da “Mondo parallelo”, Grauseditore, 2010

 

Il nostro tempo insieme

 

È strada

tra cielo e terra,

è un campo di fiori

scampato alle falci.

 

È luce rimasta

tra gli altari e le chiese,

il nostro tempo insieme

è fuoco sgorgato

dai pozzi invisibili di pietra

e irrompe nel reale

come un’onda rincorsa

dalle mani del sole.

 

È ombra e spada di luce

sprovvisti di guerra e di sangue,

è bocca che grida

è una collina che dorme.

È un cesto di speranze

il nostro tempo insieme

è vociferare di preghiere.

 

È strada

tra cielo e terra,

è un campo di fiori

scampato alle falci.

 

In un abbraccio

 

Al riparo dall’incuranza

di tutte le stagioni

e la collera sui vetri

di un incessante temporale,

non ci tocca

ora

il tempo

e il ritorno delle ombre deformate.

 

Io e te,

volto disteso

che ride a singhiozzi

davanti alla serietà

della tristezza

e alla derisione malinconica

degli scettici seduti

 

Io e te,

l’uno dentro l’altro,

e la nostra passione

come un grido di rabbia

contro questa vita

per averci concesso

solo questa vita.

 

Testi tratti da “Dello stesso amore”, Grauseditore, 2013

 

Di questo inverno

 

Restano specchi d’acqua

dai quali sono migrati

gli uccelli e la luce.

Anche voi,

grigi del cielo,

avete assistito giungere

alle destinazioni ignote

tutte le foglie?

Noi abbiamo visto

la mano della neve

appoggiarsi su tutte le cose.

Il suo freddo ci ha raggiunti

poi i ricordi,

ora teneri

ora tremendi,

e siamo rimasti lì,

nudi!

Più degli alberi.

 

Ottobre

 

Assisto all’appassire,

ma è l’altro autunno:

ciò che ero

cade a foglie.

 

Quartiere

 

Sulla strada

dove sono nato

case con dentro quadri

che non hanno mai

cambiato le parole.

 

Sui marciapiedi

ragazzi richiamati

dalle madri,

altri dalla morte.

 

Ed altri

ancora

ho visto correre

con dentro anime

mai partite.

 

La poesia degli affamati


Ho sentito

la poesia negli affamati,

ti fissano gli occhi

con quelle anime

che pregano in silenzio

rivolte non so dove.

Con quelle illusioni

e con quei sogni

che non nascono

in letti caldi

ma dove la pioggia

sceglie di cadere.

 

Salvatore Annunziata

 

Bibliografia

Salvatore Annunziata nasce nel 1981 a Pompei (NA), dove vive e risiede, ed è autore delle raccolte “Mondo parallelo” e “Dello stesso amore”, entrambe edite da Grausedizioni. Quest’ultima viene premiata dalla giuria del concorso “Don Luigi di Liegro” presieduta, nell’edizione del 2015, dai poeti Dante Maffia e Renato Fiorito. Più volte tra i premiati dalla giuria del concorso “Premio Alda Merini”, ideato da Vincenzo Ursini Editore, i suoi testi sono stati pubblicati in varie antologie, tra le quali  “I poeti contemporanei Vol. 12” curata dal poeta Elio Pecora, e sul noto sito Rainews – Il primo blog di poesia della Rai, ideato e curato dalla poetessa e giornalista Luigia Sorrentino. Testi editi e inediti sono stati pubblicati all’interno della rubrica “Bottega della poesia” del quotidiano “La Repubblica” di Napoli, a cura del poeta e critico letterario Eugenio Lucrezi; e di Roma, a cura della poetessa e critica letteraria Gilda Policastro. Altri, inoltre, sono apparsi sul sito “Centro Cultural Tina Modotti”, nella traduzione in spagnolo a cura del poeta Antonio Nazzaro e sulle riviste on line “L’Estroverso” di Grazia Calanna;  “La locomotiva – Quaderno di poesia”.

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Versi trasversali: Francesco Tripaldi

10 venerdì Feb 2023

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Francesco Tripaldi, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

FRANCESCO TRIPALDI

 

‘DRACHENFUTTER’ (1.)

 

Lo abitiamo senza ingombro

quest’enorme spazio-frattura,

questo chiavistello d’anima pura

a bloccare l’ingresso dell’ombra;

aspirare un’estasi esatta

su una guancia di sale,

sussurrare parole d’oracolo

in una spirale disfatta,

scalare crinali cobalto

tra riflessi di luce

dell’alba che gracchia in gola alla luna.

 

Un timoroso suono di pace

in seguito ad una disputa

è il concetto di distanza

più affine

a quello di prossimità

che esista.

 

  1. Vocabolo dal tedesco antico che significa: un timoroso suono di pace in seguito ad una Più letteralmente: cibo del drago.

 

‘GLITCH’ DI SISTEMA

 

La statistica non considera

gli amori dissennati,

i cigni neri o sé stessa

quando la interroghi

con seducenti questioni

da alcolista freelance.

 

Se lo facesse,

l’aspettativa adattiva

tradirebbe il risultato della ricerca,

un glitch nei libri dell’Apocalisse

rivelerebbe

la peluria sull’avambraccio della Vergine,

i conti offshore degli arcangeli,

l’identità della madre surrogata del nuovo Messia.

 

Piani millenari compromessi

dall’idea stessa di probabilità.

 

Meglio non chiedersi nulla,

abbracciare il destino

con lo spirito del kamikaze

e guardare il mondo

attraverso

i misteriosi occhi rossi

dei conigli.

 

‘SUICIDE  POSER’

 

C’è odore di Dio nei tuoi occhi,

quei tuoi sguardi

come cavalli cechi

lanciati al galoppo lungo i sentieri del discredito

travolgono i moti del mio Io

appiattendoli contro le pareti

di una scenografia d’esecrabile delizia.

 

Branchie hai e ali di perla.

Quanto sei bella

nelle tue pose autolesioniste,

bianca per l’alimentazione a base di frumento

coi seni crocifissi,

le gengive sanguinanti,

i polmoni accarezzati dai fulmini

e dai flash della Reflex.

 

Chi dice che in giorni sempre uguali

non si vivano vite completamente differenti?

mi chiedi.

 

In abito da sposa,

schiena nuda e vescica gonfia,

spegni la sigaretta nell’acquasanta

ed emetti un tiepido sospiro

rassicurante ed espiatorio

come il luccichio del disgelo.

 

A SIMONE DE BEAUVOIR

(Non c’è etica senza fallimento)

 

Inizia tutto dalle mani

che si cercano intrecciandosi e pungendo come rovi.

 

Poi, d’un tratto i cori,

elegie per lacci emostatici alla lussuria sdentata,

oscurità che inonda l’abitacolo dell’auto

bruciandoci il palato,

cucendoci strette le labbra

con catene di menzogne

con cui da tempo

siamo a nostro agio.

 

Fuori dal parabrezza

un’alba rottamata

sublima l’etica in estetica,

il fallimento in consolazione,

la condanna in benedizione,

il dubbio nella consapevolezza

che un errore ripetuto

è più simile a una scelta,

traccia una riga sopra il giusto

e sulla mia anima d’inchiostro.

 

Tu cerca di perdonarmi,

non è più notte

e quando parlo seriamente

do il peggio di me.

 

Stupidamente tuo

                                                                J.P. Sartre

 

POESIA + IVA

 

Se la mia mente fosse il vagone silenzio del Frecciarossa

potrei fare schhhhh ai miei pensieri

ed avere un confronto costruttivo

con la realtà che mi circonda.

 

A questa poesia va aggiunta l’IVA.

 

Pensi che sia facile per me

vivere sereno sapendo che

tra preso e perso

tutto dipende dalla posizione della “erre”?

Soprattutto se parliamo di treni!

 

Pensi che sia facile per me

riuscire a tollerare

la sfrontatezza del piccione

che nella più tronfia inconsapevolezza

vive a petto in fuori in piazza Duomo?

 

Pensi che sia facile

hackerare la scatola nera di Dio

e sfidare la sua ira?!

A questa poesia va aggiunta l’IVA.

 

Pensi che sia facile per me

vivere sereno conoscendo

le difficoltà degli asiatici

nella pronuncia della “erre”?

 

Soprattutto se si parla di lutti, soprattutto se si parla di elezioni

 

Pensi che sia facile per me

tollerare che la schiavitù

sia ancora il modello di business

più scalabile in assoluto e così sia! 

           A questa poesia va aggiunta l’IVA.

 

Pensi che sia facile per me

gettarmi tra le braccia di una musa

o di una venere qualunque

per scrivere due frasi,

che tanto non significano niente,

e star qui, davanti a voi

a cercare comprensione?

Pensate che mi piaccia?

 

La mia venere è Afrodite,

ma di Milo,

e non ha braccia.

 

Perciò, se non riconoscete

il mio precipitare,

il mio bisogno di dormire

senza l’ansia di sognare,

se non riuscite a vedere

il mio corpo crivellato dai fori

che mi hanno fatto le parole

non avete capito che la poesia

è una cosa viva

 

alla poesia va aggiunta l’IVA,

e voi siete tutti evasori.

 

 

Testi tratti da Francesco Tripaldi, “L’individuo superfluo”, Lietocolle, 2022.

 

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Riflessioni sulla poesia di Alfredo Panetta – Una vita in scrittura

21 mercoledì Dic 2022

Posted by Antonella Pizzo in Una vita in scrittura

≈ 1 Commento

Tag

Alfredo Panetta, POESIA, poesia contemporanea, Poesia dialettale, Una vita in scrittura

panetta

per “una vita in scrittura” ho rivolto l’invito ad  Alfredo Panetta che lo ha interpretato come segue e che ringraziamo per il suo interessante  contributo. Antonella Pizzo

 Una vita in scrittura 

Riflessioni sulla poesia di Alfredo Panetta

Cosa non è poesia? E quanto contano i luoghi per diventare poeti? Parto da questi due cippi per raccontarmi. La seconda domanda è più facile, la prima è a forte rischio retorico. Proverò ad evitare la trappola dell’elenco. Mi sento fortunato, ho vissuto due vite diametralmente opposte. La prima in un paese sperduto delle colline joniche calabresi, la seconda nell’unica metropoli italiana. Dall’innesto tra questi due luoghi si è concretizzata la mia poesia. Oggi non saprei immaginarmi privo di versi. Almeno uno al giorno, un piccolo mattoncino. Ma torniamo ai luoghi, ai contrasti. Per scrivere ho bisogno di concretezza, di materia che scintilli. Mi serve la terra per immaginare il volo. Mi serve l’odore del cemento per innescare la potenza della memoria. Mi servono i tondini arrugginiti, le crepe sui muri, il profumo di elicriso per raccontare la tragedia del ponte Morandi. È come se, per scrivere, abbia bisogno dei miei strumenti acquisiti nei primi anni di vita. Mi sento un artigiano (lo sono per guadagnarmi da vivere) delle parole, le mie parole. E in questo bagaglio ben fornito è necessaria la parlata dialettale. Il dialetto mi fa stare a casa, ovunque sia. È il mio amico intimo, l’energia che mi sostiene, l’amante che non pretende nulla. Dialetto e italiano lavorano a braccetto, nessuna antipatia. Le mie non sono versioni ma riscritture. I testi devono funzionare in entrambe le lingue. Il dialetto mi permette di mantenere uno sguardo vergine sulla realtà, mi costringe a guardare da vicino le cose, a chiamarle col loro nome. La parola e la cosa coincidono. Continua a leggere →

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Versi trasversali: Antonio Sambiase

09 venerdì Dic 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Antonio Sambiase, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

 

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

ANTONIO SAMBIASE

 

Non arrenderti (p. 11-12)

 

Andare avanti per inerzia,

sentire il calore del sole

che brucia la pelle

ma non provare dolore.

 

Mi sento un pesco,

bloccato sotto il sole d’estate,

inerme, illeso.

 

Ma sento che devo andare:

camminare, correre, arrancare

per cercare il lume nel fondo,

per dar luce a questa misera vita

di bianco e nero vestita.

 

Non vedo sfumature,

ho un arcobaleno dentro

che non riesce ad uscire.

Mi sento freddo,

mi sento morto.

 

Sono un salice piangente,

ho i nervi a pezzi,

si contraggono, fanno male,

trattengo il mio dolore.

 

Sono un fiore di una landa desolata,

appassito, dal colore spento.

 

Steso me ne sto

su un misero letto d’ospedale.

 

Ritrovo me stesso (p.21)

 

In questa notte

tra musiche e parole

rivedo quel piccolo fanciullo.

 

Mi saluta, mi parla

non lo ricordo.

 

Una faccia così familiare.

 

Sospensione (p. 25)

 

Sono sospeso,

abito il mare,

abito la terra,

uccello marino e terrestre.

 

Vivo di ricordi,

vissuti o immaginati?

 

Altro non sono

se non un essere privo di forma.

Inconsistente nell’animo

e nella carne.

 

Fui forma o fumo?

Evaporo, prendo forma,

ho un corpo

tangibile ma inafferrabile.

 

Percorro rotte,

con mete note,

da una bussola guidato.

 

Oh, potessi non averti!

sarei senza meta,

senza strada,

sarei essere libero,

sarei aria, acqua e terra!

 

Di notte (p.45)

 

Di notte me ne stavo

ad osservar il duro incavo

tra il soffitto e la parete,

che mi proteggono,

i pensieri velocemente intenti a scorrere

come un burrascoso torrente,

distogliendo dalla mente

il tempo presente.

 

Un soffio (p.46)

 

La vita, un attimo, un secondo

d’un tratto mi ricordo di quel brio

che provai nel vederti giocondo.

 

Un soffio.

La vita, un testo, una storia

l’hai scritta su quel foglio

che in un attimo prese fuoco sulla via.

 

Un soffio.

La vita, la mia, la tua

è finita nel grande oblio

in alto al ciel mira la tua prua.

 

Navigando nell’ora (p.48-49)

 

Sono perso,

navigo in mare aperto.

 

Ho un corpo,

un peso costante,

un compagno nemico.

 

Ho una mente,

un peso costante,

una guida invisa.

 

Mi trascino

nel faticoso vivere.

Un’onda colpisce

la prua, oscillo

ma mi sorreggo.

 

Non la paura mi assale,

ma un’ansia del dopo.

Un’ansia dell’ora.

 

L’affronto,

non vinco,

ma scansata la ho.

 

Scelta errata o giusta?

Non so.

Ma respiro sereno.

 

Ora convive con me.

 

 

 

Donna guerriera

                                        ad Anna

 

Per la via, si ode un brusio

le campane suonano a lutto

è scomparsa la mamma di tutti.

 

Il suo nome rimbomba per le vie

“Anna, Anna è scomparsa”.

La piccola donna è venuta a mancare.

 

Giorni sinistri per lei sono stati,

lottava: era una donna guerriera.

Vinta sull’ultimo ring.

 

Ora è felice al di là della terra

per poter rincontrare

il suo uomo di vita.

 

Marito e moglie,

anni difficili, passarono insieme.

Una prole da sfamare.

 

Di nuovo insieme son ora,

si abbracciano felici.

Si sono ritrovati per una vita infinita.

 

Viaggio (p. 34)

 

Nell’illuso star bene,

l’animo è perso

e viaggia il pensier.

 

Altro non sono,

che una vela al vento

in questo invernale mare.

 

Testi tratti da Antonio Sambiase, “Momenti”, Controluna, 2022.

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Versi trasversali: Nicola Barbato

28 lunedì Nov 2022

Posted by Deborah Mega in LETTERATURA, Versi trasversali

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Nicola Barbato, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

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Versi trasversali: Alessandro Monticelli

17 giovedì Nov 2022

Posted by Loredana Semantica in LETTERATURA, Versi trasversali

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Alessandro Monticelli, poesia contemporanea

Piet Mondrian, Composition with large red plane, yellow, black, grey and blue (1921)

La poesia è anche incontro, una geometria di rette a volte parallele, altre volte perpendicolari. Similmente al quadro di Mondrian un reticolato vivo e riccamente colorato. Nell’ambito della rubrica Versi Trasversali, presentiamo la poesia di …

ALESSANDRO MONTICELLI

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Il blog LIMINA MUNDI è stato fondato da Loredana Semantica e Deborah Mega il 21 marzo 2016. Limina mundi svolge un’opera di promozione e diffusione culturale, letteraria e artistica con spirito di liberalità. Con spirito altrettanto liberale è possibile contribuire alle spese di gestione con donazioni:
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